[Recensione] Il ragazzo del destino

Creato il 16 dicembre 2012 da Topolinamarta

Di ritorno da Lo Hobbit (ma come, ancora non lo avete visto? Correte subito, è un ordine!), rieccomi qui con una nuova recensione del progetto, naturalmente sulle note di Beethoven nel giorno del suo 242° compleanno

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Titolo: Il ragazzo del destino
Autore: Maria Elena Gattuso
Generi: paranormal romance, adolescenti, destino
Editore: Il ciliegio
Collana: Narrativa
Pagine: 336
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: €17,00 (eBook €9,49)
ISBN: 9788888996790
Formato: brossura (eBook in ePub/Mobi)
Valutazione: Grazie all’autrice per avermi inviato il libro in formato eBook.

RIASSUNTOIl Destino, un insieme di eventi inevitabili e non solo. Nelle sue molteplici forme diviene umano possessore di corpi quasi assenti. Attorno ad esso, la vita di Rebecca, dolce e pensierosa, mossa da una inavvertita voglia di cambiamento. Tra i due un patto. Quest’ultima la parola chiave che lega immaginazione e calamità ad un breve arco di tempo: sette giorni alla protagonista per poter sconfiggere il fato. In lei, una domanda catartica, l’attrazione per le cosiddette coincidenze e un susseguirsi di prove che rendono instabile e lacunoso il suo cammino di trasformazione. Tra le pagine, l’Amore, inteso come cuore pulsante che recita realtà e desideri, lontano da spiegabili eventi e vicino a tipiche suggestioni giovanili. Eppure, il fulcro del romanzo resta la volontà. Ciò che muove il mondo è il non arrendersi anche quando scompare un ultimo spiraglio.

L’AUTRICE - Maria Elena Gattuso è nata a Montalcino (Siena) nel 1988 e risiede a Scandicci (Firenze). Ha conseguito la laurea in Comunicazione Linguistica e Multimediale, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli studi di Firenze. Attualmente è iscritta alla Laurea Magistrale in Scienze dello spettacolo (Prosmart), situata a Prato. Contemporaneamente frequenta la scuola di formazione per giovani attori “Il Mestiere del Teatro” del Teatro Stabile Metastasio di Prato. Il ragazzo del destino è la sua opera prima. L’ispirazione per questa storia le è venuta in seguito a un fatto realmente accaduto: un ragazzo a lei sconosciuto un giorno le salvò la vita, catturando in modo insolito la sua attenzione. Non ha mai potuto ringraziarlo.

*        *        *

RECENSIONE

Quello del Destino è di sicuro un tema ricorrente nei libri e nei film: spesso ci si chiede se esista un disegno prefissato che guidi il corso delle nostre vite, oppure se siamo noi a determinarlo con le nostre scelte e le nostre azioni. Anche Rebecca, la protagonista del romanzo, inizialmente è convinta di quest’ultima possibilità… fino a quando il Destino non piomba nella sua esistenza. E non in modo astratto: si tratta del Destino in persona, ovvero un ragazzo in carne e ossa che sembra capace di pilotare le vite della gente che gli sta intorno. Compresa quella di Rebecca e dei suoi amici, naturalmente.
È qui che inizia la sfida che accompagnerà la ragazza per tutta la durata della vicenda: avrà a disposizione sette giorni per sconfiggere un fato capriccioso che sembra intenzionato a muovere i fili della storia, della sua storia, come se lei fosse una semplice marionetta. Uscirà vincitrice oppure sarà costretta ad arrendersi al Destino? La risposta rimarrà in bilico dall’inizio alla fine, e… be’, temo che dovrete leggerlo anche voi per conoscerla, questa risposta, perché da me non saprete niente di niente!

Ma ora torniamo seri e riprendiamo la nostra recensione.
Devo dire che mi è piaciuto, e pure tanto. A essere sincera, era da parecchio tempo che un libro non mi teneva sveglia di notte ben oltre l’ora di cui, solitamente, crollo addormentata qualsiasi cosa stia facendo: in poche parole, l’ho trovato davvero coinvolgente, soprattutto nel primo e nell’ultimo terzo del libro, pagina più o pagina meno. Ciò non significa che la parte centrale sia noiosa: tutt’altro. Semplicemente, ci sono stati dei punti in cui la tensione non era così serrata come in altri (per esempio le scene riguardanti al rapporto tra Rebecca e sua madre, in particolare nel contesto del teatro), ma per il resto trovo che la storia risulti bilanciata alla perfezione.

