RECENSIONELeonardo da Vinci ed i prototipi dei suoi studi sulle macchine si materializzano sotto gli occhi di un lettore che non ha età: i detective di professione lasciano il posto ad una figura leggendaria, quella del Maestro di tutti i tempi, di un uomo che viene riconosciuto quale genio per eccellenza di tutta la storia dell’umanità. L’immagine autorevole che abbozza un sorriso ironico, quella del suo autoritratto (chi di noi non lo ha mai visto almeno su un libro di testo) diventa tridimensionale e umanizzata, muovendosi all’interno del ducato di Milano retto da Ludovico il Moro; il Maestro, circondato dai suoi apprendisti, prende forma nella mente del lettore mentre è alle prese con la costruzione della sua macchina più ambiziosa: il marchingegno che riproduce il volo degli uccelli.
Tra i giovani aspiranti artisti uno gli è particolarmente caro: Dino, il narratore in prima persona che noi sappiamo in realtà essere Delfina della Fazia, giovane scappata da Firenze (e travestitasi da ragazzo) per realizzare il proprio sogno di diventare una pittrice sotto l’egida del grande personaggio. Leonardo pare non accorgersi del sotterfugio fino alla fine della storia (che è la terza della serie, dopo La mossa dell’alfiere e La dama di Leonardo della stessa autrice); tuttavia, dato lo spessore intellettuale di da Vinci, quando scopriremo che è sempre stato a conoscenza del segreto non ci stupiremo affatto.
Vediamo dunque cosa succede in questo romanzo, in libreria dal 12 marzo scorso: Ludovico il Moro ha commissionato a Leonardo la macchina volante, per assicurarsi una difesa aerea da eventuali assalti nemici. Per realizzarne le parti in legno, il Maestro chiama al castello Angelo della Fazia, padre del suo apprendista Dino (che abbiamo visto in realtà essere una ragazza, Delfina). E’ una bella sorpresa per Delfina, ed il padre, pur essendo perplesso riguardo alla promiscuità della figlia con gli altri apprendisti (che tuttavia, sottolineo ancora, la credono un ragazzo), è orgoglioso delle capacità della ragazza;Angelo accetta dunque l’incarico di ebanista per la realizzazione del progetto.
Accade che un giorno, mentre Leonardo, Dino/Delfina e Angelo sono alle prese con un modellino in scala della macchina, il corpo di Costantino, altro giovane apprendista, precipita dagli spalti del castello, ucciso da un colpo di balestra, dopo aver invocato il nome del maestro. Il ragazzo ha con sé alcuni fogli, strappati al fascicolo che contiene i disegni del marchingegno volante: i tre si interrogano sull’accaduto, chi ha tradito il Maestro? Da quel momento in poi, come già successo precedentemente per altre storie delittuose (al quale fa riferimento Delfina), scatta l’indagine sul furto e sull’omicidio del ragazzo: l’omicida potrebbe essere ancora nel castello ed in pericolo non sono solo gli artigiani ma il ducato stesso di Milano, se il progetto dovesse cadere in mani nemiche.
Dino (Delfina), suo padre e il Maestro cominciano a perlustrare ed indagare all’interno delle mura, esortati alla discrezione da parte di Leonardo, mentre il duca è assente per trattative con la Francia; di lì a poco succede però qualcosa che farà precipitare gli eventi: Tito, un altro dei giovani apprendisti, viene convocato di notte da un sedicente paggio di Leonardo e il giorno dopo la macchina è sparita! Ma c’è di più: anche mastro Angelo è sparito con la macchina,probabilmente perché è stato erroneamente scambiato per da Vinci. Il Maestro – quello vero – si è infatti assentato dal castello per raggiungere Ludovico il Moro e metterlo al corrente dell’accaduto. La creazione di Leonardo e il suo presunto realizzatore, sospettano Dino/Delfina e gli altri, sono in mano al duca di Pontalba, Nicodemo, il quale potrebbe avere intenzioni bellicose. A paventarlo è l’arrivo al castello di Rebecca, la triviale e corpulenta lavandaia che si reca di fortezza in fortezza per guadagnarsi da vivere (ed intrattenere, diciamo così, i soldati). La donna indossa il mantello di Angelo, raccolto casualmente per strada e Dino/Delfina ha la conferma che suo padre ha abbandonato forzatamente quel luogo. Ad accrescere il senso di terrore e di mistero in Delfina è anche la vista di una figura misteriosa incappucciata mescolata alla folla di uomini e donne che popolano l’interno della rocca.
