Come saprete, o forse no, il 28 c'è stata la conferenza con la Niven -autrice di Raccontami di un giorno perfetto uscente oggi nelle librerie!-, a cui alcune blogger fortunate hanno partecipato. Avrei dovuto essere fra quelle, ma abitando al sud e non potendo permettermi un viaggio fino a Milano con uno schiocco di dita come avrei voluto, tutto ciò che ho fatto è stato seguire l'intervista da casa -e tramite infiltrati, lo ammetto.
Motivo per cui ho alcune sorprese per voi! Non snobbatemi e tenete il link del blog a portata di clic!
Jennifer Niven
DeAgostini
427 pagine
In uscita 31 Marzo 2015
14,90€
Acquista qui: cartaceo
Trama: È una gelida mattina d’inverno quella in cui Theodore Finch decide di salire sul tetto della scuola solo per capire che cosa si prova a guardare di sotto. L’ultima cosa che si aspetta però è di trovare qualcun altro lassù, in bilico sul cornicione. Men che meno Violet Markey, una delle ragazze più popolari del liceo. Eppure Finch e Violet si somigliano più di quanto possano immaginare. Sono due animi fragili: lui lotta da anni con la depressione, lei ha visto morire la sorella in un terribile incidente d’auto. È in quel preciso istante che i due ragazzi iniziano a provare la vertigine che li legherà nei mesi successivi. Una vertigine che per lei potrebbe essere un nuovo inizio, e per lui l’inizio della fine… Un romanzo straordinariamente toccante. Una storia che spezza il cuore in tutti i modi possibili.
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"Trascurabile senso di ineluttabile catastrofe."Erano mesi che non leggevo un libro con tanta foga. La Niven è riuscita a regalarmi questa possibilità in 427 pagine di pure parole, e nessun libro merita di essere letto in questo momento come Raccontami di un giorno perfetto.
"You make me lovely, and it's so lovely to be lovely to the one I love."
Di cosa parlare? Della storia, di Finch, di Violet, di entrambi? Sono un po' in difficoltà, lo ammetto, fresca di lettura e con qualche scia di lacrime ancora fastidiosamente pizzicante sulla guancia.
Non farò spoiler, e allora mi limiterò a dire quanto bello sia il titolo originale, All the bright places, e ora che ho finito mi riempie di malinconia; o quanto altrettanto evocativo sia quello italiano, calzante e poetico come lo stile dell'autrice, una melodia senza parole che parla da sé.
(credo sia la prima volta che la la traduzione italiana mi sembri meritevole, ma il pensiero di rileggerlo in lingua rimarrà fisso finché non ci riuscirò).
E dunque.
All the bright places non è una storia d'amore nella più immediata delle definizioni che la nostra mente ci propone. Sa di sole, di pioggia, di aria, di libertà e claustrofobia, di gioia e di dolore, sa di vita. Non importa quanto meglio o peggio approfonditi siano i temi, perché è un romanzo che vibra di energia!
Ha il gusto dolce-amaro delle parole nero su bianco, la marcia dell'avventura fra le righe, e in macchina, a piedi, in bicicletta o fra quattro mura che sia, si tratta di una storia on the road tanto nel buio di un armadio quanto nei posti più improbabili, che supera tutti i limiti di velocità e poi sterza, rallenta, frena.
E' un romanzo che non ha una trama, ma dei personaggi. Sono loro a raccontare la storia, e non la storia a comprenderli in essa. E non ne ho mai incontrati di così amabili e sfaccettati.
Finch è un ossimoro: non lo sfigato che trova redenzione sociale, né il badboy che fa perdere la testa al dolce agnellino di turno, ma un ragazzaccio dal cuore giocosamente astioso, che salta sul suo piedistallo da fenomeno da baraccone ed è una sorta di leggenda tenuta a distanza da tutti. Finge di essere stupido, le sue trovate sono strambe e apparentemente privo di senso, ma è furbo, abbacinante, nonostante il suo temperamento focoso e sostenuto gli impedisce di andare d'accordo con chiunque, persino se stesso. Ciò lo rende strano, ma complesso e, prima che ci si possa accorgere della cosa, interessante.
Adoro l'occhio critico e alternativo con cui Finch guarda il mondo -soprattutto il sarcasmo tagliente con cui fa affondare la scuola, il mondo e tutto ciò che ci sa dentro-, e credo sia questo il motivo per cui mi c'è voluto un po' per intrecciare la mia mente a quella di questo personaggio; una volta fatto, non c'è stato verso di staccarmene. Lentamente, e poi tutto di colpo, senza dare nulla di lui per scontato, Finch ha iniziato a piacermi.
