L'autrice:
Arianna Formentin nasce qualche giorno prima dell'esplosione di Cernobyl. Trascorre l'infanzia tra gatti, levrieri afghani senza pedigree, gente più o meno strana e un Bedford rosso riconvertito a camper.
Si forma, sebbene ancora non abbia trovato una forma che le si addice, al Liceo Artistico Modigliani, dove si scontra inevitabilemte con quello che sarà il suo habitat naturale: la fantasia.
Qui incontra alcuni tra quelli che poi torneranno come personaggi nei suoi racconti: giocatori di ruolo, fanatici tolkieniani, cavalieri dell'apocalisse, bizzarre creature che si ostinano a credersi antropomorfe sebbene celino spiriti del tutto animali.
Muore in data da destinarsi.
La recensione di Sara:
Le religioni sono un fenomeno complesso e difficile da analizzare. Da sempre ci si è interrogati sul perché l’uomo non riesca a vivere prescindendo dall’idea di un’entità superiore che governi le cose.
Il tempo ha cambiato più e più volte l’idea di divinità, aggiungendone di nuove e modificando le convinzioni pregresse.
Su questa base Arianna Formentin fonda la sua tesi di laurea in Antropologia Culturale.
L’autrice tenta di ripercorrere la storia del paganesimo classico e del suo ritorno in Europa in epoca moderna. Riprendendo l’ipotesi dell’antropologo Wallis, secondo cui Neopaganesimo e Neosciamanismo siano da considerare non tanto filosofie alternative ma, veri e propri fenomeni sociali, la Formentin ci presenta un quadro generale delle nuove correnti pagane e del loro rapporto con la modernità.
È da qui che si parte per arrivare a riconsiderare la religione come un fenomeno mediatico. Non si tratta di sminuirne l’importanza, quanto piuttosto di rivalutare il suo rapporto odierno con il web e i nuovi mezzi di comunicazione.
Internet permette di accedere a mondi in precedenza sconosciuti, fornendo non sempre informazioni del tutto corrette.
Il rischio che si corre è proprio quello di trovarsi di fronte a una sorta di supermercato virtuale dove acquistare la propria “fede”, perché è diverso, perché è insolito.
Con l’aiuto degli studi antropologici sull’argomento e l’opinione degli esponenti delle realtà Neopagane in Italia l’autrice ci accompagna in un viaggio attraverso la storia, mondo antico e mondo moderno si scontrano e si incontrano, nel tentativo di creare qualcosa di indistruttibile.
Il tamburo e la rete è una testo interessante e originale, forse un po’ troppo breve per poter fornire tutte le informazioni necessarie a creare un quadro completo della situazione.
Il saggio proposto dall’autrice è un percorso a cavallo tra antropologia e filosofia, motivo per cui chi non mastica questi argomenti potrebbe incontrare qualche piccola difficoltà nella comprensione generale.
Per chi invece bazzica tranquillamente l’ambiente si rivelerà un notevole spunto di riflessione, intrigante e coinvolgente.
Consigliato anche a chi voglia affacciarsi per la prima volta sul mondo Neopagano.