[Recensione] Jesus Boy – Preston L. Allen

Creato il 03 giugno 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

Titolo: Jesus Boy
Autore: Preston L. Allen
Editore: Miraviglia editore
Traduttore: Valeria Poropat
ISBN: 9788889993194
Num. Pagine: 351
Prezzo: 18,00€
Voto:

Trama:
La carne è debole, anche quella dei Fratelli. Soprattutto quella dei Fratelli. Il sedicenne Elwyn Parker, prodigio del pianoforte e fervente Fratello della Chiesa del Nostro Santo Redentore Che Ha Camminato Sulle Acque, intrapresa con passo sicuro la strada della santità cede alla prima tentazione: la fugace visione di una scollatura fra i pizzi neri dell’abito a lutto, uno sguardo furtivo ai fori per gli orecchini – che rimandano a un passato di lussuria e peccato – e il ragazzo cade fra le braccia della giovane vedova Elaine Morrisohn. Inizia cosi per Elwyn una discesa nell’inferno del desiderio e della colpa: di giorno gli alleluja gridati fra gli altri Fratelli, che vedono in lui una guida e un modello, di notte la celebrazione dei misteri della sensualità e dei riti della carne. Giù, sempre più a fondo, fino a scoprire che non c’è redenzione e non c’è purezza possibile per chi è fatto di carne e di sangue: i venerabili anziani della Chiesa nascondono passati da libertini, le mogli adultere dei predicatori si eccitano con i sermoni dei mariti, i gemiti di estasi terrena si confondono fra le grida dei cori gospel. Giorno dopo giorno, rivelazione dopo rivelazione, pagina dopo pagina cadono sotto i colpi di un’ironia corrosiva tutti i veli e le ipocrisie: in ognuno, anche nel Fratello più santo e nella Sorella più devota, brucia inestinguibile il fuoco del peccato.

Recensione:
Un libro tagliente, assordante, aggressivo, cattivissimo (alzi la mano chi si stupisce che l’abbia letto io).
Jesus Boy è una narrazione perfetta e completa della realtà religione tipo che infesta costella i tempi moderni, un cronaca inventata ma vera di una “setta”, di un’intera comunità di credenti che si affidano ciecamente al testo sacro della Bibbia e a ciò che i membri della comunità stessa si aspettano dai loro vicini, amici, conoscenti.
Elwyn è lo sfaccettato protagonista di questa storia, un prisma che ci mostra tutte le sfumature e le reazioni del suo credo nei confronti delle situazioni, sia quelle positive che quelle negative, è una cartina di tornasole che grazie alle sue riflessioni automatiche e limpide ci dimostra quanto l’ipocrisia sia il termine imperante di una società basata sul giudizio sugli altri, sulle illusioni, sui tradimenti e sui pretesti assurdi che servono però a cementificare il potere di chi tira le fila del gioco.
Sto facendo un discorso blasfemo. Beh, mi capita abbastanza spesso.
Questo romanzo mi è piaciuto per l’innegabile bravura dell’autore, che ha saputo creare il personaggio di Elwyn che mano a mano che le pagine si sfogliano diventa sempre più umano, credibile e comprensibile. Viene temprato dalla vita, dalle pulsioni mortali e sentimentali che la sua religione gli vieta, ma cui non riesce a sottrarsi per il semplice fatto che è un essere umano. Un essere umano soffocato dalle speranze che la gente carica sulle sue spalle, dai paletti che gli sono stati posti intorno sin dall’infanzia, dalla difficoltà di integrarsi in un contesto più ampio e dai confini molto meno definiti di quanto aveva mai creduto possibile. Interessantissimo è il suo percorso psicologico: un andirivieni di sicurezze e pentimenti, di salti in avanti e marce indietro, riflessioni che gli fanno dubitare della certezza delle parole di chi gliele ha inculcate e il venire a contatto diretto con fatti che gli mostrano impietosamente quanto anche il suo passato sia frutto di silenzi, menzogne, scuse accampate e conversioni a buon mercato.
Memorabili sono anche le scene che vedono protagonisti i personaggi secondari, Peach in primis, che ho particolarmente apprezzato, che forse più chiaramente di ogni altro mostra su di sé e nei propri comportamenti quanto possa rivelarsi violento e degradante attenerci ciecamente a precetti privi di fondamento e sentirseli premere sotto la pelle, lottando per credervi pur di avere qualcosa a cui aggrapparsi.
Jesus Boy andrebbe letto a prescindere, non perché sia un testo scandaloso, irriverente o di denuncia, per niente. È pura cronaca.
È una descrizione assolutamente obiettiva e spassionata di un modo di vivere che si abbandona quasi nella totalità nelle mani della religione più arcaica e fuori dai tempi, incurante delle leggi di uguaglianza e parità, è il racconto di una persona che dapprima plasma i precetti in base alle proprie esigenze – continuando al contempo a mettere bocca nell’esistenza altrui – che però col tempo viene messa di fronte alla realtà dei fatti, della vita, delle vocazioni e dei desideri, e i versetti della Bibbia paiono vacillare e si dimostrano non più così ferrei e illuminanti com’erano sempre sembrati.
Dall’ateismo all’omosessualità, dalle tentazioni del diavolo alla sottomissione della donna, dall’abbandonarsi all’amore vero all’allontanamento della fede, Jesus Boy comprende questi temi e altri ancora, che si snodano attraverso gli occhi di personaggi folli, incoerenti, ognuno con qualcosa da nascondere e ognuno convinto di essere nel giusto, per mille motivi differenti.
Un’opera caustica, divertente, amara, cinica e spietata nel raccontare solo la verità.


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