RECENSIONE
“Scava una buca di un metro e troverai due corpi; scavane una di tre metri e ne troverai venti”E’ il ricordo di una citazione della madre a tornare in mente a Julia Burrows, una delle protagoniste del romanzo: una sorta di proverbio riferito al disseppellimento di segreti come quello (veramente atroce) che riguarda la famiglia Keeler, e di altri che quasi ognuno dei protagonisti nasconde.
Il romanzo inizia a Mougins, in Francia, nel giugno del 1969: una donna depone un piccolo fagotto in una fossa che una volta riempita da due uomini (lontano da occhi indiscreti) verrà a sua volta nascosta dall’asfaltatura di un vialetto.Nonostante la crudezza della citazione che ho scelto, e la crudezza dell’inizio del romanzo, come anticipato nell’introduzione siamo di fronte ad un romanzo fatto di emozioni e scandali, come quelli che vedevano la luce negli anni sessanta, e che svelavano, in modo provocatorio per l’epoca, i lati oscuri di famiglie all’apparenza perfette. Libri infarciti di segreti, di giovani ribelli e di genitori tiranni, e di amori improvvisi che sbocciano tra persone di culture ed estrazioni diverse.
In questo caso abbiamo da un lato tre “Principi azzurri” inglesi, i fratelli Keeler, e dall’altro tre “Cenerentole” Mandy, Julia e Niela. I tre ragazzi sono i rampolli di Diana Pryce (non ancora sessantenne avvocato rampante, personaggio pubblico, una virago) e di Harvey Keeper (medico prestigioso e uomo di rara sensibilità e dolcezza nei modi): Rafe, neurochirurgo, Aaron, avvocato e Josh, il ribelle, l’architetto impegnato non nella mondanità ma nella costruzione di campi profughi nei paesi più disparati. I primi due sono stati tratteggiati con tutti gli optional di serie proprii dei principi azzurri: più alti della media, biondi, fisico scolpito, occhi azzurri, sembrano gemelli e somigliano incredibilmente al padre. Josh, il terzo, è il bell’anatroccolo - o il “bel tenebroso” - poiché lungi dall’essere brutto sembra (da definizione di un personaggio del libro) il Malboro Man, scuro di capelli e di pelle, slanciato, schivo, solitario ed ermetico. Mentre Rafe ed Aaron sono molto uniti fin da bambini, Josh non è visto di buon occhio dai due fratelli, e sembra essere la maggior causa di preoccupazione di Diana, che avrebbe per lui preferito una vita da architetto dell’alta società. Di contro, sembra al contempo essere il figlio che la donna ama di più.
Veniamo ora alle Cenerentole: Mandy Stiller è una aspirante attrice, dell’Iowa: arriva a New York da classica provinciale con tanto di entrata con saltello “alla Alberto Sordi”, inciampando sul marciapiede e successivamente capitolando a terra, nel maldestro tentativo di catturare un taxi al volo. Nonostante la folta chioma rossa e i modi eccessivamente chiassosi, è un pesce fuor d’acqua, she doesn’t fit in si direbbe in lingua originale: non riesce a sentirsi adeguata in nessuna situazione tanto da essere affetta da bulimia (solo alla fine del romanzo esprimerà la volontà di smetterla con il suo “passatempo” che l’ha ridotta pelle ed ossa). Sarà lei a sposare il figlio maggiore Rafe, invaghitosi di lei mentre, per sbarcare il lunario (dopo aver frequentato la scuola di recitazione), lavora come cameriera.
La seconda futura principessa è Julia Burrows: anche lei arriva dall’interland a Londra, anche se da quello inglese, per frequentare Oxford negli anni novanta e scontrarsi fin da subito con lo snobismo dell’ambiente e soprattutto con colui che più in là nel tempo sarà suo marito: Aaron Keeler, il principe secondogenito. Julia è più determinata di Mandy e sgobbando sui libri riesce a diventare avvocato in una delle più prestigiose firms londinesi, dove, guarda caso, la madre raccomanderà Aaron e dove quindi i due “nemici” si incontreranno di nuovo (ma siamo in una favola e l’odio è sempre l’altra faccia dell’amore).
Poi c’è Niela Aden, la bellissima (e colta) ragazza somala che scappa dalla sua terra dilaniata dalla guerra civile con quella che precedentemente era stata la sua agiata famiglia per raggiungere una zona franca, Vienna, dove vive il fratello del padre, Raageh. Lo zio ha sposato una austriaca e l’educazione impartita ad Aryanna, sua cugina, è ben diversa da quella tradizionale e chiusa alla quale è abituata Niela. Nonostante dunque il cambiamento di situazione economica che gli Aden stanno vivendo, l’intraprendenza di Niela – ha trovato un lavoro a Vienna – e la sua condotta ritenuta scandalosa dal padre determinano per lei la scelta di un matrimonio combinato. Viene fatta sposare forzatamente ad Hamid, lontano parente, con tanto di cognata zitella e prepotente a carico, con i quali si trasferisce in Germania. Il matrimonio è una sorta di prigionia: è schiava della cognata, viene picchiata dal marito grassoccio perché uscita da sola di nascosto finchè decide di scappare scegliendo Londra. A differenza di Mandy, più simile a Julia, la sua caparbietà ma anche la sua differente estrazione sociale rispetto alle altre due la porteranno a ricominciare gli studi ed a diventare interprete dopo quattro anni di permanenza nella capitale inglese; il tutto ovviamente, come da manuale, dopo aver fatto la fame e dormito di nascosto nell’ufficio dove ha trovato un lavoro provvisorio, aspettando il venerdì per ricevere la prima busta paga.
