SINOSSI: Bassa emiliana, anni '50. Alma Libera Tondelli è una ragazza di paese. Sognatrice e inquieta, Alma sembra avere un destino già scritto: la vita di campagna, il lavoro in fabbrica, la messa della domenica. Fulvio, limpido e sincero, la ama da sempre, ma arrendersi al suo amore significherebbe rinunciare ai sogni di libertà che da sempre tormentano il suo spirito. Dalle campagne emiliane del dopoguerra alla Bologna del sessantotto, passando per la Roma del cinema e della Dolce vita, pur plasmata dagli uomini della sua vita Alma cercherà sé stessa e la sua vera strada, mentre al paese qualcuno continuerà ad amarla in silenzio... Perché, come le predisse la Delfina, l'indovina che ha popolato le sue fantasie di adolescente, in lei "ci sono le luci e le ombre, e la salvezza del cuore, spesso, è nel luogo in cui si parte.
Alma Libera vive nella Bassa Emiliana; figlia di contadini, unica femmina in una famiglia di uomini, sogna qualcosa di diverso per se stessa. Non auspica a una vita fatta di un lavoro in fabbrica, un focolare domestico e la tranquillità del paese.La sua anima agogna di liberarsi del giogo imposto dalla società, vorrebbe librarsi nel cielo e volare verso nuovi lidi, verso quell'occasione che aspetta da tutta una vita. Neppure il sentimento per Fulvio, suo compaesano, riesce a mitigare il senso di ribellione che Alma sente scalpitare in lei.E' un giorno come tutti gli altri quando gli occhi della ragazza si posano su Giacomo e niente sarà più come prima. Questa passione sbocciata dal nulla potrebbe essere l'occasione che aspettava, troppo intensa, troppo devastante per essere domata; una passione le cui conseguenze potrebbero condurla a quell'esistenza che sogna da sempre.Ma che cosa cerca realmente Alma e quali sfide la attendono là fuori, lontana dalla protezione del paese? Qual è il suo posto nel mondo e quale il luogo che possa farla sentire veramente a casa?
'Sposata in quel paese, come la mamma, con il papà a guardarmi sempre come una cosa sua, un affare che non doveva pensare, e la mamma a pretendere che fossi una brava donna di casa... I figli, la bocca chiusa, i tortellini la domenica e il pranzo di Natale. Io ero nata lì, vero Ma non ero io quella.'
Il prologo che introduce al romanzo è d'autore, non ci sono altre parole per descriverlo, costituito di frasi poetiche che trasudano di passato e dell'atmosfera d'Italia del dopoguerra. I vocaboli scelti possiedono musicalità, vibrazioni che si confanno perfettamente a un palcoscenico, esaltando un monologo pieno di pathos.La scrittura di Emily spiazza per la sua scorrevolezza pur trattando temi importanti; odoriamo il profumo della seconda guerra mondiale vista con gli occhi di una bambina, bastano poche frasi per farci immergere in odori, sapori, usanze e canzoni che, forse, abbiamo dimenticato.L'ambientazione è variegata e complessa, un trionfo per occhi e cuore. Partiamo da una Bassa Emiliana che è il regno dei contadini, della vita rurale e dell'industria, per poi raggiungere grandi città quali Roma e Parigi. Sfioriamo gli habitat del teatro e del cinema e respiriamo l'autentica passione che l'autrice nutre verso la recitazione e il clima di cui è intrisa. Viene voglia di sedersi e aspettare che il sipario si alzi per gustare le opere che saranno rappresentate.
'Le pellicole fanno strani scherzi. Ti rapiscono che hai vent'anni e ti imprigionano, con l'espressione del momento, il sorriso di quel momento, l'alito di vita di quell'istante. Non ti restituiscono niente: solo ti sbeffeggiano, ti costringono al confronto, forse ti deridono. A volte sono tenere. Ma è un amore malato, che fa male, distrugge e rifiuta confortanti oblii. La terra nn ti nega palcoscenici: a teatro dai tutto e il pubblico prende titto, poi lo fa suo, o lo dimentica. Il cinema si ripete, ti ossessiona, ma rimane piatto, lontano Mi affascina e insieme mi fa paura.'
' Mi hai dato come nome le parole per te più importanti, papà, primo uomo della mia vita, collina dalla quale vedevo il mondo, abbarbicata sulle tue spalle, le mani che mi tenevano e che, ne ero certa, mai mi avrebbero fatta cadere. Il nome di tua madre e l'inno alla libertà che tanto amavi.
Ma io non potevo essere libera, Ero solo la tua bambola. E hai sputato su di me, come un'artista rinnega la sua opera più bella.'
'Cosa andavo cercando? Cosa mi aveva segnata, maledetta forse, nel momento in cui ero uscita dal ventre di mia madre? Perché non accoglievo con gioia ciò che avevo?'