Cari lettori, oggi sono felice di presentarvi la recensione di “Immortal”, opera prima della profiler della Cia Alma Katsu. Pubblicato in America con il titolo “The Taker”, questo romanzo, primo capitolo di una trilogia, ha saputo emergere nel mare dell’Urban fantasy, guadagnando consensi di pubblico e critica. Possibile, vi domanderete voi? Cosa ci sarà mai di verso in questo libro? La storia, lo stile, l’ambientazione, i personaggi… tutto.
Alma Katsu è stata definita la S. Meyer per adulti, ma, non me ne vogliano i fan della saga, questa è un’assurdità. Lo stile dalla Meyer è semplice, lineare e scorrevole. La sua presentazione della storia non ha particolari intrecci e la caratterizzazione dei personaggi non va mai a toccare le corde più profonde del loro animo. Alma Katzu ha uno stile ricco ma naturalmente fluido, la storia che ha messo in piedi è al contempo semplice e complicata, con continui flashback e riferimenti al passato. I personaggi, poi, sono un’opera d’arte: sfaccettati come solo le persone vere sanno essere, fatti di contraddizioni, passioni e umori in continuo divenire. Non è possibile quindi paragonare le due autrici se non per elencarne le differenze.
“Un viaggio mozzafiato attraverso il tempo. Questo romanzo sensuale in cui si incontrano amore, tradimento e redenzione è un raro esempio di letteratura stupefacente, nel senso che induce dipendenza.” Danielle Trussoni, autrice di Angelology.
Estratto in anteprima: Potete leggere un estratto del libro alla pagina e-book de “Il Libraio”. Di seguito trovate il link della pagina, basterà poi cliccare su “Sfoglia l’anteprima” sotto la cover del libro. http://www.illibraio.it/servizi/ecommerce/edigita/dettaglioBook.aspx?code=EDGT16810
RECENSIONE
“Territorio del Maine, 1809 L’inizio è l’unica cosa che ha senso, per me, quindi è dall’inizio che partirò. Lo conservo scolpito nella memoria, per paura che vada perduto nel corso del mio viaggio, nell’infinito svolgersi del tempo. “L’inizio di questa storia forse è proprio nel 1809. Lanore ha 12 anni e, pur nell’innocenza data dall’età, ha già compiuto il primo decisivo passo verso la ragnatela che la invischierà per almeno due secoli. Poco sotto di lei, annoiato dalla predica domenicale e in altre più piacevoli elucubrazioni affaccendato, sta Jonathan. Il “figlio prediletto del villaggio”, erede del fondatore di quell' insediamento, baciato da una bellezza e sensualità senza eguali. Il giorno in cui lo incontriamo è lo stesso giorno in cui Lanny entra a passo di carica nella sua vita, lo stesso giorno in cui i primi vischiosi filamenti inizieranno ad avvolgere e legare le loro vite.
Ma Immortal non è un solo un romanzo storico. L’occhio del narratore si sposta a capitoli alterni tra presente e passato. Dai giorni nostri al 1800 e in alcuni momenti anche più indietro. Il primo ad entrare in scena non è uno dei due giovani già nominati, ma Luke Findley, un medico, anzi un chirurgo, come preciserebbe lui. Siamo sempre nel Maine ma ai giorni nostri. Luke ha appena preso sevizio per il suo turno all’ospedale, quando la polizia porta una ragazza ammanettata e ricoperta di sangue.
“Esile come un ragazzino, ma con dei lineamenti molto aggraziati e una capigliatura folta e riccia da cherubino. Guardando la donna (o ragazza?) Luke prova uno starno formicolio, un mormorio dietro gli occhi. Il battito accelera quasi come se la… riconoscesse? Ti conosco pensa. Non sa il suo nome, forse, ma la conosce a un livello molto più fondamentale, intimo.”
