Kerstin GierCorbaccio324 pagineIn uscita 6 Febbraio 201416,40€Acquista qui: cartaceo e ebook
★ ★ ★ e ½
Un libro misteriosoUna porta magica
Un sogno incredibilmente reale
Trama: Porte con maniglie a forma di lucertola che si spalancano su luoghi misteriosi, statue che parlano, una bambinaia impazzita che si aggira con una scure in mano… I sogni di Liv Silver, quindici anni, negli ultimi tempi sono piuttosto agitati. Soprattutto quello in cui si ritrova di notte in un cimitero a spiare quattro ragazzi impegnati in un inquietante rituale esoterico. E questi tipi hanno un legame con la vita vera di Liv, perché Grayson e i suoi amici sono reali: frequentano la stessa scuola, da quando Liv si è trasferita a Londra. Anzi, per dirla tutta, Grayson è il figlio del nuovo compagno della mamma di Liv, praticamente un fratellastro. Meno male che sono tutti abbastanza simpatici. Ma la cosa inquietante – persino più inquietante di un cimitero di notte – è che loro sanno delle cose su Liv che lei non ha mai rivelato, cose che accadono solo nei suoi sogni. Come ciò possa avvenire resta un mistero, esattamente il genere di mistero davanti al quale Liv non sa resistere…
Credo che Kerstin Gier abbia un'ossessione per i topi, per il cognome Peregrin e i nomi pomposi. Dovevo avvisarvi. In ogni caso, ero elettrizzata all'idea di leggere questo libro! La fantastica scrittrice di cui sopra torna alla carica con una nuova, promettentissima trilogia paranormal romance e io non me la sarei di certo persa, per nulla al mondo! Non avrei mai creduto di poter leggere così presto qualcosa di suo, e invece dopo quasi due anni -Green usciva il 9 febbraio, ricordate?- rieccoci qui, con un volume di centinai di pagine fra le mani, a scorrere parole e capitoli nella speranza di ritrovare lo stile avvincente e tanto intrigante che ricordiamo. In Silver, quell'ambiguo sarcasmo a cavallo fra divertimento e critica permane non solo l'intera storia, ma anche la sua interessantissima protagonista. Liv è una liceale, ha una sorella minore di nome Mia, una balia che è un po' una seconda madre (Lottie) e un cane, un insana propensione verso ciò che di più bizzarro si può fare, dire o pensare, e una grande passione per i segreti e i misteri, cose che me l'hanno resa subito simpatica. Liv e Mia hanno affrontato il divorzio dei genitori, milioni di trasferimenti e traslochi e una vita senza radici ne affetti stanziali, solo scuole diverse ogni anno e ogni anno luoghi diversi in cui abitare. Londra è il capolinea, per entrambe, un sogno ad occhi aperti in cui potranno stabilirsi con la madre e vivere finalmente la loro adolescenza. L'inconveniente -perché, naturalmente, non avrebbe potuto semplicemente andare tutto bene, per una volta-, si chiama Mr. Spenser -okay, è Ernest, ma non voglio dargli tutta questa confidenza-, ed è il nuovo fidanzato della madre di Liv e Mia, ma anche il dardo che infrange il desiderio che aveva già preso forma nelle loro testa dal momento in ci erano salite sull'aereo dirette alla loro nuova casa. Con niente di più di una nota indolente e una scrollata di spalle, la madre le iscrive in una nuova scuola e consegna loro una notizia bomba, inattesa, perfetto carburante per l'ira e la delusione che le due giovani provano verso la madre: andare a vivere con Mr. Spenser e i suoi due figli gemelli, un maschio e una femmina. In tutto questo, chiederete voi, qual'è la nostra consolazione? Bene, la nostra consolazione, cari lettori, è che fortunatamente l'autrice ha una certa ossessione per i bei ragazzi. Sono quattro
