Autore: Richelle Mead
Genere: Young Adult/Paranormal Romance
ISBN: 978-8-817-03702-0
Prezzo: 17€
Numero pagine: 427
Salve, scrittevoli lettori, qui è il vostro Ewan che, dopo la folle escursione in Twilight di Stephenie Meyer, vi propone una nuova recensione a tema “vampiri glitterati”. Questa volta il libro che è finito tra le mie mani è L’accademia dei vampiri, un romanzo del 2007 (pubblicato in Italia per Rizzoli nel 2009) e primo di una serie in sei volumi conclusasi nel 2010.
L’accademia dei Vampiri è un pochino meglio di Twilight e senza dubbio non è solo un susseguirsi di inutili “quanto sei bello” e “ti amo ma non posso” come quella porcata scritta dalla Meyer. Rimane comunque un brutto libro e una lettura evitabilissima.
Vediamo dopo il salto che cosa c’è di salvabile e che cosa mi ha fatto accaponare la pelle.
La trama
All’inizio della storia incontriamo Rose, alias Vampirina Ribellina, e Lissa, due diciassettenni in fuga. Tempo un capitolo e vengono recuperate dal guardiano Dimitri e ricondotte all’Accademia da cui il libro prende il titolo, che è il luogo in cui studiano i vampiri e i loro guardiani mezzosangue.
In sostanza la mitologia vampiresca creata (anche se sarebbe meglio dire “elaborata”) da Richelle Mead prevede che i vampiri siano di tre tipi. Da una parte abbiamo i Moroi, una sorta di vampiri politically correct, che tollerano la luce del sole (senza sberluccicare), si nutrono solo da donatori di sangue consenzienti, sono mortali e hanno poteri magici in grado di controllare i quattro elementi naturali. Dall’altra ci sono gli Strigoi, vampiri kattivi, che si nutrono del sangue di chiunque, immortali, fotosensibili e senz’anima né magia. Poi abbiamo i dhampyr, ossia mezzi vampiri e mezzi umani, senza alcuna caratteristica vampiresca ma votati alla protezione dei Moroi dalla minaccia Strigoi.
Uno Strigoi così come viene descritto dalla mitologia rumena. Ora capite che intendo quando dico "rielaborato"?
Per tutto il corso del romanzo seguiamo i problemi sociali di Vampirina Ribellina e Lissa, osteggiate dalla Perfida Stronzetta Mia, e allo sviluppo dei rispettivi amori con il già menzionato Gnokko Dimitri e con Emo Christian, una sorta di paria sociale i cui genitori sono diventati Strigoi e sono stati di conseguenza uccisi dai guardiani, e su cui grava il sospetto di essere lui stesso uno Strigoi.
Parallelamente alla vita sociale delle due ragazze, si sviluppa la trama, decisamente più interessante, relativa ai motivi che hanno spinto Vampirina Ribellina e Lissa a fuggire dall’accademia e anche a un misterioso incidente che ha coinvolto la nostra Mary Sue protagonista. Inoltre c’è uno psicopatico che lascia animali sgozzati in camera di Lissa, così, en passant.
In realtà, nonostante ci sia una storia più “paranormal”, il romanzo si concentra soprattutto sulla parte “teenager-a-scuola” tanto che, se levi le zanne, sembra di stare leggendo un romanzo ispirato a The O.C. o, peggio ancora, a 90210. Ad esempio, nell’ultima metà del libro le ragazze vanno a fare shopping per l’immancabile ballo scolastico. All’uscita partecipa anche Gnokko Dimitri assieme ad altri guardiani, e viene posta molta enfasi sul fatto che gli Strigoi potrebbero attaccare da un momento all’altro. E che cosa succede al centro commerciale? Fanno. Shopping. Wow. Emozionante… In questo romanzo il main villain non è un perfido Strigoi senz’anima, ma una sorta di Sharpay Evans con i canini a punta.
Non aiuta neanche che la ricompensa per aver cercato di seguire una trama “paranormal” tirata per i capelli sia veramente deludente.
I personaggi
Il primo, primissimo problema che ho riscontrato con questo romanzo e che mi l’ha quasi fatto mollare è che Rose, la protagonista, è una schifosissima cafona che, fosse vera, prenderei volentieri a ceffoni dalla mattina alla sera. È la tipica Mary Sue ribelle creata ad arte per piacere alle bimbeminkia di tutto il mondo, quella strafottente, che se ne impiffera delle regole e dell’autorità (ovvero: gli adulti) e pensa di essere autorizzata ad agire come le pare perché tanto è lei a essere nel giusto.
