Dieci giorni. Dieci. Poi finalmente avrò la mattina libera e potrò ricominciare a leggere quanto voglio. Mentre aspetto con trepidazione la fine della scuola e dico "Coraggio, ché manca poco!" a tutti gli studenti che mi seguono, vi propongo la prossima recensione del progetto.
Serie: La regina degli inferi (#1/4)
Autore: Chiara Cilli
Genere: fantasy
Editore: Tabula Fati
Collana: Minas Tirith
Pagine: 272
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo di copertina: €18,00
ISBN: 9788874752461
Formato: brossura
Valutazione:
Grazie all'autrice e alla casa editrice per avermi spedito il libro.
RIASSUNTO - Cinque Dee, belle in modo assurdo e spaventosamente potenti, insieme al Dio Mas e al Dio Dahan esercitano il loro dominio sulle cinque Terre che compongono Penthànweald, ma la loro litigiosità è tale da rendere impossibile la condivisione di tempi e intenti.
È così che gli Inferi danno vita a una creatura fantastica, la Fanciulla delle Fiamme, che solo nel momento in cui avrà piena consapevolezza della propria forza, potrà decidere di diventare la sovrana assoluta.
Fino ad allora sarà per tutti l'Erede, avversata ed egualmente temuta, ricercata con ogni mezzo per poter essere eliminata prima di compiere la sua scelta...
Morwen compare a Thera su richiesta di Re Ashiwar. La Dea Lash sta scatenando il putiferio nella Terra degli Uomini e c'è bisogno che la giovane cominci a saldare il suo debito di gratitudine nei confronti del sovrano che l'ha accolta a dispetto della sua pericolosità.
Ma lo scambio di favori non è esattamente quello che l'anziano Re si aspettava...
La sua già fervida immaginazione si è negli anni arricchita attraverso letture di genere, in particolare Keri Arthur e J.R. Ward, fino a condurla nell'ammaliante Regno di Penthànweald, luogo in cui si svolgono i quattro episodi della Saga della Regina degli Inferi.
Il suo talento ha dato vita al personaggio di Morwen, dea affascinante oltre ogni mortale aspettativa, e l'ha resa indimenticabile, corredandola di tutte le qualità che appartengono alle ragazze della sua generazione, facendo così del suo primo romanzo anche uno spaccato di vizi e virtù degli adolescenti moderni.
* * *
È arrivato il momento di parlare di uno di quei romanzi che, a giudicare dalla sfilza pressoché illimitata di recensioni positive che hanno ricevuto, ci vengono presentati come mezzi capolavori, ma che poi si rivelano delle delusioni.
Confesso che, come tutte le volte, con Il risveglio del fuoco ho sperato fino all'ultimo che il mio istinto si sbagliasse, ma purtroppo a lettura ultimata ho dovuto dargli ragione. Eccomi qua, perciò, a raccontarvi cosa ho trovato all'interno di questo romanzo di tanto deludente da avergli assegnato una valutazione così bassa.
Il primo aspetto che salta all'occhio anche a chi non ha letto il libro è senz'altro la copertina (cliccateci sopra per vederla più in grande). Sappiate che i miei occhi sono stati molto colpiti da questa copertina, ma non in modo positivo. Potrei benissimo dire che sia una delle più brutte che mi sia capitato di vedere, però so che tanti mi direbbero: "Eh, ma i gusti sono gusti!"
Non oso affermare il contrario, certo, anche perché conosco diverse persone a cui questa immagine è piaciuta - da morire, per giunta -, pertanto mi limiterò a dire cosa, secondo me, non va.
Non ho problemi a dire che io e Photoshop stiamo praticamente agli antipodi, ma da quasi totale estranea trovo che sia un'illustrazione grafica davvero poco gradevole agli occhi. Tanto per cominciare, la luce non si capisce da dove arrivi e le fiamme sembrano appiccicate sul disegno alla cavolo... per non parlare dell'ala sinistra del cavallo, che sembra spuntargli dalla schiena, e soprattutto la gamba della donzella (naturalmente mezza svestita) a cavallo, che non si sa dove sia sparita. Forse l'intento del disegnatore voleva essere quello di attirare potenziali lettori grazie a queste vampate di fuoco molto violente... ma credo che se io avessi trovato questo libro sullo scaffale di una libreria me ne sarei allontanata senza nemmeno pensarci. Come mi hanno suggerito alcuni tra quelli che l'hanno vista, sembra la copertina di un videogioco di serie z. Oppure di un fantasy che non promette niente di buono.
Dite che giudicare un libro dalla copertina è per forza un male? Potrei darvi ragione, dato che ho letto un sacco di bei romanzi la cui copertina non era granché, ma nel caso de Il risveglio di fuoco, almeno secondo il mio parere, la copertina è solo il biglietto da visita, perché nel libro, ahimè, ho trovato molto peggio.