Una volta appunto passati quattro anni viene inviata in un campo profughi nel suo paese di origine, per tradurre simultaneamente le direttive che Josh Keeler (il terzo principe azzurro) impartisce ai realizzatori (burocrati ed operai) delle opere. Anche questo incontro determinerà dopo breve tempo l’unione matrimoniale tra i due, nonostante, ricordiamoci, Niela è ancora ufficialmente sposata con Hamid, ma spera che la verità non venga mai scoperta. La sua non è malafede: ha sofferto tanto e non vuole che il suo rapporto con Josh possa finire.
Una volta formate le tre coppie torniamo a Diana: da Cornelia, madre dei Gracchi quale è non le garba che i suoi gioielli prendano moglie uno dietro l’altro, e per di più con tre donne che non sono dello stesso rango: i primi due, ad essere precisi, la avvertono a decisione presa, ma quantomeno le danno l’opportunità di organizzare impeccabilmente (come suo solito) i matrimoni, mentre il selvaggio Josh si presenta già sposato un giorno di Natale, presenti le altre due coppie, per poi scomparire di nuovo dopo dieci minuti per reazione alla fredda accoglienza.
In tutto questo via vai di fratelli e materializzazione di nuore dal nulla, ogni tanto appare la figura dello zio Rufus, fratello di Harvey: fisicamente molto simile a Josh, ci viene detto che è un conferenziere che gira il mondo e si delineerà sempre più, nel corso della storia, come un seduttore ed un personaggio senza scrupoli (ma non voglio indugiare sugli indizi perché già la descrizione del suo aspetto potrebbe dirla lunga agli aspiranti lettori del romanzo).
Ma cosa tormenta Diana, a parte le ambizioni frustrate riposte nella vita privata dei figli? L’unico che non sembra accorgersi di nulla, e che la ama incondizionatamente così come si è incondizionatamente affezionato alle nuore tanto scandagliate dalla moglie sembra essere Harvey. Anche le vite dei tre fratelli, dopo sposati prendono una piega diversa: Mandy e Julia notano irritazione in Rafe e Aaron quando gli vengono poste domande su Josh, e dopo un litigio con Niela, sempre relativo a domande sul passato, Josh farà qualcosa che potrebbe minare definitivamente i rapporti tra i fratelli e tra le cognate che hanno cominciato a frequentarsi affettuosamente. Quello di Diana tuttavia è il segreto tremendo per eccellenza: c’è una sua complicità con Rufus che riguarda Josh, qualcosa che lei è sempre sul punto di rivelare ma lui (nelle sue rare apparizioni) glielo impedisce, fino a che, alla fine del romanzo, un avvenimento devastante che la farà scendere dal suo piedistallo le donerà, paradossalmente, il coraggio di parlarne. Tutto succederà dopo quella “estate francese” a Mougins, che ha visto la famiglia al completo, apparentemente unita.
Il tono a tratti ironico che ho utilizzato nel descrivere questo romanzo è direttamente proporzionale alla leggerezza (nel senso migliore del termine) di una lettura come questa, nonostante alcuni tratti decisamente scabrosi: attrazioni fatali, azioni sconsiderate delle quali il peso grava per anni ed anni sui personaggi, il dubbio che la rivelazione della verità possa peggiorare la situazione invece di migliorarla. E’ un romanzo che vuole appassionare. Una storia da leggere, se non prima (è in libreria dalla fine di aprile), quest’estate, sotto l’ombrellone, durante le vacanze. Un libro che, nella sua originalità ha il sapore di quella letteratura considerata “leggera” cinquanta anni fa rispetto ai classici, quelle trame che lasciavano attanagliato il lettore una volta aperta la copertina delle prime edizioni paperback tradotte in italiano.
L’AUTRICELesley Lokko è nata in Scozia nel 1964 da madre scozzese ed è per metà ghanese. Cresciuta in Africa, ha studiato in Inghilterra e Stati Uniti. Cresciuta in Africa, ha studiato negli Stati Uniti e in Inghilterra. Laureata in architettura, vive tra Accra e Londra. Con Mondadori ha pubblicato Il mondo ai miei piedi (2004), Cieli di zafferano (2005), Cioccolato amaro (2008) e Povera ragazza ricca (2010).