Recensione: "It Follows"

Creato il 09 giugno 2015 da Giuseppe Armellini

presenti spoiler
Dopo quasi 2 mesi un horror...
Vedi la prima scena di It Follows, con lei che corre con i tacchi per strada, e poi nel prato, poi rientra
in casa, poi esce di nuovo e ancora quei tacchi, che ne senti il rumore, il rumore, una delle più belle cose che il cinema horror può raccontare, e  poi prende la macchina e te la ritrovi là, in mezzo alla spiaggia, in un'inquadratura talmente bella che così, a inizio film, ancora non sei pronto per vederla, e poi ascolti i suoi saluti finale e poi vedi l'orrore.
Vedi la prima scena e capisci che ancora di gente che sa costruire scene ce n'è, che registi che sanno usare rumori, inquadrature e suggestioni ce ne sono.
E bastano solo altri 10 minuti per capire che sto David Robert Mitchell c'ha il fuoco della regia dentro.
In realtà It Follows non è solo questo, non è solo questa tremenda cura per il dettaglio scenico e per l'atmosfera, ma parecchio altro.
Intanto è un omaggio incredibile agli slasher settantiani, ma talmente ben fatto e "moderno" che più gli si avvicina più sembra discostarsene. Ma quella musica, quei viali, quelle soggettive, quel malessere sono Halloween puro, che se chiudi gli occhi ogni tanto rischi addirittura di confonderli.
Probabilmente tanti penseranno che la genialata di It Follows sia in quell'antropomorfizzazione della malattia, in quel verbo, "trasmettere" così perfetto in questo caso, e in quella metafora tra la morte che ti cresce dentro ma te pensi che invece sia qualcosa di esterno.
E sì, è geniale.
Ma il merito più grande, e lo capisci sin dal titolo, sta in nell'aver reso "storia" uno dei topoi horror più inquietanti, quello della soggettiva, quello del sentirsi osservati, quello dell'esser seguiti. Eravamo abituati al fatto che tutto questo fosse una "tecnica" del film o un modus operandi dell'assassino. Qui no, qui l'osservare e seguire è personaggio a sè, qualcosa che c'è anche quando non c'è. Ed è questa la carta vincente di un horror che non so se faccia paura, ma certo crea un certo malessere in più di un'occasione per questa sua maniera così originale, pur essendo derivativa, con cui ti mostra le cose.
Colonna sonora disturbante, rumori perfetti, inquadrature suggestive e altre, specie nei dettagli, maniacali (penso ai toast o ai fili d'erba nel braccio). E una tematica davvero tosta, forse non sviscerata nella maniera migliore possibile ma frutto di una grande intuizione.
Certo, non siamo davanti ad un capolavoro che le cose sbagliate ci sono, eccome. Ad esempio il comportamento di "loro" più di una volta sembra essere incoerente (le porte non le aprono ma le finestre sì, nella spiaggia un colpo in testa non li uccide ma nella piscina pare di sì, a volte sembrano non interagire con il mondo "visibile" e altre sì) e, pur se mostrato in modi molto variegati, alla fine il giochino è sempre quello, lo vedo arrivare e scappo o mi difendo.
Ho trovato, a livello di racconto, la scena della piscina veramente illogica. Non si capisce perchè vadano là (a parte una spiegazione romantica), non si capisce perchè lei possa credere di ucciderla in questo modo dopo che sulla spiaggia era resuscitata, non si capisce la tecnica dell'elettricità, così laboriosa, in un posto poi in cui pare poi tutto spento. Mah...
Però la sua "radiocronaca", senza che nè noi spettatori nè i suoi amici riusciamo a vedere il "mostro" (che poi, e qui non so se ci sono letture psicologiche sotto, è il padre) è davvero ottima.
Però, gente, ad averceli film così, che pur sfruttando trucchi visti e rivisti creano scene magnifiche (quella sulla spiaggia con incidente finale, il già citato prologo, la scena nel capannone dismesso iniziale, la morte dell'amico), e riescono, come dicevo, non solo ad impaurire ma a creare un certo malessere, probabilmente legato all'argomento.
E quell' It che prende varie forme (come l'It più famoso...) viene restituito al meglio con, per me, il gigante in casa come rappresentazione più riuscita.
Forse, più che come rappresentazione della malattia (in realtà non si capisce bene se quei demoni sono la malattia che sta arrivando o l'inevitabile morte per una malattia che hai ormai contratto) It Follows racconta più in generale della paura, della paranoia, del disagio, di tutte quelle "malattie" psichiche, quelle ossessioni, che non riusciamo a controllare, nemmeno in situazioni apparentemente serene e divertenti come stare all'aperto con gli amici. Queste malattie se ne fregano della luce del sole, della solitudine o della compagnia, della serenità o dell'inquietudine. Quando si presentano tu ti senti perseguitato, inseguito, minacciato.
Un pò slasher (ma senza tagli o morti dirette), un pò teen movie, un pò horror d'autore, questo strano ibrido è senz'altro uno dei migliori esponenti dell'horror moderno.
Perchè sa unire perfettamente quello che ci piaceva degli horror di una volta (il disagio, lo sporco, la suspense) con le tecniche di quelli più moderni (i mostri, le apparizioni, i colpi improvvisi).
Non è poco.
(voto 7,5)

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