[Recensione] Illusioni svelate (l’altro volto del cinema dell’orrore) di Alessandro Pedrazzi e Alex Visani

Creato il 20 ottobre 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

Titolo: Illusioni svelate (l’altro volto del cinema dell’orrore)
Autori: Alessandro Pedrazzi – Alex Visani
Introduzione di: Aldo Moscatelli
Editore:
I Sognatori
Anno:
2011
ISBN:
9788895068169
Numero pagine:
184
Prezzo:
€ 11,90
Genere:
Saggio
Voto:

Contenuto: [Dal retrocopertina] “Illusioni svelate” mostra – da qui il sottotitolo – l’altro volto del cinema dell’orrore. Un cinema che non ha conquistato premi gratificanti, che ha raggiunto assai di rado vendite soddisfacenti e che la critica accademica ha relegato subito nel dimenticatoio. Un cinema nel quale il confine tra brutto e sublime diviene labile, e che a modo suo continua a mietere vittime. Alex Visani e Alessandro Pedrazzi ce ne parlano in questo libro, mettendo il lettore sull’attenti: i brutti film horror possono rallegrare le grigie giornate e possiedono dei retroscena in grado di svelare ciò che sta dietro: la realizzazione, le idee, le persone. Questa è la loro storia.

Book trailerqui 
Per richiederlo: http://www.casadeisognatori.com/illusionisvelate.html

Recensione: Chi legge o scrive racconti horror fatica a identificare con precisione il motivo comune o il sottogenere di appartenenza, cioè quel che tiene insieme una pletora indistinta di varianti, temi e sottotemi. È insomma un gran macello, come rimarca Aldo Moscatelli nell’introduzione. In primo luogo un film horror che si rispetti ha l’arduo compito di terrorizzare, impaurire, sgomentare. Se non colpisce nel segno è flop assicurato, salvo eccezioni. Lo spettatore si aspetta di rabbrividire davanti alla storia che gli viene raccontata per immagini. Anzi, chi si avvicina alla sala cinematografica sa che dopo la parola FINE ci sarà un rimasuglio che lo accompagnerà fin sotto le coperte, confondendosi nei tratti di Morfeo.

Il saggio prende in esame pellicole particolari. Non si considerano i film mediocri, cioè quelli che non sarebbero in grado di accendere curiosità alcuna, e anzi indispettiscono perché sanno di niente. Qui si parla del peggio del peggio, di difetti enormi che creano effetti unici, a volte sublimi perché eccessivi.

Gli autori hanno posto sotto la lente di ingrandimento film trash-weird, quelli girati in modo problematico, non a regola d’arte, strani, spassosi oltre l’intenzione. Non ironici, perché saremmo già davanti a un caso diverso.

Sul termine trash mi soffermo un attimo perché vi è, tra le pagine, un chiaro invito a non abusarne. Impariamo – questo lo ignoravo – che in origine il cinema trash fosse una reale e consapevole ribellione a quello hollywoodiano e al suo Star System, intento ben lontano dalle pellicole recensite nella seconda e terza parte del volume.

Si esaminano lungometraggi strani senz’altro, i quali falliscono il dogma principale, realizzando una reazione inaspettata, spesso il riso. I motivi sono presto detti: il budget risicato che non consente effetti speciali di un certo tipo, storie nate male, recitazione meno che amatoriale, regia approssimativa e tanta fretta nel concludere le riprese. Alcuni sono horror talmente brutti da apparire belli e tali da costituire un genere a sé (so bad it’s good). Un film mediocre, invece, è mediocre e basta, non abbonda e non eccede in niente.

A chiunque sarà capitato di vedere un film di questo genere almeno una volta. Io ne ricordo qualcuno, per esempio Frankenstein contro l’uomo lupo, quello del 1943 con Bela Lugosi e Lon Chaney Junior, diretto da Roy William Neill. Accenno anche al Conte Dracula di Jesus Franco, del 1969, ma già questo è un caso a parte (è il classico film mediocre con pistrelli di cartapesta e un’eccessiva velocità nelle sequenze).

Le recensioni contengono veramente di tutto: ci sono opere di Ed Wood (che un film di Tim Burton ha fatto conoscere al pubblico), Andrea Bianchi, Lucio Fulci. Il lettore ha veramente l’imbarazzo della scelta. Si fa cenno a un paio di pellicole di Dario Argento, cosa che indispettisce gli autori perché notoriamente in grado di far meglio. Può stupire incontrare, tra gli interpreti, un giovane Lee Van Cleef nel film di Roger Corman, Il conquistatore del mondo (1956), prima di essere diretto da Sergio Leone. Non miglior sorte è toccata a Christopher Lee, il conte Dracula per antonomasia, apparso nel film Howling II – L’ululato di Philippe Mora, del 1984. Viene pizzicato anche Lamberto Bava, con il film Morirai a mezzanotte, del 1986, stigmatizzato dallo stesso regista.

A conclusione del volume vi è l’illuminante intervista a Luigi Cozzi, collaboratore di Dario Argento, regista e sceneggiatore del discusso Paganini Horror. Non manca un opportuno glossario di termini a uso dei lettori.

Una lettura più che adatta per Halloween.


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