[Recensione] Il rosso della luna di Benjamin Percy

Creato il 11 settembre 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

Titolo: Il Rosso della Luna
Autore:
 Benjamin Percy
Serie: //
Edito da: Sperling&Kupfer
Prezzo: 18,90 €
Genere: Thriller, Fantasy, Licantropi, Rivoluzione, Adult
Pagine: 552 p.
Voto:

Trama: Tutte le adolescenti pensano di essere speciali. Quando gli agenti del governo abbattono la porta della casa in cui Claire Forrester vive con la sua famiglia e ammazzano i suoi genitori, lei si rende conto di essere davvero diversa. Patrick Gamble era un ragazzo come gli altri, fino al giorno in cui è salito su un aereo da cui è sbarcato alcune ore dopo, unico superstite tra i passeggeri, un eroe. Chase Williams ha giurato di proteggere i cittadini americani dal pericolo che serpeggia in mezzo a loro, ma sta diventando lui stesso ciò che ha promesso di annientare. Finora la minaccia è stata controllata con le leggi, con la violenza e con i farmaci. Ma la notte della luna rossa si avvicina. Una notte da cui emergerà un mondo nuovo, e in cui inizierà la battaglia per l’umanità.

Recensione: Il Rosso della Luna è il secondo romanzo del professore universitario americano Benjamin Percy, uscito ad aprile con la Sperling&Kupfer in formato hardcover e con una bella ed affascinante copertina dai toni rossi, molto appropriata.

Al centro della trama troviamo la condizione del “diverso” e dell’emarginato, rappresentato nella figura del Licantropo. Siamo in un’America contemporanea, i licantropi rappresentano circa il 10% della popolazione mondiale e non sono altro che una semplice mutazione genetica avvenuta nel periodo preistorico.

Temuti a causa della loro superiorità fisica, dell’alto rischio di contagio (mescolanza di sangue, il morso è contagioso al 95%) e dell’indole violenta, i licantropi sono stati letteralmente soggiogati attraverso il Lupex, una sostanza chimica che inibisce la “bestia”, intontendo e sottomettendo gli infetti quasi come fosse un anestetico. Allo stesso tempo vengono sottoposti a pesanti limitazioni della libertà personale, sono esclusi dalla maggior parte dei lavori e schedati. I diritti civili, nei loro confronti, sono pressappoco un farsa.

È qua che l’autore si inserisce e cerca di narrare le vicende della ribellione dei licantropi di fronte a queste gravi ingiustizie, facendo però leva su atti terroristici e omicidi indiscriminati che li trascinano improvvisamente dalla parte del torto. Da perseguitati a persecutori. Immotivati assassini verso la popolazione civile che, ignorantemente, li teme ed emargina, assecondata dalle alte cariche pubbliche.

L’intero romanzo ruota attorno a questa rivalsa dei licantropi ribelli, che non credono che la violenza e la morte siano le uniche risposte e di chi, prima umano e poi contagiato, dovrebbe guidare il proprio popolo verso una politica di tolleranza e, invece, ignorando la propria natura, spinge le leggi a divenire sempre più conservatrici e oppressive.

Sullo sfondo di questa guerra civile senza precedenti vengono inseriti personaggi chiave che si cimenteranno nella ricerca di un possibile vaccino e due giovani adolescenti, poi adulti, che appartenenti a due “razze” diverse finiranno per percorrere le loro strade parallele, pur essendo legati da un sentimento ogni giorno più forte.

Dopo tanti romanzi adolescenziali, trovarsi ad affrontare un libro, fantasy, che tratti di licantropia in maniera adulta è una piacevole sorpresa che spingerà gli amanti del genere ad addentrarsi immediatamente della lettura de “Il Rosso della Luna”.

Le premesse ci sono tutte ed i primi capitoli sembrano confermare le aspettative di una romanzo in grado di usare l’idea del contrasto fra licantropi e umani come metafora di una società moderna afflitta da guerre, odio razziale e terrorismo. In realtà, dopo un centinaio di pagine, “Il Rosso della Luna” appare come lento ad ingranare, come bloccato in un lunghissimo prologo che non si sa dove porterà il lettore.

L’aspetto romantico è a malapena accennato, quello individuale, dei vari personaggi presentati, è solamente abbozzato. Tutti i personaggi sono descritti in maniera superficiale e con un approfondimento psicologico davvero minimale, al limite del burattinismo.

Le macrovicende, del popolo mondiale alle prese con i ribelli, viene invece approfondito in maniera piuttosto accurato, anche se in maniera sterile e fredda. Sembra di leggere quasi un resoconto storico, piuttosto con un romanzo d’avventura dai risvolti romantici.

Il finale si presenta chiaramente come inconcludente. 500 lunghissime pagine, che sembrano non finire mai, ma che, quando finalmente arrivano alla fine, non ci dicono nulla. Che fine ha fatto Miriam, in mano da settimane allo psicopatico Puck? Che ne è stato di Clare e Patrick? E come è andata a finire la ribellione dei licantropi?

È probabile che siano previsti dei seguiti, ma c’è da chiedersi se valga la pena affrontare un altro tomo di questa portata, consapevoli che, nel primo, l’autore è riuscito a non dire nulla nonostante abbia raccontato fatti su fatti per tante lunghissime pagine.


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