Tramite la voce della ragazza, vivremo la tormentata passione, che la riempirà anima e corpo, per quel “figlio prediletto del villaggio”. Con lei cresceremo subendo i turbamenti dell’età, con lei bruceremo di gelosia per le attenzioni di Jonathan verso le altre, con lei resteremo in apnea in attesa che lui ci rivolga uno sguardo, una parola, una carezza. Non un amore adolescenziale edulcorato e sognante, ma una passione profonda che sconfina nell’ossessione. Un amore duro e terribile che lega il cuore della protagonista con artigli d’acciaio, guidando le decisioni più importanti della sua vita. Un amore non totalmente corrisposto, che le farà continuamente male, ma che non la porterà mai e poi mai a rinnegarlo
Lenore è una protagonista straordinariamente sfaccettata, complessa e mai banale. Non è il prototipo della ragazzina infervorata con poca personalità e vittima degli eventi. No, Lenore è un personaggio stratificato, ricco di contraddizioni, che può passare con estrema naturalezza dalla più dolce ingenuità alla fredda cattiveria. La Katsu ha saputo rendere il suo personaggio vivido e veritiero, nonostante gli elementi paranormali e “magici” che vanno ad inserire il libro nella grande famiglia dell’Urban fantasy. La sua passione ossessiva per Jonathan non risulta mai forzata. Le sue scelte, per quanto dure, per quanto sbagliate siano, la rendono di volta in volta più ricca, più vicina, quasi che potessimo toccarla o magari abbracciarla per infonderle coraggio.
Ma Immortal non è solo Lenore, Immortal è come abbiamo detto anche Jonathan, Luke e… Adair. Personaggio unico e azzeccato, con un involucro fatto di un’irresistibile bellezza ferina e un animo in cui l’ombra ha da molto tempo soffocato la luce che lo animava. Adair saprà conquistare, nonostante tutto, nonostante il suo ruolo nella storia, i vostri cuori. Non riuscirete ad odiarlo. Vi farà arrabbiare, indignare, digrignare i denti, ma, per qualche strana malia, non riuscirete ad odiarlo. Tutta per lui, per la sua storia personale, sarà una lunga digressione, che ci racconterà come questo zingaro arriverà a incontrare l’immortalità. Oscura, dura e a tratti cruda: crea assuefazione come una droga.
Lenore, come Adair, ha abbracciato l’immortalità perché non sapeva che fare di se stessa, perché viveva nella costante ricerca di qualcosa. Una ricerca in cui ha continuato ad ammassare errori su errori, scelte sbagliate su scelte sbagliate. L’amore, in tutte le sue accezioni più profonde e nelle declinazioni più negative è il collante tra i personaggi: l’amore ossessivo per un uomo, l’amore confuso per tutte le donne e per nessuna, l’amore maniacale per il bello.
Un romanzo diverso dagli altri eppure simile a molti, commistione di generi che vanno ad affondare le proprie radici nel passato e nei trascorsi dell’autrice. Una storia che indaga nei più profondi recessi dell’animo umano e che va a sviscerare la complessità di sentimenti che ne colora la vita.
Scritto con stile ricco e accattivante, mai noioso o banale, Immortal prende per mano il lettore guidandolo in un’approfondita conoscenza dei suoi protagonisti, regalandogli l’illusione di afferrare il mistero dietro all’immortalità che li fa vivere in eterno. Ma solo di mera illusione si tratta, perché la stessa autrice, sul suo sito, afferma che solo con il terzo e conclusivo capitolo The Descent il quadro sarà completo e l’enigma segreto svelato
In definitiva, Immortal è un libro che non posso che consigliare. Alma Katsu, qui al suo esordio, si è rivelata una voce unica e fuori dal coro, con un’opera prima ricca e sfaccettata, lontana dalle catalogazioni di genere. Non un classico Urban Fantasy, non un Paranormal Romance, non un Gotico, non un romanzo storico, ma un po’ di tutti questi generi e anche qualcosa in più. Ultimamente, la moda, ha portato a considerare l’Urban fantasy pubblicato in Italia un genere prettamente femminile e rivolto ad un target di giovani adulti. Ci tengo a precisare che Immortal esce completamente da questa catalogazione. Per stile e durezza di immagini è un libro per adulti, che sicuramente non dispiacerà alla parte maschile dei lettori, che qui troveranno il tema dell’amore privo della zuccherosa declinazione che fa tanto “libri per donne”!