Cominciamo parlando della protagonista, che poi sarebbe la pulzella dagli occhi rosa (segnatevi questo particolare, perché sarà importante) che vedete in copertina. Scopriamo fin da subito che risponde all'originale nome di Morwen, che è bellissima, che ha gli occhi rosa, che è assai sensuale e provocante, coraggiosa e spietata, che ha gli occhi rosa, che è nientemeno che la Fanciulla delle Fiamme, l'Erede al trono degli Inferi.
Ah, dimenticavo: l'ho già detto che ha gli occhi rosa?
Per quelli che si staranno chiedendo:
Aoh, Marta, ma mi prendi per scemo? L'hai già detto e stradetto che questa Morwen ha gli occhi rosa!
sappiate che la stessa domanda è sorta a me mentre leggevo il libro... perché il colore delle iridi della nostra protagonista ci viene ripetuto di continuo. Anzi, peggio, perché codesta tonalità viene quasi sempre accostata ai diamanti... e il risultato è un duetto perenne e insopportabile:
I suoi occhi rosa, brillanti come diamanti, erano fermi su un punto del soffitto basso. (pag. 7)
[...] i suoi occhi rosa, brillanti come diamanti dotati di luce propria e abbagliante, le illuminavano il viso sotto il cappuccio di un lungo mantello scuro. (pag. 19)
[...] il Principe si perse nei brillanti occhi rosa che lo fissavano con lieve stupore. (pag. 19)
Gli pareva di essere piccolo e insignificante sotto quegli occhi magnetici, di un rosa intenso e luccicante proprio come i diamanti. (pag. 22)
I suoi occhi erano due diamanti rosa che bruciavano chiunque osasse incrociarli [...] (pag. 40)
Lei alzò il mento verso il viso del bel giovane, facendolo smarrire nei suoi diamanti rosa. (pag. 57)
Spostò lo sguardo sulla sua labbra scure, per poi tornare a sondare i suoi diamanti rosa. (pag. 67)
Galadir le porse il Cristallo Verde, osservando i suoi occhi rosa. [...] Un diamante. (pag. 69)
Nei diamanti rosa la rabbia ardeva latente. (pag.70)
Due diamanti rosa lo ammaliavano ogni volta che li incrociava. (pag. 71)
Morwen lo fulminò con i suoi diamanti rosa [...] (pag. 73)
Galadir catturò prepotentemente i suoi diamanti rosa, intrappolandola. (pag. 119)
Morwen lo inchiodò con lo sguardo e, catturando la sua attenzione con i diamanti rosa, gli trapassò il petto con il pugno. (pag. 137)
Aprì di scatto i suoi terrificanti diamanti rosa. (pag. 140)
Voleva guardarla [indovinate un po' chi], sentire su di sé i suoi diamanti rosa. (pag. 154)
Fissava un punto vuoto nel cielo con i suoi diamanti rosa. (pag. 159)
Il Principe rimase per un attimo fermo a fissare la determinazione nei suoi diamanti rosa. (pag. 194)
Morwen la colpì con i suoi diamanti rosa. (pag. 225)
Originalità saltami addosso, come si usa dire: il risultato è che, dopo il diciottesimo "diamanti rosa" che ho incontrato (e non escludo di averne dimenticato qualcuno, in preda alla disperazione com'ero), la mia voglia di defenestrare il romanzo era insostenibile. Senza contare che, mentre leggevo degli ennesimi "diamanti rosa", mi è venuto in mente un inquietante ritornello che ha caratterizzato la mia infanzia: vi dicono niente i " Rosa Elefanti " di Dumbo, il famoso cartone della Disney?
Be', come nella canzoncina che ho riadattato per l'occasione, nel corso della lettura questi "rosa diamanti" sono diventato un incubo, una vera e propria ossessione - senza contare che tutti gli occhi di tutti i personaggi vengono prima o poi descritti come brillanti o paragonati a pietre preziose, il tutto all'insegna dell'originalità. E per chi si domandasse come mai nelle ultime 50 pagine non abbia incontrato nessun diamante rosa, mentre prima ce n'erano addirittura in tre pagine consecutive, la spiegazione è molto semplice: negli ultimi capitoli gli occhi della protagonista cambiano colore, da rosa a gialli, perciò niente più diamanti rosa... Peccato, però, perché mi ci stavo affezionando!
Ora però lasciamo da parte i diamanti... padron, gli occhi della protagonista e parliamo un po' della sua personalità.
