Recensione:So che questo libro non riuscirà a risvegliare l'interesse di tutti i lettori del blog.
E forse neanche della maggior parte.
Per diversi motivi:
- è pubblicato nella collana Battello a Vapore della Piemme, collana da sempre attenta ai più piccoli;
- ha una copertina un po' troppo vistosa che non riesce a colpire gli sguardi in maniera immediatamente positiva;
- la trama è carina ma fin troppo semplice e normale.Insomma a prima vista non possiede i giusti elementi per attirare i lettori. Perché io l'ho scelto?
Perché tutti quegli elementi che possono far storcere il naso ad altri, a me invece son risultati subito piacevoli. - Adoro i libri per i più piccoli: son da sempre una sostenitrice degli scrittori per l'infanzia e per la prima adolescenza. Se uno scrittore sa attrarre queste fascia d'età, e indirizzare il bambino/ragazzo verso un destino da lettore, allora si tratta di uno scrittore davvero in gamba, capace di cambiare il mondo. - Le copertine piene di colori sono la mia passione e quasi non sopporto più le solite cover con il solito fondo scuro e la solita ragazza di schiena, di profilo, o, raramente, di faccia...
- La trama semplice e carina era quello che cercavo: chi riesce a cogliere l'attenzione del lettore e a mantenerla raccontandoci qualcosa di apparentemente quotidiano è il benvenuto!Una lunga premessa per dirvi che Il Voltacarte è sì quello che sembra: un romanzo incentrato sulla vita di Alton, un ragazzino un po' goffo, un po' sfortunato in amore e incapace di cambiare le cose, che si ritrova a dover aiutare un lontano anziano zio, divenuto cieco, nei tornei di Bridge facendogli da voltacarte. Dalla noia iniziale, Alton sembra appassionarsi poco alla volta al gioco, ma soprattutto a quello zio burbero e impossibile con il quale si ritrova a ragionare e a capirsi più che con i suoi genitori. A questo punto posso aggiungere che Il Voltacarte non è solo quello che sembra: è, nel suo piccolo, un romanzo di formazione. Un romanzo che fa comprendere la necessità di andare al di là delle apparenze, di avere una mente aperta e accogliente; un romanzo sull'inevitabilità di compiere delle scelte e di assumersi la responsabilità delle conseguenze.
Un romanzo che insegna a mettere in moto il cervello, il cuore, il coraggio. Tutto ciò sarà sicuramente più efficace su un ragazzino che su un adulto, perché un ragazzino potrà vivere queste pagine immedesimandosi in Alton e nel suo racconto in prima persona. Ma un adulto potrà comprendere tutto ciò che non è detto esplicitamente e apprezzarlo. C'è solo un piccolo grande neo, almeno per me: troppi intervalli in cui vengono spiegate regole del bridge. Il protagonista ci avvisa che questi spazi saranno preceduti da un determinato simbolo e che possono essere tranquillamente saltati da chi non è interessato, perché in quegli spazi il racconto si interrompe, perciò non dovrebbe essere un gran problema. Infatti, non lo è. Il neo è che da lettrice non vedo la necessità di inserire nella storia quelle regole, tutti quei minimi dettagli: sapere o non saper giocare a bridge non renderà la lettura più o meno piacevole. Il romanzo è completo anche senza quelle pause. Perdoniamo l'autore e la sua voglia di precisione, o forse la sua passione per il gioco di carte, e lo consigliamo vivamente ai lettori più giovani!
Storia di un Re, una Regina e un Jolly
Titolo originale: The Cardturner.
A Novel about a King, a Queen and a JokerAutore: Louis Sachar
Traduttore: Flora BonettiEditore: Piemme - Battello a VaporePagine: 360Isbn: 9788856618358Prezzo: €17,00
Valutazione: 3 stellineData di pubblicazione: 14 Febbraio