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Recensione: "L'evoluzione di Calpurnia" di Jacqueline Kelly

Creato il 23 maggio 2011 da Lauragiussani
Titolo: L'evoluzione di Calpurnia
Autore: Jacqueline Kelly
Editore: Salani
Data uscita: 20 gennaio 2011
Pagine: 287
Prezzo: 16,80 euro
Nei prati riarsi della calda stagione texana, Calpurnia non può fare a meno di notare che le cavallette gialle sono molto, molto più grandi delle cavallette verdi. Perché? Sono di due specie diverse? Calpurnia ha sentito parlare del libro di un certo Darwin, in cui si spiega l’origine delle specie animali. Forse può trovare quel libro nella biblioteca pubblica? Sì, ma la bibliotecaria non glielo vuole mostrare. Poco male, quel libro si trova anche a casa sua: nello studio del nonno, il libero pensatore della famiglia. Accompagnata dal nonno e dal libro proibito, Calpurnia riuscirà a scoprire i segreti delle diverse specie di animali, dell’acqua e della terra. E scoprirà anche se stessa.

RECENSIONE: L'approccio - fresco, brillante e divertente - di una ragazzine di fine ottocento alle prese con le importanti questioni della natura e della sua evoluzione.

“L’evoluzione di Calpurnia” è stata per me davvero una piacevole lettura. Le aspettative non sono state certo deluse, ma del resto i pareri positivi che ho letto nelle settimane e nei mesi scorsi sembravano voler essere già una conferma del fatto che il romanzo di Jacqueline Kelly è una lettura che merita veramente.
La storia di Calpurnia è un racconto ben strutturato, complesso ma non pesante, ricco ma alla portata di tutti. Una storia che parla di evoluzione, che vive l’importante tematica praticamente sul nascere, a fine ottocento, quando molte erano le perplessità al riguardo e dominava la più completa diffidenza sui cambiamenti – naturali – a cui sono soggetti non solo tutti gli organismi viventi ma anche il pianeta stesso.
Prima di passare ai contenuti, due appunti su forma e struttura del libro: la copertina è graziosa, semplice e a mio avviso azzeccata. Niente di complicato o dispersivo, solo una sintesi del concetto, in giallo e nero, che vede Calpurnia al centro della pagina con un retino in mano. I quattro angoli sono decorati da rami di alberi (o piante erbacee, nella parte bassa) tra le cui foglie si nascondono gli elementi simbolo di questo libro.
“L’evoluzione di Calpurnia” conta poco meno di 300 pagine, suddivise in capitoli che sembrano voler essere veramente dei piccoli episodi a sé stanti. Elemento comune a tutti, a mio avviso originale e simpatico, è la citazione con cui si apre ogni capitolo, un breve grassetto tratto da “L’origine della specie” di Darwin.
La lettura è scorrevole, lo stile sembra fatto su misura per Calpurnia. Tanto di cappello all’autrice che in questo suo primo libro ha saputo dare veramente vita alla piccola protagonista femminile. Quello nero su bianco è il modo di parlare, di ragionare e di esprimersi della ragazzina dodicenne (undici anni e tre quarti, come sottolinea simpaticamente lei stessa) attorno alla quale ruota l’intera storia. Il lettore passeggia accanto alla piccola, si china al suo fianco a raccogliere piante e insetti vari, prende appunti con lei sul taccuino.
A differenza di molti altri libri che ho divorato nell’arco di un pomeriggio, quello di Jacqueline Kelly ha richiesto in tutto quattro o cinque giorni. Certo la colpa può essere del poco tempo libero, ma in minima parte: è stata una lettura che ho assaporato a piccole dosi, un libro dove ogni pagina ha un suo perché, una sua bellezza. Non è uno di quei libri “a traguardo”, come li definisco io, dove ci sono in tutto tre o quattro colpi di scena e le restanti pagine servono per creare un senso di attesa crescente che accompagna il lettore fino al culmine dell’evento. L’evoluzione di Calpurnia rende onore a ogni singola pagina, senza mai scivolare nel banale o nell’esagerazione. In tal modo ciò che ne deriva è una lettura estremamente dosata ed equilibrata, che invece di tentare il lettore con la promessa di grandi drammi che si basano però sul nulla opta invece per una scelta più semplice e sensata: soffermarsi sulle piccole cose, senza troppo clamore, ma con la giusta dose di interesse e dare la possibilità a chi legge di apprezzare quei dettagli che, altrimenti, passerebbero del tutto inosservati.
Siamo di fronte a una storia costruita su più livelli, dove le tematiche s’intrecciando fondendosi alla perfezione. C’è il tema prettamente scientifico, legato all’evoluzione, alla ricerca, alla scoperta scientifica, alla conoscenza e allo studio. A questo però si somma la vita di Calpurnia, ovvero l’esistenza di una ragazzina di fine ottocento che il lettore impara a conoscere sotto tutti i punti di vista. I vari capitoli sono dei piccoli spaccati di vita quotidiana, nei quali vediamo Callie alle prese con i genitori, i fratelli, la vita nella fattoria, la scuola, l’amica Lula, Viola, il ricamo e le lezioni di pianoforte…e, ovviamente, la sua passione per la scienza.
