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Recensione "Il Segreto del mio Turbante" di Nadia Ghulam e Agnès Rotger

Creato il 04 luglio 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Pubblicato da Francesca Rossi

Sarà l’ultima volta che mia madre mi chiamerà Nadia nella nostra casa a Kabul. Quando ne avremo di nuovo una, l’uomo di casa sarò io.”

Cari lettori,

In questi giorni in cui si parla molto, purtroppo, di donne sottomesse e a cui piace esserlo. Vi propongo la storia vera di una ragazza coraggiosa che si è riscattata da sola — con forza e coraggio — da una situazione di svantaggio. Nadia, questo è il suo nome, è stata costretta a vivere in un contesto di sottomissione femminile e la sua bugia poteva costarle la vita. 

Titolo: Il segreto del mio turbante

Autore: Nadia Ghulam, Agnès Rotger

Casa editrice: Sperling & Kupfer

Numero pagine: 260 pp.

Prezzo: 18 euro

Anno di pubblicazione: 2012
 

Trama La vita della piccola Nadia scorre felice tra i banchi di scuola e i giochi all'aria aperta: Kabul le appare gioiosa e sempre in festa, con la musica che rallegra le strade e gli aquiloni che colorano il cielo. Ma quando scoppia la guerra civile, la sua famiglia precipita nell'orrore: una bomba distrugge la loro abitazione e la vita di Nadia ne è segnata per sempre. A soli otto anni rimane gravemente ustionata. Mentre la bambina è sottoposta a una lunga serie di interventi chirurgici, l'amato fratello Zelmai viene ucciso e il padre, reso pazzo dal dolore, diventa incapace di sostenere i suoi cari. Nel Paese dei talebani. che escludono le donne dalla società, una famiglia senza un uomo non può sopravvivere. È allora che Nadia prende l'unica decisione che può cambiarle un tragico destino: nasconde i capelli sotto un turbante, si fascia il petto, indossa abiti maschili e si fa chiamare con il nome del fratello morto. Diventa così Zelmai, un ragazzino intraprendente, furbo e determinato che, pur di dar da mangiare ai suoi cari, sfida la sorveglianza del regime arrivando addirittura a lavorare a stretto contatto con i talebani. Fino a quando, dopo dieci anni, qualcuno scopre il suo segreto... Questa storia vera è il resoconto autentico e sorprendente del dolore di una ragazzina; ma è anche una testimonianza di forza e determinazione eccezionale, che commuove a ogni pagina.

