La mia recensione: Quando la violenza si insinua fra le pareti domestiche lascia segni indelebili sulle persone coinvolte, segni che vanno ben oltre le cicatrici sulla pelle e che marchiano a fuoco l’anima. Trovare il coraggio di fuggire dal proprio aguzzino non è facile, rimettere insieme i pezzi dopo averlo fatto è ancora più complicato. L’Allegheny Crisis Center (ACC) si pone l’obiettivo di aiutare le donne, vittime di violenza, in questo percorso di rinascita. In un luogo del genere nessuno si aspetterebbe mai di trovare un uomo che ha quasi ucciso la moglie in uno scatto d’ira, eppure il programma di riabilitazione in cui è stato inserito Logan Crane prevede proprio che presti servizio come volontario presso l’ACC. Se l’idea di sensibilizzare il carnefice ponendolo a stretto contatto con donne che somigliano alla sua vittima non fa una grinza in teoria, nei fatti finirà per creare scompiglio e non solo fra le ospiti del centro. La persona maggiormente turbata dalla presenza di Logan, infatti, sarà lo psicoterapeuta Nick Zales che si ritroverà a essere combattuto fra la forte attrazione fisica che proverà sin da subito nei suoi confronti e la repulsione suscitata dal pensiero che si tratti di un marito violento… probabilmente come suo padre. Non meno critica si rivelerà la situazione per Logan, poiché anche lui si sentirà attratto da Nick, ma a differenza sua non ha mai preso in considerazione la possibilità di essere gay, condannandosi a un’esistenza basta sulla menzogna, tanto da essersi sposato e aver avuto due figlie. L’insolita terapia lo porrà dunque di fronte a una duplice sfida: imparare a gestire la propria rabbia e accettarsi nella sua “diversità”. Romanzo fortemente introspettivo, questo di Felicia Watson, affronta in maniera originale e profonda il tema della violenza domestica, sviscerando le dinamiche psicologiche alla base delle relazioni disfunzionali, e contemporaneamente inserisce in questo contesto il tema dell’omosessualità. I protagonisti, così come i personaggi secondari, hanno tutti storie drammatiche alle spalle e sono accomunati da una voglia di rinascita e riscatto che inevitabilmente, passa attraverso l’accettazione di sé. Ciò vale anche per le donne del centro, Norah, Cheryl e Tish, che per poter ricominciare a vivere in maniera libera e indipendente devono imparare a considerarsi non più come mere appendici degli uomini che le hanno soggiogate, ma come persone dotate di una propria personalità, di aspirazioni e attitudini che attendono di essere espresse. La narrazione, alternando agli episodi in corso di svolgimento le sedute con la terapista Trudy Gerard e numerosi flashback, ci consente di ricostruire i vari percorsi di vita con particolare attenzione per quelli di Logan e Nick. Risaliremo così alla radice della violenza di Logan che trae origine proprio dalla sua omosessualità repressa, e contemporaneamente faremo incursione nell’infanzia di Nick, compromessa dal conflitto irrisolto con il genitore violento. L’incontro dei due uomini e la passione che li travolgerà, contrariamente a qualsiasi previsione, rappresenterà la loro insolita via verso il riscatto. Sarà l’amore, infatti, a fornire a entrambi il coraggio di affrontare i fantasmi del passato e di voltare pagina. Appassionante e passionale, Alla confluenza di due fiumi è un romanzo che commuove e fa riflettere. Ci trascina senza filtri fra gli orrori della violenza domestica, ma con altrettanta efficacia ci cattura nell’abbraccio rassicurante dell’amore che, di certo non può cancellare ma può lenire qualsiasi ferita. Come ci spiega la Watson con una bellissima metafora ‒ che ispira lo stesso titolo del romanzo ‒ l’unione di due anime è paragonabile alla confluenza di due piccoli fiumi che, unendosi, possono crearne un terzo, maestoso, inarrestabile.
