Recensione in anteprima: L'ipotesi del male, di Donato Carrisi
Creato il 25 aprile 2013 da Mik_94
Ciao
a tutti, amici! Oggi – approfittando di un giorno di meritata
pausa – la recensione in anteprima di un libro che uscirà il 29
Aprile e di cui vi ho parlato proprio all'inizio del mese. Erano
ormai quattro anni che lo aspettavo: chiuso Il suggeritore era
iniziata l'attesa del seguito. Finalmente, ora, l'ho letto: nuovi
casi da risolvere, nuove emozioni, nuovi dubbi, qualche nuovo
riuscitissimo personaggio. Ringraziando Tommaso, dell'ufficio stampa
Longanesi, per avermi fatto il grande regalo di poterlo leggere in anticipo (anche mio padre ringrazia: ora il libro è tra le sue
mani!), vi lascio la recensione di L'ipotesi del male.Ma tranquilli: non contiene spoiler né su questo, né sul
precedente romanzo. Perciò, buona lettura e, se non ne avete mai
avuto modo finora, recuperate un romanzo del mitico Donato Carrisi: leggere
per credere! A presto, M.
Il
vuoto un giorno comincia a parlarti, e per alcuni più diventare
attraente. Ti regala un indizio e così ti convince che potrai averne
altri. Ma non si può convivere con il vuoto, con il vuoto non si
patteggia. Alla fine sarai tu ad aprirgli la porta di casa, come
fosse un amico che vuole solo aiutarti. Quello entra e comincia a
razziare ogni cosa.
Titolo:
L'ipotesi del male
Autore:
Donato Carrisi
Editore:
Longanesi
Prezzo:
€ 18,60
Numero
di pagine: 420
Data
di pubblicazione: 29 Aprile 2013
Sinossi:
«Hai mai desiderato scomparire?» C’è una sensazione che tutti,
prima o poi, abbiamo provato nella vita: il desiderio di sparire. Di
fuggire da tutto. Di lasciarci ogni cosa alle spalle. Ma per alcuni
non è solo un pensiero passeggero. Diviene un’ossessione che li
divora e li inghiotte. Queste persone spariscono nel buio. Nessuno sa
perché. Nessuno sa che fine fanno. E quasi tutti presto se ne
dimenticano. Mila Vasquez invece è circondata dai loro sguardi. Ogni
volta che mette piede nell’ufficio persone scomparse – il Limbo –
centinaia di occhi la fissano dalle pareti della stanza dei passi
perduti, ricoperte di fotografie. Per lei, è impossibile dimenticare
chi è svanito nel nulla. Anche perché la poliziotta ha i segni del
buio sulla pelle, come fiori rossi che hanno radici nella sua anima.
Forse per questo Mila è la migliore in ciò che fa: dare la caccia a
quelli che il mondo ha dimenticato. Ma se d’improvviso alcuni
scomparsi tornassero con intenzioni oscure? Come una risacca, il
buio restituisce prima gli oggetti di un’esistenza passata. E poi
le persone. Sembrano identici a prima, questi scomparsi, ma il male
li ha cambiati. Alla domanda su chi li ha presi, se ne aggiungono
altre. Dove sono stati tutto questo tempo? E perché sono tornati?
Mila capisce che per fermare l’armata delle ombre non servono gli
indizi, non bastano le indagini. Deve dare all’oscurità una forma,
deve attribuirle un senso, deve formulare un’ipotesi convincente,
solida, razionale… Un’ipotesi del male. Ma per verificarla non
c’è che una soluzione: consegnarsi al buio
La recensione
“A
volte, se conosci il nome del demonio, basta pronunciarlo e lui ti
risponderà.” Appollaiato su un cavo dell'alta tensione,
in alto, sopra le nostre teste, un corvo – le piume nere come
l'onice - osserva. Gli occhi, due piccoli bottoni traslucidi,
perennemente accorti, si nutrono degli squarci di caos che si
allungano sotto le sue zampe rapaci. Sotto il filo rigido che
sostiene le sue ossa leggere, sotto il cielo di un Dio assente e di
un'avanzata di nuvole temporalesche, un mare di ombrelli neri stretti
intorno a una bara, i flash della stampa, gli intrighi dei nastri
gialli della scena del crimine, il gelido bagliore dei tavoli
autoptici che verranno, l'oltraggio sacrilego di un uomo che uccide
un altro uomo.Lassù
sente tutto: le supposizioni infinite dei mass media, gli inevitabili
cenni al terrorismo, ogni ipotesi pronunciata. E vede tutto: i
colpevoli e le vittime, l'esplodere della violenza e il tempestivo
arrivo della Giustizia. Di fronte, vede perfino i due giganti che, su
un cartellone pubblicitario, sorridono felici davanti alla loro nuova
casa nel loro nuovo quartiere dei sogni. Si tratta di un sorriso
grottesco, fortemente stridente con tutto il resto.Poi
spicca il volo su una città che – corrotta, marcia, inquietante,
finta – è una Gotham City senza nome in cui non c'è nessun eroe
