Ed eccomi di ritorno da una trasferta romana, come già avevo scritto, che mi ha impedito (ero in vacanza) di scrivere sul blog il fine settimana scorso. Una trasferta abbastanza proficua, tra l'altro, durante la quale ho avuto il tempo per il mio appuntamento settimanale con il cinema e, soprattutto, ho avuto la fortuna di assistere ad uno spettacolo del Circo de los horrores, compagnia circense spagnola in trasferta qui da noi per un paio di mesi. Ed è stata un'esperienza fantastica che non vedo l'ora di raccontarvi più nel dettaglio, ma non oggi. Oggi voglio parlarvi di un film attualmente nelle sale nostrane, Il Ricatto (titolo originale: Grand Piano) di Eugenio Mira con Elijah Wood e John Cusack.
Prima di tutto: ho iniziato a considerare Elijah Wood un grande attore solo dopo averlo visto recitare nel remake di Maniac (qui la recensione). Prima di allora l'ho sempre considerato un attore mediocre, e mi perdoneranno i fan de Il Signore degli Anelli versione cinematografica, quindi di suo ho visto letteralmente una manciata di interpretazoni. Devo ammettere che sono andato al cinema a vedere questo Il Ricatto spinto dalla recente scoperta del suo talento e dalle recensioni lusinghiere che ho letto in giro. In fondo non ho visto nulla in precedenza girato da questo Mira, qui alla sua terza prova dietro la MDP. E devo ammettere che, ad un livello abbastanza superficiale, il film sembrava molto interessante: la storia di un pianista che, durante il suo ritorno sulle scene dopo cinque anni di inattività, si ritrova con il mirino di un cecchino sul collo e una minaccia scritta a lettere cubitali sul suo spartito: sbaglia una nota e sei morto. Peccato che sia solo la storia, a grandi linee, ad essere interessante. Un po' meno la realizzazione, che non brilla né per originalità né per verosimiglianza.
Prima di sedermi sulla poltrona devo ammettere che ero convinto mi sarei trovato di fronte a un film sulla falsariga di ua pellicola appartenente ad un passato non troppo recente e che io trovai di forte impatto (pur non trattandosi di un capolavoro): In Linea con l'Assassino. Dinamiche simili, unità di spazio e tempo in entrambi i film, (apparentemente) stessa formula. La somiglianza tra le due pellicole però, in realtà, è solo sulla carta: Il Ricatto è concepito in maniera completamente diversa rispetto al film di Joel Schumacher: Eugenio Mira ricerca una certa eleganza e sembra non voler cadere mai nell'ambito dell'americanata, conservando un appeal europeo nonstante il cast anglofono. Questo si percepisce da un sacco di cose: dallo stile di regia, dalle inquadrature, dall'ambientazione, dalle musiche (classiche). Il problema è che, nel tentativo di mettere in atto questa "concezione estetica" si dimentica di affondare il colpo, di aggredire con decisione lo spettatore, di serrare il ritmo. Il tutto per poi cambiare repentinamente idea nel finale e cedere alla tentazione di un'azione stile hollywoodiano tradendo così tanto la presenza dell'americanissimo Damien Chazelle alla sceneggiatura, sia l'impostazione che aveva dato all'opera.
Forse per questo ho trovato Il Ricatto un film carino, godibile per un'oretta e mezza, ma facilmente dimenticabile, mai veramente fiacco ma mai veramente interessante. Il classico film che ti fa alzare dalla poltrona soddisfatto ma non troppo e che si dimentica nel giro di 24 ore (per alcuni di più, per altri di meno). Bellissima la fotografia, ottime le musiche, bravo Wood (mentre ingiudicabile John Cusack a meno che non abbiate visto il film in lingua originale) e ben assestati un paio di colpi di classe. Ma questo Grand Piano non morde mai, non fino in fondo e dopo il colpo di scena si sgonfia cedendo alle lusinghe di un cinema più "commerciale". Peccato, una visione che ho trovato solo godibile ma nulla più. Ma forse sono io che ormai chiedo troppo da thrilling. Forse.