La partenza schietta, divertente ed evocativa, abbastanza da mettere le cose in chiaro nello stesso momento in cui il lettore le legge per la prima volta, attira l'attenzione mantenendola ad alti livelli finché, poco dopo, qualcosa di altrettanto originale mette in moto gli eventi. Che eventi! E pensare che tutto comincia con sogni tanto casuali che quasi non ci facevo caso, sul punto di dimenticare quale fosse il tema principale del romanzo. Ma in questo scenario da Alice nel Paese della Meraviglie, la fantasia dell'autrice è emersa in tutti i suoi colori, vale a dire in tutte le più assurde forme di stramberia. Ridevo una pagina si e una no!, fra porte, maniglie a forma di lucertola, statue grassocce, corridoi insoliti e passaggi poco chiari, gatti con le budella di fuori, cimiteri e intenti non così ovvi e intuibili, là dove la pacata ironia di Liv si scontra con il cipiglio sostenuto e perplesso dei quattro ragazzi che appaiono nei suoi sogni. Ovviamente la vena adorante di complotti ed enigmi che risiede in Liv emerge prepotentemente gettandola in una vera caccia alla soluzione, con tanto di appunti e considerazioni alla Sherlock Holmes. La notte diventa un labirinto all'interno del quale accadono le cose più strane, dove Liv incontra persone che non conosce, ritrovandosele a scuola il mattino dopo, e sente nomi e dettagli sconosciuti alla sua mente, ma stranamente precisi. Con il suo spirito fiero e inviperito, Liv indagherà al meglio delle sue possibilità accostandosi sempre di più al gruppo di ragazzi più ambiti della scuola, il suo interesse specchio riflesso del loro nei propri confronti, anche se ancora non sa quanto di vero ci sia nel suo subconscio la notte. Apparentemente somigliano quasi ad un setta satanica, ma è tutto troppo bislacco -in senso buono, credo- ed esilarante per sembrare un film dell'orrore. Eppure, pian piano mi accorgevo che, tra un sorriso e una risata, una sorta di nebbiolina minacciosa si espandeva all'interno della storia, affiancando sfumature più cupi e incomprensibili ai vaghi tentativi di Liv di scongiurare quegli avvertimenti sottili con delle battute -spesso non volute. L'idea di demoni, desideri nascosti e patti di sangue definiranno pericoli che all'inizio appaiono solo irrazionali e facili da deridere. Fra una serie di esilaranti intrecci e imprevisti, Liv deve mettere da parte la sua infallibile logica e trovare una spiegazione in qualcosa di ben più astratto e impossibile... forse non così tanto impossibile, dopotutto.
Considerazione personale numero uno: okay gente, la questione è la seguente: non si può assolutamente negare che i fantastici quattro, qui, siano, appunto, fantastici, e sono sicura che volete sapere anche qualcosina in più su questo quartetto così incredibile. Ci sono Jasper e Henry con i loro atteggiamenti aristocratici, sebbene Jasper li mostri con più schiettezza e allegria di quanto non faccia il serioso, ed enigmatico
Considerazione personale numero due: Liv è uno spasso, intraprendente com'è e senza peli sulla lingua. Equilibra momenti in cui suscita il mio divertimento ad altri in cui la dedizione verso ciò che sta accadendo nei suoi sogni è tanto intrigante che non potevo distogliere lo sguardo dal libro nemmeno volendo. E' inarrestabile, anche di fronte ai pericoli -specie quelli che non vede-, troppo curiosa e appassionata per pensare anche solo di fermarsi. Ho apprezzato moltissimo questa protagonista, ma nonostante la sua propensione al sarcasmo leggero sia qui precisa e ben piazzata, a volte mi è sembrata un po' una forzatura, rispetto alla naturalezza con cui l'autrice -e Gwen- ne faceva uso nell'altra trilogia.