A questo punto, quella che era nata come una indagine interna alle mura della fortezza di Milano – trasposizione rustica ed early modern del salotto alla Sherlock Holmes – diventa una impresa degna di una Armata Brancaleone: per salvare padre e macchina, Dino/Delfina, non esita ad imbarcarsi con Tito e Rebecca in una missione a dir poco rischiosa: introdursi nella fortezza di Pontalba (luogo di fantasia inventato dalla Stuckart), ma come faranno lo scoprirete leggendo il libro.
Dino/Delfina si imbatterà anche nella cugina di Ludovico, Marianna, data in sposa a Nicodemo ma tenuta prigioniera perché non riesce a dargli un erede. Una volta appurato che padre e macchina sono lì detenuti, il pittoresco trio riparte alla volta di Milano, per mettere al corrente Leonardo dell’accaduto e tornare a riprendersi il maltolto.
Davvero notevole il personaggio di Rebecca: senza averne le pretese ci ricorda nella maliziosità popolare e nell’intraprendenza quella Mrs Quickly degna compagna dell’incommensurabile Sir John Falstaff shakespeariano, e fà da controcanto all’ingenuità virginale di Delfina. Non sappiamo, tra l’altro, se Rebecca sia anche una doppiogiochista, dato che Marianna parla a Delfina di un’altra lavandaia di nome Rebecca; oltretutto, alla fine della storia, della donna non vi sarà più traccia (altro mistero sul quale si interrogano i nostri eroi).
Di ritorno a Milano, i nostri si vedranno proporre dal Maestro un piano altrettanto istrionico, atto a recuperare la sua creazione e salvare Angelo: non avendo a disposizione che una ventina dei suoi giovani allievi, cosa avrà escogitato Leonardo per formare un esercito degno di tale nome?
Vi anticipo solo che gli stessi apprendisti dovranno anche agghindarsi da cavalieri, con tanto di piume e armature scintillanti, in attesa, eventualmente dei rinforzi del Moro. Poiché Angelo è creduto essere il vero Leonardo, come farà quest’ultimo a presentarsi al cospetto di Nicodemo ed a risolvere la questione? E chi sarà stato il complice insospettabile delle malefatte di Nicodemo?
L’epilogo… scoprirete da soli quando leggerete il romanzo, chi è la figura incappucciata che tanto ha terrorizzato Delfina, e saprete se il marchingegno volante si è rivelato all’altezza delle aspettative. Scoprirete quali conseguenze questa avventura apporterà ai destini dei personaggi e soprattutto a quello di Delfina. Anche se vi ho già anticipato che Leonardo si era accorto della vera identità di Dino, sarete piacevolmente colpiti dalla sua apertura mentale (direttamente proporzionale a quella delle ali della sua macchina) e soprattutto da quella di Angelo, in quanto suo padre.
Altresì, se avrete la curiosità – ne vale la pena – di concedervi questo “thriller rinascimentale” non rimarrete delusi dal garbo, dall’affresco (e parlando di Leonardo non è termine fuori luogo) armonico della trama e dall’originalità della storia. Diane A. S. Stuckart,ricostruisce con disinvoltura linguistica e precisione gli ambienti e l’abbigliamento dei protagonisti come doveva essere all’epoca, così come descrive minuziosamente alcune delle macchine prodigiose che il genio di Leonardo ci ha lasciato immaginare dai suoi schizzi. Non è “roba” (solo) per ragazzi:soprattutto non è neanche roba da ragazzi riuscire a conciliare una narrazione che offra intrattenimento e svago senza scadere nella banalità e senza scomodare inopportunamente il genio di da Vinci. L’AUTRICEDiane A.S. Stuckart è nata in Texas, nella piccola città di Lubbock. Dopo aver conseguito la laurea in Giornalismo presso l’University of Oklahoma, ha deciso di dedicare sempre più tempo agli studi storici, affascinata in particolare dal Rinascimento italiano. E proprio dall’unione di questo suo interesse con la passione per la scrittura è nata la serie che ha come protagonista un inedito Leonardo da Vinci detective, di cui la Nord ha già pubblicato il primo episodio, La mossa dell’alfiere (2009) e La dama di Leonardo (2010).