Petit Cadeaux Per celebrare l’uscita di questo straordinario libro, abbiamo pensato di tradurre in esclusiva per Diario di Pensieri Persi il racconto “The Wedding”, legato alla saga, che vi consiglio di leggere dopo aver letto Immortal, perché si inserisce dopo alcuni fatti presentati nella prima metà del libro. A breve potrete anche vedere la nostra videointervista fatta all'autrice nei giorni scorsi durante la sua tappa a Milano. Enjoy!
La festa di matrimonio di Alma Katsu
(Traduzione a cura di Giulia Marengo in esclusiva per Diario di Pensieri Persi)
POTETE LEGGERE L'INTERO RACCONTO QUI“Vai a sellare il tuo cavallo; devi rappresentare la famiglia al matrimonio dei Jacob” ordinò Charles St. Andrew a suo figlio Jonathan, in una tarda mattinata d'autunno.
A Jonathan interessava poco essere spedito in una cavalcata di tre miglia attraverso i boschi per assistere al matrimonio di due persone che conosceva appena. Ma non c'era nulla da fare: la salute di suo padre era tale da non permettergli di lasciare spesso la casa, e sua madre non si sarebbe scomodata per gente come gli Ostergaards.Jonathan portava con sé la pentola dal fondo in ferro scelta da sua madre fra le scorte della cucina, da regalare agli sposi novelli. Era forse un dono troppo generoso per Jeremiah Jacobs e Sophia Ostergaard, ma Jonathan sapeva che la madre era consapevole della loro posizione nella gerarchia della città, e in qualità di famiglia fondatrice ci teneva a mantenere un certo livello di decoro.Era sorpreso che ci fosse una festa nuziale. Jeremiah Jacobs, lo sposo, non era certo conosciuto per essere socievole, e quindi i vicini – che pensavano fosse un peccato che la sposa ottenesse così poco dalla sua unione – si erano messi d'accordo per organizzare una festa in nome della carità cristiana.Mentre si avvicinava, Jonathan scorse lunghe tavolate cariche di vassoi di prosciutto e fagioli bolliti; pane alla melassa con mirtilli, al posto della torta nuziale. Per terra erano state disposte delle assi, e un violinista avrebbe accompagnato le danze.Jonathan appoggiò la pentola fra la misera collezione di regali, poi si recò a portare i suoi rispetti agli sposi. Jeremiah si era infilato i vestiti migliori, anche se non c'erano grossi segni di miglioramento: era un orso d'uomo con un faccione rosso, e l'aspetto di uno che nella vita ha affrontato troppe sfide. Balbettò qualche ringraziamento mentre stringeva la mano di Jonathan, e fu così impertinente da menzionare l'assenza di Charles. Davvero pensava che le sue nozze meritassero la presenza del padre fondatore della città?, si domandò Jonathan.Sophia, la sposa, parlò ancora meno, ma gli trattenne la mano fra le sue, brevemente. Lui cercò di ricordare se l'avesse incontrata prima. Era giovane, ed era un peccato che fosse la sposa di Jacob, ma gli Ostergaard erano poveri e, probabilmente, grati di non averla più sotto il loro tetto.Compiuto il suo dovere, Jonathan si diresse verso i tavoli, pensando che avrebbe fatto un giro fra la folla prima di tornare a casa.Come al solito, percepì gli sguardi appuntati su di sé: accadeva ovunque si recasse, ma non ci si abituava mai. Sapeva che era dovuto al suo ruolo di figlio di Charles ed erede dell'attività di famiglia, il taglio del egname. Un giorno sarebbe stato proprietario di metà delle fattorie della comunità, e l'altra metà sarebbe dipesa dal suo patrocinio per sopravvivere. ...”
The taker trilogy 1. Immortal (The Taker) 2. The Reckoning 3. The Descent