Come scrive l'autrice stessa in un' intervista,
Morwen è perfetta sotto tutti gli aspetti. È fatta per sedurre e uccidere anche con un semplice sguardo. Ogni suo gesto trasmette passione letale in chiunque la osservi. Non lascia mai nulla al caso e le sue movenze lente e sinuose trasudano non solo una sensualità senza pari, ma anche una sentenza di morte certa. È assurdamente perfetta, non mi stancherò mai di dirlo!
Questo basterebbe di per sé a classificarla tra le peggiori Mary Sue che esistano, ma purtroppo non finisce qui: a parte il fatto che a me Morwen è parsa tutt'altro che assurdamente perfetta (più di una volta dichiara di sentirsi molto debole, e soprattutto nel rapporto con Galadir il suo atteggiamento non è affatto quello dell'"essere perfetto"), ciò che ai miei occhi l'ha resa insopportabile è il sentirmi ripetere le sue cosiddette qualità ogni volta che si presenta l'occasione. Morwen è strabella, Morwen è splendidamente sensuale, Morwen è spaventosamente affascinante, Morwen è così, Morwen è cosà.
Considerando, poi, che nella maggior parte dei casi queste qualità vengono raccontate - con una marea di aggettivi e avverbi inutili, per giunta - la situazione si aggrava.
Quello che meno mi è piaciuto di Morwen, tuttavia, non è tanto la sua poca originalità, quanto l' insistenza con cui l'autrice ce la descrive come la creatura perfetta: se il suo intento era quello di creare un personaggio a cui è impossibile non affezionarsi, a mio parere, ha ottenuto l'effetto opposto. Non metto in dubbio che la nostra Morwen sia cattiva (anche se a volte il motivo per cui si comporti così non è chiaro), ma al contempo risulta fredda e tremendamente piatta: non mi ha trasmesso pressoché nulla, tranne una forte antipatia per il suo tentativo - fallito, a mio giudizio - di essere perfetta. Aveva, secondo me, tutte le potenzialità per diventare una ragazza davvero diabolica, di quelle sottilmente e spietatamente perfide proprio come piacciono a me... e invece, purtroppo, si è ridotta a una marionetta quasi priva di spessore che vuole incarnare l'ideale di perfezione dell'autrice ma non vi riesce. Per esempio, il personaggio di Mewar, un'altra "donna cattiva", mi è sembrato già molto meglio.
E poi non dimentichiamoci di quanto si trova scritto nella bio di Chiara Cilli:
Il suo talento ha dato vita al personaggio di Morwen, dea affascinante oltre ogni mortale aspettativa, e l'ha resa indimenticabile, corredandola di tutte le qualità che appartengono alle ragazze della sua generazione, facendo così del suo primo romanzo anche uno spaccato di vizi e virtù degli adolescenti moderni.
Non sto a ripetere come la penso riguardo alla fastidiosa abitudine di certe case editrici di piazzare un bel commento - che, ovviamente, non può non risultare di parte - sui risvolti del libro, ma vi pare che questa descrizione combaci con quella dell'autrice? Cioè, la perfezione assoluta con cui viene dipinta Morwen è compatibile con "i vizi e le virtù delle adolescenti"? Non so voi, ma a me le due cose sembrano in netto contrasto.
Che dire della storia che si crea attorno a Morwen?
Be', parto subito dicendo che non ho trovato traccia degli elementi del "fantasy fuori dal comune" di cui parlavano le recensioni pescate in rete o le stesse interviste all'autrice. Anzi: quel che ho trovato io è stata solo una trama che poteva essere carina ma che è stata infarcita di banalità fino alla nausea. Inoltre, i pochi tratti originali vengono inevitabilmente coperti da quelli già visti e rivisti, per non parlare dello squallore derivato già a partire dal riassunto: le dee belle in modo assurdo e spaventosamente potenti sono solo l'inizio.
Vogliamo parlare, inoltre, dei nomi che sanno di già sentito (e che, a detta dell'autrice, hanno origine elfica... il che è interessante, dato che a Penthanweald non c'è traccia di elfi!) e spesso sono impronunciabili (anche se, per fortuna, alla fine del romanzo c'è un indice dei nomi che mi è stato molto utile per ricordarli)? E del mondo perfettamente rettangolare, con l'immancabile Terra Oscura, i due laghi collegati da un fiume, una città nel bel mezzo del deserto e quella cosa nell'angolo in alto a sinistra che non si capisce cosa sia?
Per quanto riguarda lo stile con cui è scritto Il risveglio del fuoco, le cose, ahimè, non migliorano.
C'è da dire che, prendendo in considerazione la grammatica e la sintassi, Chiara Cilli scrive bene: non ci sono periodi traballanti, trovate stilistiche strampalate, tanto che - a parte giusto un paio di refusi - questo è forse il primo punto veramente a favore, dato che per una volta la fondamentale figura del correttore di bozze non sembra scomparsa nel nulla.