E non è che ci sono arrivato piano piano a questa conclusione. No, io odiavo già Vampirina Ribellina nel primo capitolo, quando ho letto:
Lissa e io eravamo migliori amiche fin dai tempi dell’asilo, da quando la nostra maestra ci aveva messo in coppia per imparare a scrivere. Costringere una bimba di cinque anni a scrivere lettera per lettera Vasilisa Dragomir e Rosemarie Hathaway andava ben oltre la crudeltà, e noi avevamo – o meglio, io avevo – reagito nel modo giusto. Avevo scagliato il quaderno contro la maestra e l’avevo chiamata bastarda fascista. Ancora non sapevo cosa significassero quelle parole, ma sapevo bene come colpire un bersaglio in movimento.
Da allora Lissa e io eravamo diventate inseparabili.
Oh che ragazza simpatica. Il suo nome è troppo difficile da ricopiare lettera per lettera e quindi insulta la sua insegnante. Un tesoro, davvero. Già facevo il tifo per i suoi inseguitori, e speravo che la sottoponessero a ogni genere di torture fisiche e psicologiche.
Le donne non si toccano neanche con un fiore, ma io Vampirina Ribellina la toccherei più e più volte. Con un ramo di palisandro.
Il love interest Dimitri è il tipico gnokko misterioso di cui la narrativa paranormal romance abbonda. È talmente stereotipato che non ho nemmeno bisogno di descriverlo. Non è scemo come Edward Cullen, questo va detto, non fosse altro che, quando ha la possibilità di spalpugnare il davanzale ben fornito di Rose (già, perché, tra le altre cose, Vampirina Ribellina è la più sexy dell’accademia, cosa che ripete almeno una volta ogni capitolo) non si tira indietro come una checca isterica.
Dall’altro capo c’è Emo Christian, alto, tenebroso, con lunghi capelli neri e occhi del colore del cristallo. È così emo che ogni volta che parlava sentivo suonare Untitled (How Could This Happen To Me?) dei Simple Plan. Non è niente di speciale e difatti anche lui corrisponde alla perfezione al cliché del ragazzo tormentato ma di buon cuore.
L’unico personaggio che si salva a mio parere è Lissa, che non brilla per ottima caratterizzazione ugualmente, ma almeno la vediamo evolvere nel corso della storia.
Lo stile
L’unica osservazione negativa che posso muovere alla Mead è questa storia del “legame” tra Rose e Lissa. Per tutto il corso del romanzo, Vampirina Ribellina è la narratrice e il punto di vista è interno a lei ma, in alcune parti, quando c’è la necessità di descrivere che cosa sta facendo Lissa, Vampirina Ribellina riesce a “saltare” dentro la mente l’amica e a vedere quello che sta facendo e percepire le sue sensazioni. Si tratta di uno stratagemma narrativo proprio fiacco, a mio avviso, creato più che altro come plot device per far sapere a Rose quando Lissa è in pericolo.
E difatti, proprio a dimostrare quanto sia pigro e mal gestito l’escamotage del legame, nel momento in cui ce ne sarebbe davvero bisogno, ossia quando Lissa viene rapita alla fine del romanzo, questo misteriosamente si annulla e Vampirina Ribellina resta a brancolare nel buio.
In conclusione
L’ho detto, L’accademia dei vampiri non è orribile come Twilight, ma del resto neanche Il sogno d’amore del vampiro teenager ribelle di Molino Dorino di Kikkettina Ribellina96 è orribile quanto Twilight. Eppure è un pessimo libro.
La storia è fiacca, costruita ad arte per accontentare gli adolescenti in astinenza da teen drama più che chi desidera leggere un buon libro. I personaggi sono dimenticabili, e la protagonista è orribilmente detestabile. La Mead ha tentato di reinventare la figura del vampiro e l’ ha fatto in una maniera un pochino più intelligente della Meyer, ma senza comunque spostarsi tanto dal terreno sicuro del politically correct. Il romanzo non si fa remore a parlare di sesso, alcol e droga, ma lo fa solo per essere trasgressivo (e quindi allettante per le ragazzine che si sentono rybellyne proprio come la protagonista) e quindi il risultato è più dannoso che altro, secondo me.
Insomma, una lettura che non vale la pena di intraprendere. È un brutto libro e non riesce nemmeno a essere involontariamente divertente come Twilight.