Recensione L'estate dei segreti perduti di E. Lockhart.

Creato il 27 giugno 2014 da Valentina Seminara @imatimehunter
Ed ecco qui! Con i preparativi per la festa ho avuto un poco da fare, ma sono riuscita ad ultimare la recensione di L'estate dei segreti perduti di E. Lockhart, letto in anteprima grazie alla gentilissima DeAgostini. Vi ricordò che potremmo, con i tempi della casa di produzione ovviamente, vederlo sul grande schermo!
L'estate dei segreti perduti
E. Lockhart
DeAgostini
304 pagine
In uscita 24 Giugno 2014
14,90€
Acquista qui: ebook
Trama: Da sempre la famiglia Sinclair si riunisce per le vacanze estive a Beechwood, una piccola isola privata al largo delle coste del Massachusetts. I Sinclair sono belli, ricchi, potenti, spensierati. E Cady Sinclair, l’erede dell’isola, del patrimonio e di tutte le speranze, non fa eccezione. Ma l’estate in cui la ragazzina compie quindici anni le cose cambiano. Cady si innamora del ragazzo sbagliato, l’unico che la sua famiglia non potrebbe mai accettare, e ha un incidente. Un incidente di cui crede di sapere tutto, ma di cui in realtà non sa niente.
Finché, due anni dopo, torna sull’isola e scopre che nulla è come sembra nella bellissima famiglia Sinclair. E che, a volte, ci sono segreti che sarebbe meglio non rivelare mai.
Da una delle autrici young adult più acclamate dalla stampa americana, già finalista al National Book Award, un romanzo in cui amore e suspense si mescolano alla perfezione. Una storia che non vi lascerà più.
Preferivo molto di più il titolo originale.
We were liars.
Bugiardi. Sono Johnny, Mirren, Cadence, Gat. Hanno tutti la stessa età e tutti, in un modo o nell'altro, sono legati ai Sinclair. I primi tre sono i primogeniti delle tre figlie femmine degli anziani e facoltosi Harris e Tipper Sinclair; Gat è l'effetto collaterale di uno dei matrimoni andati (a) male. Ma loro quattro sono i Bugiardi, gli inseparabili e invincibili Bugiardi, e quella che Lockhart racconta è la loro storia. Una storia che stuzzica i limiti del mistery, del giallo, del romanzo psicologico, piccole sfumature di horroh, giusto per le menti più facilmente impressionabili *alza la mano*.
E' una di quelle storie senza tempo, che parla di tutto ciò che il lettore riesce a vederci dentro. Un po' antica, un po' moderna, con quel fascino tipico della favola, dallo stile semplice e schematico, prevalentemente paratattico, che mette facilmente in evidenza una morale -o come direbbe Cady, un motto.
L'estate dei segreti perduti non è esattamente il romance che va letto sotto l'ombrellone. E' più il tipo di romanzo che consiglierei a chi vuole leggere ad alta voce una storia attorno ad un falò di pochi, fidati amici, o per i fatti propri, sotto un cielo stellato e una torcia con cui illuminare le pagine. E' un inizio un po' strano quello con cui Cadence ci presenta la sua perfetta famiglia modello. Solo che non lo è per niente, perfetta e modello. Sarà il lusso? La cortesia che nasconde l'avarizia? L'impeccabilità dell'immagine che il mondo vede quando si riferisce ai Sinclair? In ogni caso, Cadence non potrebbe vederci nulla di utile in tutti questo, nulla che le verrebbe voglia di desiderare. Nulla, eccetto Beechwood Island, l'isola privata dove ha sempre trascorso le sue vacanze. Dove il tempo si ferma e ogni cosa sembra immersa in una strana magia che cancella la banalità della vita vera. Ciascuna delle tre sorelle Sinclair -Penny, Carrie e Bess- si trasferisce lì nel periodo estivo con le rispettive famiglie. E lì, all'età di otto anni, a Johnny, Mirren e Cady si unisce anche Gat, nipote del fidanzato indiano di Carrie.
Non ci sono imperfezioni, fra i Sinclair, se con imperfezioni si intendono atti criminali e simili. Fra le mura delle ville di famiglia si consumano litigi per decretare colei che più merita di accaparrarsi l'eredità, urla, minacce e compromessi che raggiungono e influenzano anche la nuova generazione, che però cerca di mantenersi salda sui propri principi. Essere un Sinclair è una maledizione e una tentazione, perché non riguarda mai solo qualcuno di loro -è sempre una faccenda di famiglia.
Poi però succede qualcosa, qualcosa di cui tutti sono a conoscenza, ad eccezione di Cady. E mentre lei vive la sua adolescenza fra problemi di saluti, di cuore e di coscienza, un grande segreto pende sopra di lei, in attesa che la stessa Cady sia pronta ad alzare gli occhi per scoprirlo.
E vi assicuro che non è una formula rituale ed esagerata. Ciò che Cady porta con sé è il peso di qualcosa che ha completamente rimosso dalla propria mente. La sua confusione è così autentica che è diventata pienamente parte di me, lasciandomi sempre più perplessa mano a mano che andavo avanti.
Non voglio rivelare nulla sui personaggi, se non che la loro funzione nel racconto è più legato al voler raccontare una storia che all'analisi psicologicamente accurata di ciascuno di essi all'interno del romanzo. Insomma, sono funzionali alla trama, non a se stessi. E sebbene per questo possano dare l'impressione di essere die fantocci, non è affatto così. Hanno carattere, sono imprevedibili e decisamente bizzarri. Con il loro essere sfuggenti, hanno contribuito a rendere il romanzo misterioso senza essere paranormalmente prepotente, romantico senza gettarsi su una drammatica storia d'amore. Dovrebbero pubblicare più libri di questo tipo!