Recensione in anteprima: Alla confuenza di due fiumi
Creato il 03 maggio 2015 da Miriam Mastrovito @miriammasLa mia recensione: Quando la violenza si insinua fra le pareti domestiche lascia segni indelebili sulle persone coinvolte, segni che vanno ben oltre le cicatrici sulla pelle e che marchiano a fuoco l’anima. Trovare il coraggio di fuggire dal proprio aguzzino non è facile, rimettere insieme i pezzi dopo averlo fatto è ancora più complicato. L’Allegheny Crisis Center (ACC) si pone l’obiettivo di aiutare le donne, vittime di violenza, in questo percorso di rinascita. In un luogo del genere nessuno si aspetterebbe mai di trovare un uomo che ha quasi ucciso la moglie in uno scatto d’ira, eppure il programma di riabilitazione in cui è stato inserito Logan Crane prevede proprio che presti servizio come volontario presso l’ACC. Se l’idea di sensibilizzare il carnefice ponendolo a stretto contatto con donne che somigliano alla sua vittima non fa una grinza in teoria, nei fatti finirà per creare scompiglio e non solo fra le ospiti del centro. La persona maggiormente turbata dalla presenza di Logan, infatti, sarà lo psicoterapeuta Nick Zales che si ritroverà a essere combattuto fra la forte attrazione fisica che proverà sin da subito nei suoi confronti e la repulsione suscitata dal pensiero che si tratti di un marito violento… probabilmente come suo padre. Non meno critica si rivelerà la situazione per Logan, poiché anche lui si sentirà attratto da Nick, ma a differenza sua non ha mai preso in considerazione la possibilità di essere gay, condannandosi a un’esistenza basta sulla menzogna, tanto da essersi sposato e aver avuto due figlie. L’insolita terapia lo porrà dunque di fronte a una duplice sfida: imparare a gestire la propria rabbia e accettarsi nella sua “diversità”. Romanzo fortemente introspettivo, questo di Felicia Watson, affronta in maniera originale e profonda il tema della violenza domestica, sviscerando le dinamiche psicologiche alla base delle relazioni disfunzionali, e contemporaneamente inserisce in questo contesto il tema dell’omosessualità. I protagonisti, così come i personaggi secondari, hanno tutti storie drammatiche alle spalle e sono accomunati da una voglia di rinascita e riscatto che inevitabilmente, passa attraverso l’accettazione di sé. Ciò vale anche per le donne del centro, Norah, Cheryl e Tish, che per poter ricominciare a vivere in maniera libera e indipendente devono imparare a considerarsi non più come mere appendici degli uomini che le hanno soggiogate, ma come persone dotate di una propria personalità, di aspirazioni e attitudini che attendono di essere espresse. La narrazione, alternando agli episodi in corso di svolgimento le sedute con la terapista Trudy Gerard e numerosi flashback, ci consente di ricostruire i vari percorsi di vita con particolare attenzione per quelli di Logan e Nick. Risaliremo così alla radice della violenza di Logan che trae origine proprio dalla sua omosessualità repressa, e contemporaneamente faremo incursione nell’infanzia di Nick, compromessa dal conflitto irrisolto con il genitore violento. L’incontro dei due uomini e la passione che li travolgerà, contrariamente a qualsiasi previsione, rappresenterà la loro insolita via verso il riscatto. Sarà l’amore, infatti, a fornire a entrambi il coraggio di affrontare i fantasmi del passato e di voltare pagina. Appassionante e passionale, Alla confluenza di due fiumi è un romanzo che commuove e fa riflettere. Ci trascina senza filtri fra gli orrori della violenza domestica, ma con altrettanta efficacia ci cattura nell’abbraccio rassicurante dell’amore che, di certo non può cancellare ma può lenire qualsiasi ferita. Come ci spiega la Watson con una bellissima metafora ‒ che ispira lo stesso titolo del romanzo ‒ l’unione di due anime è paragonabile alla confluenza di due piccoli fiumi che, unendosi, possono crearne un terzo, maestoso, inarrestabile.
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