presenti spoiler
Dopo quasi 2 mesi un horror...
Vedi la prima scena di It Follows, con lei che corre con i tacchi per strada, e poi nel prato, poi rientra
in casa, poi esce di nuovo e ancora quei tacchi, che ne senti il rumore, il rumore, una delle più belle cose che il cinema horror può raccontare, e poi prende la macchina e te la ritrovi là, in mezzo alla spiaggia, in un'inquadratura talmente bella che così, a inizio film, ancora non sei pronto per vederla, e poi ascolti i suoi saluti finale e poi vedi l'orrore.
Vedi la prima scena e capisci che ancora di gente che sa costruire scene ce n'è, che registi che sanno usare rumori, inquadrature e suggestioni ce ne sono.
E bastano solo altri 10 minuti per capire che sto David Robert Mitchell c'ha il fuoco della regia dentro.
In realtà It Follows non è solo questo, non è solo questa tremenda cura per il dettaglio scenico e per l'atmosfera, ma parecchio altro.
Intanto è un omaggio incredibile agli slasher settantiani, ma talmente ben fatto e "moderno" che più gli si avvicina più sembra discostarsene. Ma quella musica, quei viali, quelle soggettive, quel malessere sono Halloween puro, che se chiudi gli occhi ogni tanto rischi addirittura di confonderli.
Probabilmente tanti penseranno che la genialata di It Follows sia in quell'antropomorfizzazione della malattia, in quel verbo, "trasmettere" così perfetto in questo caso, e in quella metafora tra la morte che ti cresce dentro ma te pensi che invece sia qualcosa di esterno.
E sì, è geniale.
Colonna sonora disturbante, rumori perfetti, inquadrature suggestive e altre, specie nei dettagli, maniacali (penso ai toast o ai fili d'erba nel braccio). E una tematica davvero tosta, forse non sviscerata nella maniera migliore possibile ma frutto di una grande intuizione.
Certo, non siamo davanti ad un capolavoro che le cose sbagliate ci sono, eccome. Ad esempio il comportamento di "loro" più di una volta sembra essere incoerente (le porte non le aprono ma le finestre sì, nella spiaggia un colpo in testa non li uccide ma nella piscina pare di sì, a volte sembrano non interagire con il mondo "visibile" e altre sì) e, pur se mostrato in modi molto variegati, alla fine il giochino è sempre quello, lo vedo arrivare e scappo o mi difendo.
Però la sua "radiocronaca", senza che nè noi spettatori nè i suoi amici riusciamo a vedere il "mostro" (che poi, e qui non so se ci sono letture psicologiche sotto, è il padre) è davvero ottima.
Però, gente, ad averceli film così, che pur sfruttando trucchi visti e rivisti creano scene magnifiche (quella sulla spiaggia con incidente finale, il già citato prologo, la scena nel capannone dismesso iniziale, la morte dell'amico), e riescono, come dicevo, non solo ad impaurire ma a creare un certo malessere, probabilmente legato all'argomento.
E quell' It che prende varie forme (come l'It più famoso...) viene restituito al meglio con, per me, il gigante in casa come rappresentazione più riuscita.
Un pò slasher (ma senza tagli o morti dirette), un pò teen movie, un pò horror d'autore, questo strano ibrido è senz'altro uno dei migliori esponenti dell'horror moderno.
Perchè sa unire perfettamente quello che ci piaceva degli horror di una volta (il disagio, lo sporco, la suspense) con le tecniche di quelli più moderni (i mostri, le apparizioni, i colpi improvvisi).
Non è poco.
(voto 7,5)