Recensione: L'estate del bene e del male, di Miranda Beverly-Whittermore

Creato il 19 aprile 2015 da Mik_94
 Se vuoi diventare una Winslow, dovrai cambiare ciò che significa essere un Winslow. Dovrai far cadere tutti loro.
Titolo: L'estate del bene e del male Autrice: Miranda Beverly-Whittermore Editore: Sonzogno Numero di pagine: 412 Prezzo: € 18,50 Sinossi: Dopo aver vinto una borsa di studio per un college prestigioso dell'East Coast, l'intelligente ma ordinaria Mabel Dagmar si trova a essere compagna di stanza della ricca e capricciosa Genevra Winslow. Mabel viene subito stregata dal mondo aristocratico di Ev e, contro ogni previsione, tra le due ragazze nasce una forte amicizia. Così quando Ev invita Mabel a passare l'estate a Winloch, la centenaria proprietà di famiglia affacciata su un lago del Vermont dove il potente clan Winslow ama radunarsi, Mabel accetta senza pensarci due volte. Lì, tra bagni di mezzanotte, gite in barca, feste e fuochi d'artificio, Mabel si rende conto di avere trovato tutto ciò che ha sempre desiderato: l'amicizia, l'amore, il lusso e, soprattutto, per la prima volta nella sua vita, la sensazione di far parte di qualcosa di bello e felice. Tuttavia, a mano a mano che l'estate avanza, Mabel avverte che sull'abbagliante perfezione dei Winslow si allungano ombre inquietanti che affondano le radici in un tempo lontano. Mentre indaga sui loro segreti, Mabel si ritrova a lottare con i demoni del suo stesso passato e scopre che a volte il Bene non è altro che una maschera. E che nell'eden di Winloch si nasconde un Male che forse solo lei è in grado di fermare. La ragazza dovrà scegliere: affrontare l'orrore che batte nel cuore del clan e farsi cacciare da quel paradiso, oppure lasciarsi sedurre dallo splendente futuro che le viene offerto.                                                       La recensione