Calpurnia non si limita a interessarsi all’evoluzione, bensì la subisce lei stessa, in un certo senso. Ci troviamo infatti di fronte a un personaggio che nel corso della vicenda segue un percorso fatto di scelte e cambiamenti, quasi di pari passo con l’evoluzione (manco a dirlo!) del suo rapporto con il nonno paterno. Una figura, quella di Walter Tate, che si contrappone alla madre di Calpurnia. La posizione di Margaret è infatti ben diversa: a suo avviso Calpurnia deve interessarsi solo a ciò che è “conveniente”, vale a dire imparare a suonare, cucire e cucinare, oltre a un buon debutto in società che le permetta di accasarsi con un buon partito, assicurandosi così un futuro che – in quell’epoca – era praticamente la massima aspirazione per una donna.
Dal punto di vista strettamente scientifico, qualche piccolo strafalcione c’è. La stessa autrice ammette nelle note finali di aver un poco distorto la realtà dei fatti riguardo ad alcune questioni scientifiche e di averlo fatto per motivi di carattere narrativo. Ora, il libro non vuole certo essere un trattato sulla storia dello studio dell’evoluzione, quindi direi proprio che sono dettagli sui quali si può benissimo passare sopra (personalmente, trattandosi proprio del mio settore – evoluzione biologica - non ho potuto fare a meno di notarli, ma dubito che la maggior parte dei lettori siano naturalisti, botanici o biologi, motivo per cui dubito che qualcuno abbia da ridire o sia infastidito da inesattezze tassonomiche e cose simili).
Altra cosa che ho molto apprezzato è quel tocco di ironia che arricchisce il romanzo. Un’ironia divertente e genuina, che mette bene in risalto come l’approccio alla vicenda sia quello di una ragazzina di dodici anni. Spesso le considerazioni sono elementari, buffe e caratteristiche della fascia adolescenziale. E’ un modo di pensare a volte “da bambini” che cattura, diverte e intenerisce al tempo stesso. Non c’è malizia, arroganza o vanità. Calpurnia ha dodici anni e quelli che leggiamo – in prima persona – sono davvero i pensieri tipici di una ragazzina di quell’età. Le domande che si pone sono semplici ma ad effetto: piccole verità che, per quanto ovvie, scontate e banali, sono pur sempre delle verità. Domande cuoriose – quasi in stile “Focus”, per intenderci, sempre attuali e alla portata di tutti. Cose del tipo “I lombrichi si possono addestrare?”, “Perché i cani hanno le sopracciglia?”, “Com’è che l’opossum conosce l’ora esatta?” e via dicendo.
Ho apprezzato praticamente tutti gli aneddoti racchiusi nel libro, dalle osservazioni su cani, gatti e opossum, alla raccolta di campioni di insetti, alla metamorfosi del bruco Petey, alla scoperta della “Pianta” (non aggiungo altro su questo punto, rovinerei buona parte della lettura), etc.
Unico aspetto negativo (ma nemmeno più di tanto) è la poca incisività in alcuni punti. Il ritmo non è propriamente incalzante, e non aumenta certo nel corso della narrazione. A mio avviso è un libro che deve piacere fin da subito, per essere apprezzato. L’idea che l’inizio sia lento ma che “forse più avanti entrerà nel vivo della vicenda” non penso sia il caso di questa lettura. Non è un thriller dai colpi di scena nascosti, o un romanzo che punta a sbalordire con impressionanti effetti e rivelazioni finali. E’ un libro da gustare per come è fatto e per come è strutturato, indipendentemente da dove andrà a parare o come evolverà la storia. Insomma, se i primi due o tre capitoli non vi convincono molto, allora probabilmente non è davvero il libro che fa per voi.
Personalmente è un racconto a cui mi sento di attribuire quattro stelline piene. Forse sarò di parte (nel momento in cui ho sentito la parola “Darwin” ho capito che il libro sarebbe stato certamente tra le mie prossime letture), ma i molti pareri positivi mi inducono a pensare che “L’evoluzione di Calpurnia” sia un libro bello e godibile per tutti, anche per chi non ha il pallino della biologia. Per chiudere in bellezza mi sento di riprendere – una volta tanto - una breve citazione dal libro:
La Pianta prese residenza sul davanzale meridionale del laboratorio e, dopo qualche ansia da parte mia, assunse un saldo controllo sulla vita. La esaminavamo diverse volte al giorno, attenti a segnali di eccesso o carenza d’acqua, eccesso o carenza di sole, della presenza di acari tetracnidi, correnti d’aria, clorosi, malessere generale. Ogni volta che trovavo una coccinella la portavo subito sulla Pianta perché facesse la guardia contro i parassiti, ma le mie piccole sentinelle rosse se ne andavano sempre. Scrivevamo rapporti quotidiani dettagliati nel registro, un quaderno nuovo con la copertina marmorizzata riservato alla Pianta. Nel terrore che qualcuno, in un malaugurato accesso di amore per l’ordine, potesse buttarla fuori, fissai sotto il vaso un piccolo avvertimento: “Esperimento in corso, non armeggiare con questa pianta. Dico sul serio. Calpurnia Virginia Tate (Callie Vee)”

Mappalibro: "L'evoluzione di Calpurnia" è inserito nell'elenco (voce numero 25 ) dei libri mappati dal blog Sfogliando.

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