E' pieno di consapevolezza del mondo, di ciò che lo circonda... forse troppa. In questo nasce il ragazzo estremo che tutti ammirano e da cui tutti si tengono alla larga, e le sue motivazioni sono strane, ma molto più realistiche di qualsiasi "passato oscuro" si possa vaneggiare in romanzi di questo genere. Cerca di restare a galla quando il suo cervello vorrebbe solo sprofondare, dormire, e allora Finch vuole rimanere sveglio. E' come un poeta eccentrico, che ha bisogno di mettere la sua firma su ogni cosa, di fare cose spettacolari, di combattere la monotonia. E' un personaggio ambiguo, si muove sul suo palcoscenico con familiarità, in modo esilarante, teatrale; è la satira della sua vita, sono i suoi dietro le quinte a dare forma al Finch che colpisce il cuore del lettore. A quel punto si inizia a capire quanto non sia poi cosi indifferente a quel che gli capita, che lo rende diverso. Siamo così occupati ad ammirare tutte le maschere che Finch vuole mostrarci da imbatterci nel vero lui quasi per caso.Con un personaggio maschile così, ti aspetti si innamori con stile, in modo esilarante, e lo fa, fedelmente alle aspettative. L'impertinenza dei suoi sentimenti è quasi comica, affascinante, sicuro di sé e al contempo impacciato e simpatico.
Ma Violet sa come reggere il gioco. Lei è Sveglia, lei è vita, anche se ha rinchiuso le sue capacità dentro la scatola delle Circostanze Attenuanti per la morte della sorella. Lei è immobile, lascia che tutto le scorra intorno senza guardare nulla, mentre Finch è pura, disperata iperattività, e l'uno aiuta l'altro a muovere i passi necessari per scavalcare il cornicione in dentro, tornare al sicuro, lontano dalla torre.
Violet è un misto di rabbia e desideri, e Finch fa uscire fuori tutto ciò che lei reprimeva, permettendo agli altri di trattarla come un cucciolo spaventato. E' forte, e determinata, non si limita a rialzarsi: lei salta, e afferra idee, persone, ritrova la sua andatura, cammina velocemente e non si ferma.C'è stato un momento in cui la leggera aura di spensieratezza della storia si è dissolta come nebbia quando spunta il sole, e piccoli, invisibili particolari hanno preso forma. Le vite di Finch e Violet sembravano sospese su un limbo, in attesa di qualcosa, e per buona parte il resto dei personaggi sono solo un contorno sfocato che mette in risalto la loro unicità.
Il romanzo, però, nella mia mente aveva il ritmo irrequieto e incontrollabile tipico di Finch: corre, corre, passeggia, rallenta, corre ancora, e corre con lui senza fermarsi, schiantandosi nel finale.
C'è così tanto fra queste pagine. Una dimensione intima così densa, poi tesa, che temevo il momento in cui sarebbero arrivate le scosse, in cui si sarebbe spezzata. Sospetto che in lingua originale sia una gioia per la mente, perché la traduzione riprende una poeticità alternativa, in prosa ma con la musicalità dei versi, che mi ha letteralmente stesa. Trascurabile senso di ineluttabile catastrofe -impending, weightless doom-, un verso così pieno di significati sparpagliati che vorresti leggerlo da solo, gustarlo come un lecca lecca.
E' un libro che parla di crescita, e di maturazione, di paure e angosce e giorni perfetti e della soggettività con cui affrontiamo il dolore, ma è anche una dolcissima, sentita denuncia di un tema che va preso con le pinze e affrontato di petto, senza voltare lo sguardo. La delicatezza della Niven contrasta la sfrontatezza di Finch e l'esitazione di Violet e porta su carta parole consapevoli, vispe, vive, in un concerto affascinante e straziante di emozioni che ho ascoltato tanto con le orecchie quanto con il cuore.
Non so come rendere il mio giudizio oggettivo, perché questo libro è molto più personale di quel che potessi anche solo sospettare. So di cosa parla Finch, so cos'è il Grande Sonno, so che non è facile uscirne; so, che per tirarti fuori hai bisogno di un appiglio, qualcosa di abbastanza solido da non scivolare sotto le tue dita quando ti ci aggrappi con tutto il tuo peso.
C'è più di me in Finch di qualsiasi protagonista a cui mi sia mai legata, perché l'ammirazione che provavo per lui, per la sua particolarità, da lettrice esterna, si è trasformata in consapevolezza. Per questo il finale non è stato imprevedibile, l'ho sentito vibrarmi nelle ossa fin dalla prima, lieve incrinatura. Questo non ha reso l'impatto meno intenso.
Raccontami di un giorno perfetto è uno di quei libri per i quali, quando finisci, hai bisogno di prendere le distanze da tutto ciò che è fatto di carta e inchiostro, di esseri umani e socialità -come una storia d'amore finita male che ti impedisce, per un po', di rimettere in carreggiata il tuo cuore.
E sono perfettamente conscia che in questa recensione non troverò mai il modo di esprimere pienamente l'incanto che questo libro è per me, ma va bene così. Voglio tenerlo gelosamente con me fin quando potrò.
Non c'è altro di cui discutere, ★ ★ ★ ★ ½ !! Fate un favore al vostro cuore e leggetelo!