Amy Merrick

Ogni romanzo ha una storia. Una doppia storia. Quella che scrive l'autore e quella che gli fa vivere, poi, il suo lettore. Sono un padrone degenere e ai miei sfortunati libri, qualche volta, tocca aspettare il loro turno o, per meglio dire, i miei comodi. Da accumulatore compulsivo, voglio più cose di quante possa leggerne: storia risaputa. L'estate del bene e del male, mi sono detto, dovevo averlo; con quella copertina lì – un'evocativa e calzante illustrazione della brava Maria Cecilia Azzali – non poteva starsene in un angolo. Mi sono avvicinato alla storia della famiglia Winslow – una storia di bugie e apparenze – grazie alla sua stessa apparenza: anche l'occhio vuole la sua parte, ragionando per proverbi. E siccome la Sonzogno affida le sue copertine a grafici non solo esperti, ma che ti danno perfino l'impressione – e puoi giurarlo quasi, a fine lettura - di averlo assorbito prima di te, quel racconto, per poi rappresentarlo nel dettaglio su un solo foglio di carta, volevo proprio sapere perché l'illustratrice avesse disegnato i rovi di spine, le ragazze ficcanaso, gli alberi che bucano barbaramente le case, la luna piena in cielo quando è giorno. Correva il periodo della sessione invernale, e il resto è risaputo. Libri brevi, storie semplici, romanzetti, per stare dietro a blog e università. L'esordio di Miranda Berverly-Whittermore, più di quattrocento pagine e una mole non indifferente, ha la sfortunata fortuna di non fare parte della categoria. Ma meglio così; meglio per me. Con il caldo di questa primavera che finalmente si sta mostrando generosa, nei ritagli di tempo in poltrona o in balcone, visto che i prossimi esami sembrano con l'inganno lontani lontani, mi sono goduto un romanzo gotico in piena regola che però, coi castelli diventati cottage e le precettrici arrampicatrici sociali in erba, gli alberi genealogici che marciscono nel basso delle loro storie famigliari di abusi e figli bastardi, ha scenari vacanzieri e un clima da sogno che, pur con le notti illuminate dai fuochi d'artificio del quattro Luglio e lampi e tuoni severamente banditi dall'idillio, ben poco contribuiscono a rassicurare. Oscuro, anche alla luce del sole. Con le ombre che si allungano sui picnic come in un dipinto di De Chirico e nell'immaginazione diventano coltelli affilati. Misteriosissimo e sfuggente, benché non ci siano svolte lasciate al caso. L'estate del bene e del male lo avrei letto anche in tempo di studio, con la stessa fretta e curiosità di adesso, e sarebbe stato una autentica distazione; io che, al contrario, lo avevo momentaneamente accantonato pensando fosse troppo prolisso e impegnativo. E' un romanzo da gustare in vacanza, mentre l'ozio e il relax sottratti alla routine ti aiutano ad entrare, all'inizio, in quel mondo che non avrai mai. Non la classica lettura da ombrellone, intendiamoci, ma ottima per avere con sé – quando si è in ferie – un libro veloce e ineditamente ben scritto. Il mio “ineditamente” non è inserito a caso: ritmo e descrizioni particolareggiate come quelle della Whittermore raramente vanno d'accordo, ma leggendo in media cento, centocinquanta pagine al giorno mi sono accorto di essere in presenza di un esordio da tenere d'occhio; un'eccezione.  Un'eleganza che non è dei nostri tempi, una scrittura consapevole, un intreccio simmetrico e sottilmente inquietante che inchioda alle pagine, dopo una prima metà da romanzo di formazione. Ha storie dentro storie, trame e sottotrame, capitoli concisi e funzionali che aiutano a metabolizzare i colpi di scena e la miriade di stranezze che si porta in valigia – e in testa - una narratrice precoce, omertosa e difficile da amare. Mabel Dagmar è la ragazza con i tacchi rossi che spia dalla finestra, in copertina: diciott'anni e una voce già matura, una famiglia con cui ha rari contatti, una migliore amica che la sfrutta e che lei sfrutta a sua volta, nella maniera dei ladri e delle sanguisughe. Origlia segreti, ruba dettagli impercettibili, ha il voyeurismo dell'ospite che, da un momento all'altro, ha paura sarà invitata a ritornare a casa sua: così fa il suo meglio e il suo peggio; spreme, sviscera, seziona e osserva. Spettatrice esterna di un mondo che disprezza e adora; guardiana di una famiglia perfetta di cui vorrebbe fare parte o che forse desidera rovesciare dall'interno, in un colpo di stato scandito dai colpi di scena.  Suscita antipatia, a tratti, al pari dell'inarrivabile Genevra – la prima bisognosa di tutto, l'altra viziatissima; l'una sospettosa e scaltra, l'altra superficiale come chi è facoltosa, avvenente e non poteva chiedere di certo anche la brillantezza nel pacchetto – ma ha una malizia, nella voce, che intriga e un contraddittorio desiderio di successo che riconosci anche come tuo, dando giusto un'occhiata ai cassetti in cui hai riposto i sogni di gioventù e agli armadi in cui, invece, tieni gelosamente i tuoi cari scheletri. Siamo tanto diversi da lei quando, con un moralismo che nasconde solo la peggiore forma di invidia, al cinema o in televisione sbirchiamo di sottecchi le vite di chi fa spese folli, festeggia senza un perché, indossa abiti eleganti ai brunch, nasconte sotto il tappetto lo sporco di dipendenze viscide e pulsioni sessuali fuori controllo? Lo sguardo di questa intrusa, un angelo stonato in un Eden di bellezza e prosperità, è accattivante. Gli occhiali da sole calati sulla punta del naso, un grande classico sul petto che tanto non riuscirà a leggere alla fine dell'estate, un posto d'onore sulle sponde del lago mentre gli altri fanno un tuffo dove l'acqua è più nera. E le zie straparlano, e i padri di famiglia sono lussuriosi bugiardi, e i Van Gogh in soggiorno nascondono, sul retro, la storia di uno scandalo sepolto nel tempo. Alcune porte vengono chiuse a doppia mandata, altre vengono spalancate ad amori selvaggi e al brivido dell'omicidio. Tra comparse e parenti acquisiti, in quella patinata foto di famiglia non c'è nessuno – alla fine del romanzo – che non conosci. Tutti sorridenti, tutti biondi, tutti vestiti di bianco. In un luogo defilato, però, c'è una ragazza che coi suoi chili in più e i capelli scuri è fuori posto. Messa lì, in mezzo a bambini come putti e a matriarche senza rughe, sembra il ritaglio di un collage inserito a casaccio. L'estate del bene e del male, da giugno ad agosto, racconta la stagione della sua maturità. Chi sono gli splendidi Winslow, e chi è l'infiltrata invidiosa e pungente che, per tutto il tempo, te li racconta, restando nell'ombra? Le risposte in un romanzo che è un giallo ma non solo, che calcola quanti anni contano gli alberi di quel bosco privato e smaschera le preoccupanti incongruenze dei loro nodi di legno e DNA. Mi limito a parlarne vagamente, perché se raccontato in poche righe sembrerebbe un'infinita soap opera. Forse per certi versi lo è, ma a fare la differenza è la credibilità di un'autrice che nasce qui, eppure è già bravissima. Attenta alla retorica di Lucifero. Ti sedurrà con il suo carisma”. Aveva sorriso e picchiettato con un dito sul mio libro. “Non ho ancora cominciato a leggerlo veramente.” “Be'” aveva replicato lei, “allora magari un giorno saprai ciò che intendo. E come l'oscurità infetta quelli che tra noi non possono resistere a una storia succosa”. I suoi occhi si erano illuminati, maliziosi. “Fa' attenzione. Tu sembri proprio quel tipo di ragazza.” E io sono quel tipo esatto di ragazzo. Il mio voto: ★★★★ Il mio consiglio musicale: Lorde - Team 

Dancin’ around the lies we told
Dancin’ around big eyes as well...”

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