mascherato che impartirà le giuste punizioni. Una Gotham City in cui
i manicomi e le carceri hanno lasciato che tutti i loro pazzi
scorrazzassero liberi per le strade. Il corvo vola e si intrufola in
una casa isolata, dalle luci sempre spente: le finestre sono state
lasciate aperte solo per lui. Non si poggia su un trespolo, ma sulla
spalla dell'uomo seduto al buio. Un uomo ormai irreperibile da alcuni
giorni, che, sparito dal web e dalla sua cerchia di amici, in cerca
di calma e ispirazione, se ne va in giro per obitori. Il
volatile gli avvicina il becco alle orecchie, sussurra i suoi
segreti. Donato Carrisi – cantastorie, eccellente romanziere,
cantore della cronaca – tradurrà i suoi versi gracchianti in un
canto delicato e macabro. Dopo quattro anni, validamente intervallati
da due graditissimi romanzi, lo scrittore pugliese torna a cantare
del mondo del Suggeritore e
della sua prima, insostituibile, vera musa: Mila Vasquez.
“Mila
Vasquez conosceva bene il richiamo del buio. Danzava con le ombre dal
giorno in cui era nata.” In
L'ipotesi del male, la
poliziotta ha finalmente imparato i passi giusti e, nel buio, balla
strettacuore a cuore col buio; caccia fantasmi, bambini
inghiottiti dal bosco carnivoro di una fiaba cattiva; caccia quella
felicità non contemplata in una vita-non vita come la sua.Ha spento
l'interruttore dei sentimenti già da piccola. Non prova empatia per
nessuno, non sente niente. Solo la rabbia che il suo lavoro le
procura e il dolore che lei stessa infligge al suo corpo androgino.
Soprattutto, ha allontanato da lei una verità impensabile e grande:
perché no, continua a dirsi che dal Male non potrà mai nascere
il Bene. “L'amore
contamina tutto con il ricordo, si diceva. L'amore è una
radiazione.”
La
chiamata del dovere la raggiunge perfino nel Limbo, l'angusto ufficio
delle persone scomparse in cui ha deciso di passare il resto dei suoi
giorni da sbirra - circondata da una parete di foto e volti
sterminata come il Muro del Pianto, tra “vivi che non sanno di
essere vivi e morti che non possono morire”: i dormienti. Identità
perdute e un Missing scritto sotto, in calce. Il nuovo incubo della
città si fa chiamare Kairus, Il Signore della Buonanotte.
Gioca con la polizia, lasciando indizi nell'essenziale linguaggio
delle tenebre. Mila, che con le stesse tenebre ha stretto un duraturo
sodalizio di sangue, è chiamata a fare da interprete. E, pur non
essendo alla ricerca di un amico, la sua solitudine si troverà a
combaciare alla perfezione con quella di Simon Berish, un reietto
come lei. Qualcuno di cui, dopo tanti anni, fidarsi; con cui
condividere gli incubi rimasti intrappolati, con l'alba ormai
sopraggiunta, in unAcchiappasogni. Insieme, saranno i
protagonisti assoluti di una macabra caccia al tesoro guidata dalle
ombre, in cui, tappa dopo tappa, omicidio dopo omicidio, la morte
apparirà loro in tutta la bellezza e l'orrore dei suoi mille volti.
I dormienti, infatti, si stanno svegliando; gli scomparsi stanno
riapparendo...La
struttura del caso, già collaudata in Il suggeritore e
Il tribunale delle anime, è
simile a quella dei serial americani, costituiti da foreste
sterminate di episodi e da intrecci necessari come spirali di DNA
aggrovigliate tra loro ad elica. E' il DNA ad essere la base di
individui che, dopo nove mesi di gestazione, avranno gli stessi
tratti somatici dei genitori, dieci piccole dita delle mani e dieci
piccole dita dei piedi, due occhi svegli, un cuore che pompa vita. Piccoli individui perfetti. Come perfetto è un intreccio che, con i
tratti ereditari dei romanzi che l'hanno preceduto, si basa sempre su
enigmatici nodi, ma di periodi e lettere.Per
ogni vittima c'è un colpevole, per ogni colpevole c'è un filo che –
attraverso l'oscurità più fitta – conduce tutti a un unico, misterioso
mandante dal nome evocativo e spaventoso.Ma,
al contrario che in TV, le vittime non sono semplicemente fantocci
scomposti e disarticolati, abbandonati a terra e con il contorno
rimarcato da strisce di gesso bianco, sul sangue e il cemento. Tra un
capitolo e l'altro si aprono come dei virtuali fascicoli: ci sono
immagini, informazioni, storie. Ritratti pieni di umanità e perizia
di coloro che - prima di essere vittime qualsiasi, semplici casi -
erano persone. Mamme, papà, figli di qualcuno che li aspetta ancora.