RECENSIONE Nadia è una bambina come tante in Afghanistan. Ha una vita tranquilla, insieme alla famiglia, e non può sapere che il suo futuro sta per essere stravolto per sempre. Tutto cambia il giorno in cui, durante la guerra civile, una bomba cade sulla casa di Nadia, centrando in pieno la ragazzina. Da quel momento inizia, per lei, un calvario fatto di ospedali ed operazioni. Nadia ha solo otto anni eppure la sua infanzia è già finitaLa gente ha terrore del suo viso ustionato e lei si ritrova da sola a dover combattere i mostri della guerra, della povertà e del pregiudizio meschinoParallelamente all’odissea di questa bambina, si trova quella di suo fratello Zelmai e di suo padre. Durante uno dei tumulti scoppiati a causa della guerra, infatti, Zelmai rimane ucciso. Il padre, uomo colto ed onesto, si lascia andare poco a poco; ripiegandosi su se stesso, non potendo accettare la tragica fine del figlio prediletto.
A questo punto Nadia deve prendere una decisione: morire, oppure tentare di risollevare le sorti della sua famiglia, in cui ci sono ancora due bambine più piccole da crescere. La scelta, obbligata, non si fa attendere ed è delle più pericolose: Nadia prenderà il posto di suo fratello Zelmai, vestendosi da uomo e soffocando la propria identità femminile. Da quel momento Nadia muore e Zelmai torna a nascere; i capelli nascosti sotto ad un turbante, le forme schiacciate sotto stracci informi, la voce alterata ed i modi aggraziati resi più rudi e mascolini. Non è facile reggere un gioco simile e Nadia lo sa bene: il corpo non si lascia imbrigliare; la vita va avanti e l’essenza femminile irrompe, come è naturale che sia, col passare del tempo. La giovane, però, non può tornare indietro: tutti la credono un uomo e se scoprissero la verità per lei sarebbe morte certa. Cosi, sotto il dominio dei talebani, una piccola ma fiera ragazzina — che ha conosciuto perfino la dura realtà del campo profughi, della perdita della casa e dei ricordi — svolge i lavori più umili e pericolosi, dalla pulitura dei pozzi al governo delle greggi solo per citarne un paio. A 11 anni lavora come contadino e a 13 inizia a sistemare i pozzi. È piccola e fa lavori da uomo
Inoltre è poverissima, mangia appena ed è costretta a vivere una vita non sua. Il suo aspetto continua a spaventare la gente; ma lei, con un coraggio che pochi di noi avrebbero, va avanti, affrontando malattie dovute all’indigenza come la malariaUnico svago concesso: il cinema clandestino in cui può vedere gli amati film di Bollywood, che tanto spesso, in passato, guardava con suo fratello. Qualcosa, però, si agita nell’animo di Nadia. La solitudine le pesa, cosi come la recita che è costretta a proseguire giorno dopo giorno. Il suo riscatto inizia quando si avvicina ad una confraternita sufi e decide di andare a scuola. Di colpo le si spalanca un mondo nuovo e capisce quanto l’ideologia talebana sia falsa ed oscurantista. Si rende conto che il Corano non è un libro di divieti e che le donne non sono affatto inferiori agli uomini. Da questo momento inizia una lenta risalita che porta Nadia ad uscire fuori dalla povertà e dall’ignoranza; aiutata non solo dalle ONG, ma anche dal clamore suscitato dal suo caso che viene portato all’attenzione della stampa internazionale. La ragazza incontra sulla sua strada persone buone, benefattori che l’aiutano senza volere nulla in cambio, ma anche avidi ambiziosi che sperano di costruirsi una carriera sulle macerie della sua vita o persone che non accettano quel volto deturpato e la scacciano pur di non vedere cosa può combinare la guerra.
Qualcosa di buono, però, questa finzione lo porta: Nadia instaura un profondo sentimento di amicizia con dei ragazzi, tutti maschi, che non la giudicano dall’aspetto e la fanno sentire meno sola. Neppure loro sanno chi si nasconde sotto i panni di Zelmai e Nadia soffre per l’inganno che è costretta a perpetuare nei confronti suoi amici, ma non ha scelta. La vita, però, la metterà di fronte ad un bivio: Nadia potrà tornare a vivere come donna, ma dovrà rinunciare alla libertà di cui fino a quel momento aveva goduto fingendosi maschio. Il finale lo lascio a voi. 
Vi consiglio di leggere questo libro che è lo spaccato di una nazione, l’Afghanistan, stritolata da guerre e follia umana; ma anche la storia di una ragazza che non accetta passivamente la propria sorte e trova il coraggio di risalire dall’abisso in cui era sprofondata. È molto interessante anche il conflitto tra la vera identità di Nadia e quella fittizia di ZelmaiUn giorno Nadia/Zelmai arriva addirittura a guidare la preghiera islamica, cosa impensabile per una donna. La ragazza narra la propria esistenza senza piangersi addosso; con un ritmo intenso ed emozionante, che spinge il lettore a proseguire per conoscere il finale. È una vicenda che mi ha colpito moltissimo e credo che avrà lo stesso effetto su di voi: io e Nadia abbiamo la stessa età ma, mentre io e molte altre ragazzine nel mondo, trascorrevamo la nostra infanzia serene tra i giocattoli, lei lottava come un leone per sopravvivere. Inutile cercare un colpevole, ma rimane un fatto: Nadia Ghulam ora è una donna libera, intelligente ed emancipata. Non usa la testa solo per metterci la lacca. Non è e non sarà mai sottomessa

LE AUTRICI

Nadia Ghulam è nata a Kabul nel 1985. Dopo aver vissuto per vent’anni nel suo Paese, ha trovato rifugio in Catalogna grazie a una ONG. Ora sta realizzando il suo sogno: continuare a studiare. 

Agnès Rotger, giornalista, ha diretto le case editrici Pòrtic e Mina. Oggi collabora con diverse testate spagnole.


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