RECENSIONE Fino a pochi anni fa un romanzo come Il rumore dei tuoi passi sarebbe stato difficilmente incasellabile in un genere; oggi, dopo Mia sorella è una foca monaca di Frascella, Adesso Tienimi della Piccinni e soprattutto Acciaio della Avallone, possiamo dire che l’esordio di Valentina D’Urbano rientra perfettamente in questo filone di storiacce di degrado adolescenziale in ambientazione industrial-periferica, tutti scritti da esordienti under 30. Insomma, gli epigoni italici di Noi, ragazzi dello zoo di Berlino, ma in un registro dove alla scarna crudezza autobiografica del prototipo si sostituisce un’ambientazione spesso fantasiosa, un lirismo tagliente, volutamente scioccante e un po’ autocompiaciuto in cui i clichè del caso si ripetono con grande clamore di sangue e tragedia.
In Il rumore dei tuoi passi l’ambientazione, come in Acciaio, sa più di fantascienza che di sottoproletariato, anche se questa volta si nota l’accortezza di farne un paese di pura fantasia, chiamato “La fortezza” e ubicato in un luogo imprecisato tra il centro e il nord Italia. In Acciaio, invece, il teatro dell’azione era l’esistentissima città toscana di Piombino, la cui raffigurazione impietosa e davvero iperbolica aveva generato molte inevitabili polemiche tra i Piombinesi. In ogni caso, nel romanzo della D’Urbano non manca neanche uno dei topoi del genere: genitori violenti, marciapiedi sbrecciati (questo aggettivo è ricorrente), amori ruvidi e contrastati, spaccio, fratelli assassini, tossicodipendenza, gravidanze indesiderate e redenzioni finali.
Alfredo è un personaggio già visto – il bad boy fragile e sensibile cresciuto troppo in fretta a pane e percosse –, mentre la protagonista Beatrice (che dantescamente e angelicamente mira – manco a dirlo – a salvare il perduto Alfredo dalle fauci dell’inferno) è una figura complessa, tormentata, che trova una sua originalità nell’essere costantemente in bilico tra il passato alla Fortezza e la prospettiva di un futuro sereno altrove.
Lo stile è essenziale e volutamente scarno, le descrizioni sono poche e funzionali all’intreccio. Questo libro guadagna punti grazie al ritmo incalzante e non si può dire che il lettore non venga letteralmente trascinato nella storia e quasi obbligato a concludere la lettura in tempi brevissimi. Detto questo, prendetelo in considerazione se amate le storie di perdizione giovanile che si leggono in un lampo e lasciano poco, se non avete già letto uno qualsiasi dei precedenti sopra citati, ma lasciate perdere se cercate qualcosa di nuovo o semplicemente di un punto di vista inedito. L’AUTRICE Valentina D'Urbano è nata nel 1985 a Roma, dove vive e lavora come illustratrice per l'infanzia.