Considerazione personale numero tre: qualcosa, in questo libro, non ha funzionato a dovere. Per tutta la lettura ho avuto la sensazione di guardare immagini opache e sfuocate, cambi di atteggiamento troppo improvvisi e poco descritti, indagini un po' campate in aria che giungono alla conclusione giusta senza un adeguato intermezzo. Insomma, poco si capiva sul come, quando, perché si era arrivati in un certo punto e con certe ipotesi in mente, dato che i collegamenti tanto ovvi alla protagonista nella mia testa non funzionavano altrettanto bene. Okay, tutto ha un senso, questo non lo nego, ma certi punti, a mente lucida, mi risultavano caotici e balzavano agli occhi troppo bruscamente. Ed è un vero peccato, perché la storia funziona a meraviglia ed è intrigante, i personaggi sono carinissimi e mi ci sono affezionata davvero. Potremmo imputare questi piccoli difetti all'etichetta di primo libro, ma parlando di Kerstin Gier questa scusa suona un po' debole, dato che Red era stato sorprendente sotto ogni punto di vista. La stessa parte romance del libro mi è parsa un po' campata in aria; carina si, emozionante pure, ma non abbastanza da meritarsi lacrime di gioia. E' come se nel ricorrere al proprio stile fresco, divertente e stravagante, la Gier si fosse concentrata un po' troppo nell'emulare l'atmosfera frizzante e travolgente avvertibile nei suoi precedenti romanzi, senza esserci riuscita totalmente. Tuttavia non si può negare la più spiccata autonomia della Trilogia dei Sogni, evidente nei personaggi, simili ai loro predecessori eppure diversi per aspetto, carattere, segreti e ambizioni, e nella storia stessa. In realtà ho sorriso di fronte al suo ricorrere a piccoli dettagli già incrociati nella storia di Gwenn e Gideon. Solo, ecco, non con lo stesso trasporto che speravo avrei provato.
Ma questo ci porta alla considerazione personale numero quattro: l'idea dei sogni è geniale. L'interpretazione del subconscio è un pallino mentale che ho da un sacco di anni, e che da altrettanto tempo mi riprometto di approfondire. Perciò ero davvero curiosa di scoprire il modo in cui la Gier aveva affrontato la faccenda,. Padroneggia l'argomento modellandolo alla propria trama con leggerezza e intensità, arricchendo il tutto con intriganti stereotipi adolescenziali -la Gier ha proprio un'ossessione per i romanzi in costume- che, non essendo del tutto banali, rendono l'intero mistero di gran lunga più intrigante. L'unica lamentela che mi permetto di avanzare è quella della mancanza di approfondimenti. Questo aspetto del romanzo mi ha un po' delusa, perché davvero mi aspettavo qualcosa di più. A parte questo, ho adorato il modo in cui i personaggi si accostano ai misteri del loro patto con il demone, come lo scoprono e lo affrontano, come si alleano e come proseguono.
Per dirla breve, Silver è un esperimento riuscito, certamente, ma non al massimo delle sue potenzialità. In un certo senso è tutto più definito e maturo, ma avrei preferito sapere molte altre cose in questo primo capitolo, insieme ad un migliore delineamento della storia. L'autrice ha dimostrato ancora una volta uno sguardo attento verso ciò che circonda i suoi personaggi, e la vena ironica, pungente e un po' bonaria, ma non per questo poco efficacie, che a volte ricorda i toni delle satire latine -ve lo dico perché sto studiando Orazio, e alla mia prof piacerebbe sapere che uso paragoni simili anche nella mia vita al di fuori della scuola-, è un tratto distintivo della Gier, come avevamo avuto modo di vedere già dal capolavoro ottimamente riuscito che è la Trilogia della Gemme. Fra pietre preziose, bei vestiti e viaggi nel tempo, ne abbiamo viste di tutti i colori -abbiamo riso e pianto e amato ogni emozione di quella serie, io sicuramente. Ma stavolta, il salto avviene non fra un'epoca e un'altra; ciò che qui si costruisce mattone dopo mattone, è un limite che separa la realtà dal mondo onirico, un posto magico e piena di possibilità, ma non per questo meno insidioso.