Un titolo che rievoca un mondo di gioco in lento declino, fatto di disordinati fogli di carta, dadi colorati, logoranti litigate sull'assegnazione dei punti esperienza e sfolgoranti successi del gioco di squadra.
Versione analizzata: PC
Enrico Spadavecchia è un avido collezionista ed esagitato videogiocatore dai tempi del Commodore 64 e delle sue righe colorate. Ex giocatore accanito di Counter Strike, in giovane età ha compiuto la stupidissima impresa di completare Quake II a livello hard senza scendere mai sotto i 100 punti ferita. Ostinato retrogamer e sostenitore delle produzioni indipendenti, non disdegna le offerte del mercato attuale, soprattutto FPS e avventure grafiche. Lo trovate su Facebook, su Twitter e su Google Plus.
Quando si approccia un videogame in cui si impersona giocatori di ruolo di Dungeons & Dragons, il nerdometro non può che segnare valori altissimi. Dopo un primo, riuscitissimo esperimento di meta-gioco, Paradox torna alla ribalta col seguito che tutti aspettavano, un gioco che rievoca un mondo di gioco in lento declino, fatto di disordinati fogli di carta, dadi colorati, logoranti litigate sull'assegnazione dei punti esperienza e sfolgoranti successi del gioco di squadra. E quello che impersonava sempre il ladro e si ostinava a rubare le provviste dagli zaini dei compagni.
Boom, critico.
Come era giusto aspettarsi, Knights of Pen and Paper 2 ripropone il lato goliardico del gioco di ruolo cartaceo, quello gestito dal dungeon master in gamba, capace di improvvisare con scioltezza e di sacrificare una tenace aderenza alle regole in favore del divertimento del gruppo, composto da gente imprevedibile e che sa prendere il gioco con la giusta leggerezza.Esattamente come accade in un gruppo di Dungeons & Dragons appena formato, si riparte con una manciata di giocatori al livello 1, equipaggiati alla bell'e meglio e alle prese con mostriciattoli tutt'altro che aggressivi. La vera novità introdotta dalla saga è rappresentata dal tratto distintivo dei giocatori che ne determina l'attitudine: affiancato alle razze e classi tipiche dell'ambiente dungeonesco, è da prendere in considerazione anche un tratto peculiare della personalità del giocatore stesso; ed ecco che l'hipster può acquistare dai vendor oggetti esclusivi, prima che diventino mainstream, ovviamente; l'apatica ragazzina goth può resuscitarsi a costo zero e così via. Oltre a generare una serie infinita di giocatori fuori di testa quanto quelli con cui abbiamo condiviso le migliori sessioni della controparte cartacea, il sistema garantisce una varietà non trascurabile nella composizione dei vari team e una maggiore complessità dell'intero impianto ruolistico. Forte di un sistema di gioco già ampiamente rodato, complice del successo di titoli relativamente affini come South Park: the Stick of Truth, Knights of Pen and Paper 2 si ripropone senza troppe variazioni rispetto al capitolo precedente, ereditandone però alcuni difetti strutturali, come il grinding estenuante a cui si è costretti a seguito di un game over inaspettato. La resurrezione dei giocatori prevede, infatti, una spesa in monete sempre crescente, e un game over mentre si è a corto di fondi, oltre alla dovuta perdita di punti esperienza, prevede il ritorno del gruppo al villaggio iniziale, costringendo il giocatore ad affrontare nuovamente i mostri di livello 1, col solo scopo di rimpinzare i fedeli sacchetti in juta di preziose monete d'oro.Si tratta evidentemente di un difetto che occupa il grosso cratere lasciato dall'eliminazione del sistema di microtransazioni, che in casi analoghi avrebbero tentato qualche giocatore sprovveduto. Fortunatamente il titolo degli sviluppatori finlandesi di Kyy non mette quasi mai il giocatore di fronte a scontri dalla difficoltà esageratamente alta, anzi, pare proprio una scelta mirata, quella di proporre un'avventura piuttosto scorrevole, che lasci il giocatore libero di godersi la storia strampalata e tutte le sfaccettature dello humor di cui il gioco trabocca.
Tiro salvezza
Seduti attorno ad un tavolo, i giocatori di Knights of Pen and Paper 2 pendono dalle labbra del preparatissimo dungeon master, mentre la stanza intorno viene sostituita dalle immagini proiettate dalla fervida immaginazione dei presenti. I combattimenti si susseguono ad un ritmo incessante, tirando in ballo un citazionismo serrato, che attinge a piene mani dalla cultura pop videoludica e cinematografica dell'ultimo trentennio (il Toxic Scavenger ci ha spiazzati non poco), condito da un'ironia autoreferenziale sul tema del gioco di ruolo classico, che mai si sogna di scadere nel banale o nel già visto.
L'opera di restyling degli sprites bidimensionali denota una certa dedizione degli sviluppatori e cerca di andare incontro, in qualche modo, alle esigenze dell'utenza PC; tuttavia si ha sempre l'impressione che il posto di KOPAP2 sia quello per il quale la saga fu inizialmente concepita, il meno esigente universo delle piattaforme mobile.
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