C’era un volta un re che aveva tre bellissime figlie, alle quali era molto affezionato. Un giorno, quando già le tre principesse erano in età da marito, il regno fu funestato dall’arrivo di un terribile drago a tre teste. Il drago inceneriva interi villaggi, distruggeva i raccolti, bruciava le chiese e uccideva vecchi, bambini e chiunque incontrasse sul suo cammino.
Il re allora promise la mano di una delle principesse a colui che fosse riuscito a sconfiggere il drago. Si presentarono paladini e cavalieri bardati di armatura, in sella a prodi destrieri e armati di lance e scudi.
Uno dopo l’altro, vennero sconfitti e sbranati dal drago.
Alla fine il re pensò che forse una fanciulla sarebbe riuscita a intenerire il cuore del mostro e riuscire laddove i cavalieri avevano fallito. Così mandò la figlia maggiore a impietosire il drago. Ma il drago non ascoltò nemmeno una parola e fece un solo boccone della principessa.
Allora il re provò con la seconda figlia. Ma il risultato fu lo stesso. Il drago la inghiottì prima che potesse aprire bocca.
Infine, il re mandò la figlia più giovane a implorare pietà al drago. Era una fanciulla talmente bella e intelligente che sarebbe certamente riuscita dove le altre avevano fallito.
Sbagliato. Il drago divorò anche lei.
E così il re rimase solo al mondo e disperato.
E adesso rispondete a questa domanda: chi ha ucciso le tre principesse?
Il drago? O il padre?
I primi capitoli sembrano tutti una lunga introduzione. Mi ha dato l'impressione di star ascoltando l'introduzione di quei film horroh in cui la visuale spazia in giro per lo scenario e una voce di sottofondo -quella di Cadence- introduce la storia.
Non c'è un esatto momento in cui le cose iniziano a degenerare. Il romanzo è breve, scattante, tagliente, e fin dall'inizio non c'è alcun bivio -solo la soglia di una lunga discesa. Si colora di bugie, omissioni, discriminazione, pregiudizi, razzismo appena accennato, forse inconsapevole -forse no. Ma è tutto così rapido ed intenso che il lettore ha a stento il tempo di rendersene conto, di analizzare ciascun aspetto, di assaporare una scena completa di emozioni e azione anche se quella comprende solo una sequenza di dialoghi incatenati. Ogni elemento ha un alto livello di espressività, che mi ha impedito, a prima analisi, di trovare veri difetti. La cosa più affascinante, d'altronde, è proprio lo stile così ambiguo, asciutto, frammentato, irricostruibile senza tutti i pezzi giusti al loro posto -cosa che avverrà veramente solo alla fine e che, nel continuo sollecitare la tensione, trattiene l'attenzione del lettore come un magnete. La Lockhart ha questo modo di sottolineare ogni particolare senza soffermarsi su di esso, lasciandolo maturare nella mente di chi legge, crescere finché i fatti non diventano finalmente chiari e intuibili, finché tutto non quadra in maniera logica. Per quanto indubbiamente efficace, mi ha lasciata un po' interdetta il modo in cui il romanzo si è letteralmente consumato nella mia mente, con una velocità tale da non lasciarmi nemmeno il tempo di rendermene conto. Alternavo stati in cui provavo tenerezza, gioia, amarezza, confusione -tanta confusione, ma NON quel tipo talmente frustrante da farti abbandonare la lettura- con incredibile rapidità, stati annebbiati in cui saltavo come una trottola da un breve capitolo ad un altro, cercando indizi, catalogandoli, ma godendomi ogni bella frase, ogni bella emozione. Un sensazione nuova, fresca, ma difficile da inquadrare. Vero è che dopo i tanti, simili romanzi che si trovano in giro, fa venire semplicemente voglia di apprezzarla.C'erano moltissimi elementi interessanti, che davano una pausa alla narrazione permettendole di variare in qualcosa di diverso; ad esempio, Cady e i suoi c'era una volta tutti in corsivo, dolcemente inquietanti, da far venire i brividi. A volte i suoi pensieri si protraevano in osservazioni e descrizioni apparentemente improbabili, per cui ci si chiede se, in effetti, si tratti di fatti che avvengono realmente, o se sono solo allucinazioni. Il suo continuo altalenare fra presente e passato, fra l'estate numero quindici e l'estate numero diciassette, sembrava quasi la litania di una storia che mette ansia e che conquista, che ti porta ad un ritmo silenziosamente vertiginoso, del tipo che ci si accorge del danno quando ormai è troppo tardi.
Pause ottimali, che tengono viva l'attenzione del lettore strappandolo dallo scorrere naturale della storia. Tra queste, anche le occasionali ripetizioni si collocano nelle stranezze/punti di forza di questo romanzo, dando l'idea di un pensiero fisso, ricorrente, che diventa indispensabile per la ricerca della soluzione finale. Tutti questi elementi danno vita ad un romanzo che, pur nella sua originalità, ha una sfumatura poetica e decadente, e che con il suo finale spiazzante mi ha letteralmente lasciata senza fiato. Dopo pagine e pagine di indizi che andavano a legarsi tra di loro senza comporre un quadro chiaro e comprensibile, scoprire cosa realmente si cela dietro le ultime estati di Cady e i suoi amici mi ha sconvolta, e fatta piangere col cuore stretto in una morsa che per quanto dolce, è stata anche un po' amara.
Voto:★ ★  
Consigliatissimo! E' ben scritto, interessante, con personaggi che per quanto sembrino semplici burattini di una trama più grande di loro, hanno carattere e sanno far sognare.

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