Recensione: L'acustica perfetta, di Daria Bignardi

Creato il 23 novembre 2012 da Mik_94
Ci sono delle cose che vanno sentite, non capite.
Titolo: L'acustica perfettaAutrice: Daria BignardiEditore: MondadoriNumero di pagine: 200Prezzo: € 18,00Sinossi: Arno e Sara si incontrano da ragazzini e istintivamente si amano. Un pomeriggio d’estate lei lo lascia, dicendogli che “le piacciono gli amori infelici”. Si ritrovano molti anni dopo, decidono di sposarsi: sono allegri, innamorati, sembrano felici. Arno è convinto di darle tutto se stesso e non si spiega le malinconie e le bugie che affiorano poco a poco. In fondo, la sua vita gli piace così com’è: suona il violoncello alla Scala, ha avuto tre figli dalla donna della sua vita, non si fa domande. Ma il disagio di Sara col tempo aumenta, finché una mattina Arno non sarà costretto da un evento inconcepibile a chiedersi chi è davvero la persona con cui ha vissuto tredici anni, la donna che ama da sempre. Con titubanza, inizia a seguire una pista di ferite giovanili e passioni soffocate e, con crescente sgomento, ritrova il bandolo di storie insospettabili. Può una donna restare con un uomo che pensa di amarla ma non ha mai voluto conoscerla davvero? Può un uomo accettare che sua moglie non si fidi di lui? Si può vivere senza esprimere se stessi? E come incide il dolore nelle nostre vite? Abbiamo tutti le stesse carte in mano? Costruito secondo la vertiginosa spirale di una fuga, L’acustica perfetta ha la delicatezza di un romanzo di formazione – la formazione di un uomo adulto, di un amore – e la rapinosa potenza di un romanzo d’indagine.                        La recensione Il dolore è insensato. Come l'amore.Vivere una vita intera nei panni di una donna, per poi svegliarsi, una mattina d'inverno, in quelli di un uomo. Scendere dall'altro lato del letto, sostituire il dopobarba alla delicatezza di un profumo dal nome francese, fare pipì all'impiedi, bruciare il caffè con barbaro impegno e, addio alla grazia di mamme e supereroine, rendersi conto di una goffa macchia di dentifricio sulla cravatta rossa regalataci dai bambini lo scorso Natale. Trovarsi nella mente del “nemico” e scoprire che il malcapitato portatore del cromosoma Y ha emozioni e e valori. Che pensa, addirittura. L'acustica perfetta è la storia di un'autrice che, mettendosi coraggiosamente alla prova, impara ad essere uomo e di un uomo che, nella sofferenza, impara ad essere donna. Di una guerra tra sessi, capeggiata da orgoglio e silenzio, i cui rispettivi strateghi giungono finalmente a patti. Primo romanzo che leggo di Daria Bignardi, è la piacevole scoperta di una grande della televisione che, oltre ad essere capace giornalista e presentatrice, è anche una grande scrittrice. Bejoncè, in If I were a boy, cantava di un giorno nei panni di un ragazzo. Era pop americano, versi in musica. La prosa è più spietata, difficile.E quella narrata in sole 200 pagine è la cronaca di una vita intera, non di un giorno soltanto, nella vita di un uomo. A favore della Bignardi, uno stile tanto denso e avvolgente da lasciare prigionieri e un'immensa credibilità.Quella donna di Ferrara – bella, affermata e sicura di sé – dimentica di esistere e il suo Arno prende il sopravvento. Ne acquisisce il tono, i pensieri, le voglie, le sembianze, i timori inconfessabili, gli attributi, e il tutto scorre senza artifici e forzature in questo originale e attento noir dei sentimenti. Forzature che, al contrario, avevo trovato nell'acclamato Non ti muovere, in cui la rabbia e il rimpianto del protagonista maschile avevano reso la scrittura della Mazzantini incredibilmente ispirata, ma violenta, fredda, fastidiosa.Anche Arno sente forte e tanto, ma non corre il rischio di sfociare nel troppo: troppe parole, troppe esasperazioni, troppa carne al fuoco. Al contrario di quello che il suo nome suggerirebbe, è un uomo quieto e razionale, non un fiume senza il rispetto degli argini. Quel ruolo spetta a sua moglie, Sara. La ragazzina che, trent'anni prima, gli ha rubato un bacio e che l'ha lasciato dicendo che preferiva gli amori infelici, la mamma dei suoi tre figli, la moglie che non c'è più. Andata via, lasciando un albero di Natale senza colori, una confusa lettera di spiegazioni e l'uomo che l'ha avuta accanto per tanti anni di matrimonio alle prese con i misteri del suo passato. Com'è difficile amare. O sei tu, difficile da amare?Arno l'ha amata, ma non l'ha mai capita davvero.Ha inizio una ricerca vertiginosa che, inizialmente mossa da gelosia e puro disappunto, porterà il protagonista a scoprire il meglio e il peggio di sé ed il tormento esistenziale di quella sciagurata e splendida moglie, di cui resterà una cicatrice indelebile sul suo anulare. La collera lo porterà metaforicamente a scalare una montagna a mani nude; un amore che non soggiace a nessuno sconforto, invece, con lo sguardo distante dalle mani insanguinate e dal cuore sotto anestesia perenne, lo indurrà a concentrarsi sulla vista perfetta che quel crepaccio senza fondo gli regala.  Una vista che, come in un capriccio, unisce i tramonti sulle spiagge sarde, la foschia di Milano e la brezza salmastra di Genova, in una corrispondenza sottile tra natura e stati d'animo che ricorda la perizia, la passionalità e l'istintivo misticismo di Mauro Corona. Daria Bignardi ci ha regalato la lettura, quindi, di un affascinante romanzo di indagine che, in terreno neutrale, firma un armistizio con la ragione, le leggi incomprensibili del cuore e tutti gli ovvi luoghi comuni del caso.Perché non tutti gli uomini sono bastardi e non tutte le donne sono stronze.L'autrice, sbirciando dalla serratura della loro camera da letto, ce li mostra realisticamente, ognuno con le proprio colpe e le proprie storie, nella familiarità dei loro appartamenti e nell'universalità delle loro malinconie. Perché - come direbbe uno dei personaggi pronunciando una delle sue raffinate citazioni - tutte le famiglie felici si assomigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo. Considerazione amara, ma autentica. Come questo romanzo.Il mio voto: ★★★Il mio consiglio musicale: Arisa - Meraviglioso Amore Mio

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