Il bosco dei cuori addormentatiSanz EstherPiemme Freeway286 pagineIn uscita domani, 17 Settembre 201316,00€
Voto: ★ ★e ½
Clara ha appena compiuto diciassette anni e la sua vita è a pezzi. Non ha mai conosciuto suo padre, sua madre si è suicidata e due mesi dopo è morta anche la nonna che l’ha cresciuta. L’assistente sociale decide di affidarla all’unico parente, zio Alvaro, che vive in un minuscolo paesino in montagna, isolato dal mondo. Victor, giovane studente di veterinaria, la prende sotto la propria ala protettiva e sembra che la vita della ragazza possa trovare un po’ di serenità. Ma un giorno Clara si ritrova in una parte del bosco dove nessuno dovrebbe andare, secondo le leggende che circolano in paese, e dove incontra Rio, un ragazzo bellissimo… È un immortale, un angelo che da oltre cinquecento anni custodisce il segreto del bosco: la fonte della giovinezza. La ragazza si innamora perdutamente del giovane immortale e all’improvviso tutti i nodi vengono al pettine: Victor si rivela per quello che è, un demone che si occupava di Clara solo per tenerla sotto controllo e capire quanto e cosa sapesse. Con l’aiuto di Rio, Clara lo sconfiggerà, ma dopo un dolcissimo incontro d’amore i due ragazzi, disperati, si rendono conto che l’angelo non può sottrarsi al proprio compito né rinunciare alla propria immortalità e sono costretti a separarsi…
La mia Recensione
Se ricordate, ero molto curiosa di leggere Il bosco dei cuori addormentati di quest'autrice spagnola, un romanzo YA paranormal romance dai toni dolci e sensuali, malinconici e speranzosi, con quella solita dose di perenne disperazione di cui si deve circondare un libro del genere per smuovere le acque e rendere la lettura interessante -nessuna vuole una lettura sciatta e priva di emozioni, no? La storia che getta le fondamenta per l'inizio del racconto è la seguente: Clara, una ragazza di diciotto anni, ha perso moltissime cose nella sua vita. Suo padre non l'ha mai conosciuto, la madre si è suicidata e un mese dopo anche la nonna, un'importante figura di riferimento nella sua vita, l'abbandona rapita dalle braccia della morte. Ora, l'unico parente in vita è uno zio con cui Clara ha avuto poco a che fare, quand'era piccola e sua madre era ancora con lei. Ad Alvaro però non importa nulla della nipote, tanto che appena arrivano alla Dehesa, un territorio di pascolo con un torrione che funge da abitazione, Clara annuncia allo zio che preferisce stare lì, in quella sua strana torre di pietra che accanto ospitava il suo laboratorio per marmellate e miele, piuttosto che andare ad abitare con lui a Colmenar, il paesino poco distante.
La Dehesa è anche la proprietà lasciatale in eredità dalla nonna, insieme ad una piccola somma di denaro cui avrebbe potuto accedere al compimento dei diciotto anni. Ma per adesso, ancora minorenne, Clara avrebbe dovuto adattarsi. E non è facile, quando tutto il tuo mondo crolla e ti ritrovi in mezzo al nulla. Soprattutto, per lei così abituata alla città, al rumore della vita moderna, e non di quella della natura che brulica intorno a lei -boschi, prati, laghetti, temporali. Ma non ha intenzione di perdere tempo: sa di dover studiare da sola per diplomarsi al suo ritorno, di poter rimanere in contatto con la sua migliore amica Paula, di avere l'opportunità di pensare al futuro con calma, isolata dal mondo mentre combatte il suo dolore e cerca di rialzarsi. E mentre, fra una cosa è l'altra, fa la conoscenza di Victor, un ragazzo gentile e dal sorriso dolce che nutre fin da subito un evidente interesse per lei, e Berta una ragazza intrepida e spigliata, con cui all'inizio fatica ad andare d'accordo, la pesante cappa di tristezza verrà pian piano sostituita da qualcos'altro. Diversi ritrovamenti susciteranno in Clara il bisogno di risposte, nascoste dietro una porta chiusa a chiave, ma che la porteranno nei più fitti meandri del bosco attorno a lei... dritta fra le braccia di Rio.