Come si inizia a leggere, però, emerge l'altro lato della medaglia, che comprende, come già detto, valanghe di avverbi aggettivi che appesantiscono solo la frase, e soprattutto una gestione del punto di vista che fa acqua da tutte le parti: i PoV dei vari personaggi si alternano di continuo e senza criterio, e il peggio è che spesso questo comporta la confusione più totale. Nel secondo capitolo, per esempio, ho dovuto rileggere parecchi passi per capire a chi appartenevano certi pensieri, anche perché questi vengono riferiti tramite il corsivo: il fatto che la narrazione saltelli continuamente dalla testa di un personaggio all'altra non permette di comprendere chi è che sta pensando.
Questo, purtroppo, avviene dall'inizio alla fine del libro, tanto che dopo un po' ho rinunciato a ricercare il "PoV perduto"... Però non è così che si fa, perché far finire il lettore in confusione è il modo giusto per fargli abbandonare il libro.
Altra cosa seccante sono gli immancabili infodump - non frequenti ma ugualmente fastidiosi -, l'uso delle maiuscole dove non sarebbero necessarie (il Cavallo Alato Nero, il Principe...) e anche le ovvietà come questa:
"NON SONO LA REGINA DEGLI INFERI!" urlò Morwen a squarciagola, alzandosi.
Intere frasi in maiuscolo a me personalmente non piacciono (il medesimo tono si può rendere in tanti modi, se lo scrittore è capace), ma che la nostra eroina urli a squarciagola addirittura una battuta in maiuscolo, che già di per sè significa "urlare", mi sembra esagerato, non trovate? :)
Insomma, prima di iniziare Il risveglio del fuoco il mio timore era sempre il solito, ovvero di trovare una storia che poteva essere carina ma che è stata costruita male e scritta peggio, specialmente dopo aver letto qui e qui che
Il primo fantasy che ho letto è stato Eragon, e da lì sono partita in quarta con il mondo del fantastico. Poi ho scoperto Licia Troisi e ho iniziato a scrivere seguendo il suo stile per i primi tre libri.
A parte Licia Troisi, leggo ben poco. Non sono molti, del resto, gli autori fantasy che si appassionano ai libri degli altri.
... e la previsione si è rivelata quasi del tutto esatta.
Ciò non significa che sia un romanzo privo di pregi, anzi. Più che altro, però, aveva delle ottime potenzialità che, a mio parere, non sono state sfruttate a dovere, forse soprattutto a causa di uno stile pieno di ingenuità. Comunque sia, credo che mi spingerò a leggere almeno il secondo volume, perché confido che col passare del tempo Chiara Cilli non possa che migliorare, ma per il momento i fatti sono questi.
In sintesi...
Le potenzialità e alcune idee
originali c'erano...
... ma non sono state messe a frutto
pienamente.
Lo stile è corretto grammaticalmente
e sintatticamente...
... ma è anche pieno di ingenuità e di
difetti di vario tipo.
Il glossario è utile...
... ma ricordare i nomi, spesso già
sentiti, è ugualmente difficile.
Morwen poteva essere una cattiva
eccezionale...
... e invece si è ridotta a una
marionetta senza spessore.
L'insistenza con cui viene descritta
la perfezione di Morwen la rende
un'insopportabile Mary Sue.
Trama banale.
Aggettivi e avverbi e inutili, spesso
raccontato al posto del mostrato.
I molti errori di PoV generano
confusione.
Copertina bruttina.
Cartina sciatta e poco realistica.
Nessuna vera conclusione.
I terribili Diamanti Rosa. Per 18 volte.
* * *
Una frase significativa...
Rimase immobile come una statua. Aveva lo sguardo fisso sugli alberi di fronte. Una leggera ma fredda brezza le mosse i neri capelli, come per suggerirle un'idea.
Con la coda dell'occhio, la donna si accertò che non vi fossero sguardi indiscreti. No, nessuno... gli uomini erano nei campi e le mogli erano in ccasa a cucinare e a badare ai figli.
Morwen si tolse il mantello, con movimenti sinuosi lo prese con tutte e due le mani e, compiendo una giravolta potente e veloce, lo lanciò in aria, verso la radura. Il mantello si aprì in tutta la sua ampiezza, creando sul terreno un'ombra molto grande. Morwen scattò in avanti, correndovi esattamente sotto. Arrivata ai margini del boschetto, afferrò al volo la mantella fosca e ci si avvolse, calandosi il cappuccio sul volto. Guardò il sole attraverso le fronde degli alberi e un sorrisetto le si disegnò sulle labbra perfette.