Parlando più in dettaglio, i numerosi colpi di scena mi sono sembrati assolutamente inaspettati, e in generale le svolte che imbocca il romanzo si sono rivelate una sorpresa continua. Inoltre la narrazione – in prima persona, secondo il punto di vista della stessa Rebecca – è assai fluida e scorre a meraviglia.
Anche i personaggi non sono affatto male. Di solito trovo insopportabile essere confinata nella mente del protagonista, specie se femmina, per l’intera durata di una storia, ma Rebecca mi è sembrata proprio un bel tipo: mi sono sentita molto vicina a lei, soprattutto per quanto riguarda il rapporto col sesso opposto, le emozioni dovute alla prima cotta, i problemi tra amici e in famiglia… insomma, credo che Il ragazzo del destino sia davvero un ottimo spunto di riflessione per tutti gli adolescenti.
Strepitose allo stesso modo le figure di Dario e del Destino, che vedremo assumere numerose forme dall’inizio alla fine: il primo inizialmente può sembrare il classico “bello e dannato”, e anche Rebecca si lascerà ingannare da questa apparenza; a mano a mano che lo si conosce, però, ne viene fuori un carattere molto particolare che… be’, non do torto a Rebecca se si ritrova a sbavare ogni volta che passa vicino a lei!
Il Destino, invece, sa rendersi perfettamente odioso alle volte, ma un aspetto che mi è parecchio piaciuto di lui è legato alla sua stessa natura: sa essere spietato come una Dea Bendata in versione maschile, ma il suo carisma lo ha reso anche irresistibile.

Le uniche pecche che ho trovato riguardano più che altro lo stile. Non parlo di refusi o altri errori grossolani, anzi: sotto questo punto di vista, il romanzo è praticamente impeccabile. Sono piuttosto alcuni tra quelli che oserei definire “scivoloni stilistici”, o se preferite piccole ingenuità – in ogni caso perdonabili – di sicuro dovute alla poca esperienza. Mi riferisco, ad esempio, a frasi del genere:

Al solo pensare che Dario mi aveva abbracciato mi venivano le palpitazioni e le guance mi si tingevano di uno strano colorito roseo.

Essendo il PoV interno, tecnicamente Rebecca non potrebbe vedersi arrossire; al massimo potrebbe sentirsi il viso caldo. Oppure:

«Chi sei tu per giudicare? Chi?» non levò gli occhi dai miei. «L’unico che credo sia in grado di farlo» sbottò «sta lassù» e con l’indice indicò il cielo, riferendosi a Dio.

A un lettore cattivello verrebbe da pensare: “Aoh, guarda che ci arrivo da solo, non sono mica stupido!”. Insomma, ce lo vedete un film in cui un personaggio indica in alto e spunta un cartello con scritto “sta parlando di Dio”? Non facciamo sentire stupido chi legge, ok?

Per fortuna, però, sono difetti che si incontrano assai di rado, e comunque si può perfettamente chiudere un occhio, considerato che il libro in generale è veramente valido, scritto bene e ricco di entusiasmo. Un esordio notevole, dunque, e senz’altro da tenere d’occhio, perché è tutt’altro che frequente scovare un’opera prima di questo livello.
Faccio i miei più sinceri complimenti all’autrice, dunque: Il ragazzo del destino è un romanzo autoconclusivo, ma non mi lascerò sicuramente sfuggire i prossimi libri che scriverà, di qualsiasi cosa trattino.

*        *       *

In sintesi… 

Ben scritto, in generale. Piccoli scivoloni e ingenuità stilistiche.

Trama molto originale e coinvolgen-
te, sorprese continue.

Colpi di scena inaspettati, narrazione
fluida e scorrevole.

Personaggi ben costruiti, soprattutto
Rebecca, Dario e il Destino.

Il PoV interno non stanca.

*        *       *

Una frase significativa…

«Perché fino a venerdì? Che succede quel giorno?» mi domandò seria.
«Beh, se non mi arrendo entro quella data, ho vinto io» le risposi «ma non è così semplice. Non credo di poter vincere questa sfida…» ammisi mestamente.
Francesca si rosicchiò un’unghia e tamburellò le dita sul tavolo. [...] Mi guardò coscienziosa negli occhi, si scostò una ciocca di capelli e pronunciò le seguenti parole:
«Non è importante se vinci o se perdi ma in che modo giungi a una delle due vie. Se sai di essere destinata a perdere e ti arrendi subito, è un conto, se invece perdi sforzandoti di lottare, è tutta un’altra cosa, perché in questo modo riuscirai a comprendere a fondo il progetto che qualcuno ha designato per te…».
Assimilai quelle parole come una pianta attinge acqua attraverso le radici. Aveva ragione.
Il suo discorso tornava!
È vero, ho detto di non essere coraggiosa. Ma questa poteva essere la possibilità per dimostrare il contrario, no?


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