Ho iniziato a tentennare fin da subito. Lo stile -semplice, piatto, in certi punti più adatto alla lista della spesa che ad un romanzo- mi ha un po' delusa, soprattutto perché, di conseguenza, non ha dato quel tipo di carattere ai personaggi che serviva a farli vivere fuori dalla carta, ad animarli in quel modo speciale cui siamo abituati, e non limitarsi alla descrizione di qualche figura in piedi su un palco che recita un copione. La protagonista, ad esempio, non aveva spessore psicologico sufficiente per coinvolgermi; come un'automa che si muove per strada eseguendo azioni automatiche, Clara finge spavalderia e costringe lo zio a lasciarla in quella casupola in mezzo al nulla -con motivazioni superficiali, cosa che suggerisce come l'autrice volesse utilizzare quel contesto per dar vita al seguito, senza nessuna logica di base ben approfondita-, per poi frignare e morire di paura il secondo successivo -ed è facile capire quanto proprio la paura giochi un ruolo fondamentale, così da far apparire il tutto come un'altra espediente montato solo per le evenienze. Quando poi incontra Rio, un personaggio che si fa apprezzare per la sua semplicità, nonostante la dolcezza del loro rapporto, avrei voluto sbatterle la testa contro il muro. Credo che Victor e Berta mi siano piaciuti più di lei, e questo la dice lunga. La cosa mi ha un po' infastidita, e speravo che andando avanti sarebbe migliorata.
Fortunatamente, l'ha fatto. Entrando nel vivo della storia, dove altri personaggio fanno la loro comparsa, si delinea quella tipica aura di mistero che circonda le leggende paesane e le reazioni di disagio comune le volte in cui un'estranea come Clara tenta di fare domande. Lei pare essere l'unica in grado di andare fino in fondo alla faccenda senza la reticenza degli altri, col tipico atteggiamento avventuriero e spavaldo di chi non sa ancora cosa c'è in fondo al percorso che ha imboccato. Diverse sono le rivelazioni che l'accompagneranno fino alla fine- sullo zio, la madre, su Victor e Berta, su ciò che c'è intorno alla Dehesa, su quello che Colmenar ha nascosto al mondo fino a quel momento, e tutte le storie che vanno a comporre il romanzo stesso più in grande. Nostalgiche storie d'amore perse nel tempo, l'importante facoltà delle api di fiutare la paura e il dolore, la perfetta bellezza di un giovane destinato a custodire un segreto così grande che potrebbe mettere sottosopra il mondo e divenire uno strumento pericoloso nelle mani delle persone sbagliate. Con tutto questo, la storia aveva buone possibilità di funzionare, ma il modo in cui sono stati utilizzati ciascuno di questi elementi non è stato sufficientemente ottimale da creare un romanzo davvero coinvolgente.
Ci sono alcune note positive -come ho detto, gli elementi erano buoni e mi hanno incuriosita, la minaccia che incombe sui protagonisti è reale e tangibile, e Clara riscopre e accetta il suo passato mentre il presente turbina di confusione, annebbiando il futuro-, ma molte cose mi sono sembrate una forzatura da parte dell'autrice, un modo di disporre gli eventi per facilitarne e velocizzarne il corso come meglio le conveniva, e non con quella logica, quel trasporto, quella fantasia e genialità che a volte lodiamo nei romanzi paranormal. Mi ha dato l'impressione di un romanzo raccontato senza sfondo, spessore, intenzione, una storia impressa sulle pagine troppo in fretta, che se fosse stata modellata e lavorata di più avrebbe potuto evocare reazioni differenti in me, o in quei lettori che magari la penseranno in maniera analoga, in senso positivo. Il finale da un lato innalza un po' il livello del libro, ma per via del medesimo difetto che incorre in tutta la lettura, non sono riuscita ad apprezzarlo. Probabilmente leggerò il second, più per curiosità che per vera passione, se arriveranno a pubblicarlo qui...