In una prosa consapevole, discorsiva, elaborata e tagliente,
l'autore, quindi, rielabora personalmente rovine, voci e drammi che a
stento occuperebbero un trafiletto di giornale o cinque minuti scarsi
in un reportage televisivo. Significativa continua ad essere
l'ambientazione imprecisata, non contemplata dai radar, non segnata
dai ticchettii degli orologi e dal frusciare dei calendari; rifugio
di una variegata congerie di personalità dai cognomi
italo-americani, anglosassoni, greci, spagnoli. E' il simbolo che il
male – quello puro, vero, che ti divora l'anima e ti succhia il
sangue nelle vene – può raggiungerti ovunque. Sempre. Finalmente
mio dopo un'attesa durata anni, ho letto il tanto sperato ritorno di
Carrisi mosso da sentimenti differenti. All'inizio ero certo l'avrei
divorato, poi ho scoperto il piacere di centellinarlo poco alla
volta. Di leggerlo piano e meglio, come se, voluminoso e ricco com'è,
dovesse non finire. Fatto strano, trattandosi di un thriller: il
mistero e la curiosità, in un buon giallo, sono soliti andare di
pari passo. Io ero curiosissimo, tremante d'eccitazione per un
epilogo sempre più imminente, ma, giunto ai piedi di uno scantinato
che scende sotto terra, all'inferno, non ero più così desideroso di andare avanti.Da
lì in poi, avrei dovuto proseguire da solo. Senza i personaggi –
vecchi e nuovi – che avevano cacciato le tenebre per me. La
scrittura dell'autore aveva saputo rendere irresistibile perfino
l'arcano e, soggiogato dal suo fascino, non potevo temporeggiare.
Ma
l'epilogo non era serrato in uno scantinato, bensì in una soffitta: ciò
presuppone tirare una cordicella penzolante, fare un passo avanti e
salire, esposti completamente a un pericolo crescente. Perché il
male è un'ascesa continua, un'ipotesi incontrovertibile, un brivido
che ti si incolla alla pelle per non mollarti più. I capitoli finali
hanno la velocità di un proiettile sparato diritto in fronte:
raggelanti, infallibili, ti pietrificano senza darti il tempo di evitare il colpo.Ma
non ci sono inseguimenti, bagni di sangue, sparatorie all'americana. Si ritorna alle paure inconsce, primigenie, infantili: alle nenie
assillanti, alle confidenze bisbigliate a inquietanti bambole dagli
occhi morti, a mostri nascosti sotto il letto e ad amici immaginari
che – forse sì... forse no - sono solo frutto dell'immaginazione
dei più piccoli.Un romanzo consigliato
non solo a chi, insieme a me, ha pregato per un degno seguito del
Suggeritore, ma anche a chiunque voglia leggere un thriller di
matrice internazionale, sebbene col certificato di provenienza
rigorosamente italiano. Per fare un salto tra le righe del creatore
di quel secondo Inferno – dopo quello di Dante - che mezzo mondo ci
invidia, ma che solo noi abbiamo: un nome che è garanzia di un
intrattenimento sublime, di thriller impeccabili e di finali che ci
fanno stare male e che, sedimentandosi nei ricordi, diventano
rabbiosamente indimenticabili. Donato Carrisi è dannatamente bravo:
un narratore dal talento contagioso e dirompente, un giornalista
mancato con la vena artistica di uno scrittore, un analista che
conosce i desideri e le fobie dei suoi lettori e che – sadico,
dispettoso, onnipotente - si diverte a realizzarli e a sconvolgerli.
Un traghettatore di anime. Un spacciatore di adrenalina, ossessione,
angoscia, segrete dipendenze. Ed ha vinto ancora, tenendomi in scacco
proprio come era accaduto la prima volta che ho conosciuto
l'irresistibile abisso delle sue storie. Mi dico che
l'attesa non durerà altri quattro anni.Aspetto.
Ancora in compagnia di un buio che è diventato consolante, quasi
familiare. Accenderò la luce presto. Magari tra un po'..
Il
mio voto: ★★★★★
Il
mio consiglio musicale: Muse – New Born
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