[Recensione] L’inganno della morte, di Guglielmo Scilla

Creato il 16 luglio 2014 da Queenseptienna @queenseptienna

Titolo: L’inganno della morte
Autore: Guglielmo Scilla
Editore: Kowalski
Prezzo: 14 euro
Genere: Fantasy
Pagine: 332
ISBN
: 9788874968312
Voto: 

Ve ne avevo già parlato QUI, promettendo in tempi brevi la recensione….
Sì, ok, vi autorizzo a lanciarmi uova marce in faccia per il ritardo; tuttavia le promesse le mantengo sempre e sono tornata a parlarvene!
Detto questo, parto già con un piccolo rospo in gola; una mini polemica che mi sorge spontanea dal momento in cui vedo qualcosa di palesemente storto.
Vorrei spiegare una piccola cosa ai fan del Gu, tanto fedeli fino all’ultimo video pubblicato, per poi regalargli un bel voltafaccia, insultando un libro che magari non si è letto per ripicca.
Andate oltre. Lo Youtuber, che vi piaccia o meno non vive attaccato al computer come un respiratore, pertanto non è nemmeno una macchina sforna-video come credete sia.
Che vogliate capirlo o no, sono persone, non feroci traditori solo perché non vi danno ciò che volete. Le persone sono umane, cercano semplicemente la loro strada… se si era loro sostenitori credo che si dovrebbe guardare al di là di una performance mancata e verificare senza risentimento che stiano continuando comunque a fare un buon lavoro. Per me ciò sta accadendo; è un bel libro, davvero.

Trama:
Daniel, un ragazzo come tanti, viene estratto per partecipare al Palio delle Fiamme, competizione che si ripete ogni estate nel suo paese, in onore delle Festa delle Fiamme. Con poco entusiasmo, il sedicenne accetta più che altro per far contenta la famiglia, che probabilmente gli avrebbe rinfacciato a vita un eventuale rifiuto.
Fatto sta che si dimostra il migliore, ma nel bel mezzo dei festeggiamenti si ritrova ucciso; la sua morte, sopraggiunta in circostanze a dir poco misteriose, crea non pochi sospetti soprattutto nel protagonista, che cercherà risposte.
Tuttavia non sarà solo nel suo viaggio: potrà sempre contare sull’aiuto della bizzarra Cybele, degli amici e dei suoi tre guardiani.
Si può tranquillamente affermare che la vera avventura abbia inizio dopo… nella misteriosa e piovosa Dyuturna: la città dei morti.

Recensione:
Non  è un semplice fantasy; lo definirei un fantasy esistenziale, ma ci ritorneremo più tardi.
Dall’inizio rapido e incalzante, appassiona da subito il lettore con un ritmo sostenuto da botta e risposta sarcastici, seguiti talvolta da rallentamenti.
Ha un modo molto particolare di creare un feeling immediato, di colpire e interessare chiunque si accinga a seguire le vicende.
A questo proposito s’incontra un dialogo molto carino madre/figlio riguardo il partecipare o meno alla Festa delle Fiamme. In esso, le parole scorrono come mercurio: non si lasciano prendere per quanto vivaci; inutile a dirlo, contengono una certa dose di spiritosaggine (quella che insomma conosciamo bene).

-Almeno ti rendi conto di quanto sia patetico? -si ribellò lui. -Le nove gilde! Manco fossimo tornati al medioevo…
-Ti è sempre piaciuta la Festa delle Fiamme- tagliò corto Olimpia.
-Questo era prima che dovessi parteciparvi vestito da cretino.
La macchina inchiodò di colpo, sollevando una nuvola di terra bruciata.
-Tu non ti rendi minimamente conto dell’enorme fortuna che ti è stata data- sibilò la madre, senza staccargli gli occhi di dosso. -È  parte integrante della nostra cultura… e come se non bastasse è pressoché impossibile venire sorteggiati!
-Se vuoi ti cedo volentieri il posto.
-Purtroppo è contro le regole!
Olimpia lasciò il freno e diede un colpo deciso all’acceleratore. L’auto saltò avanti. Daniel si trovò con le spalle attaccate al sedile.

La ventata di brio è perfettamente accompagnata o meglio spezzata da descrizioni intense, palpabili, dalle quali si ha il netto ritratto di paesaggi e persone menzionate; tuttavia non rallentano la corsa narrativa.
Le vere e proprie impennate provengono da riflessioni improvvise, che mozzano il fiato a freddo prima di rendersene conto. Credo sia proprio questo che non ci si aspettava in modo così aperto dall’autore; eppure è la parte che merita di più, la più autentica, quella che ripasserei più volte e che voglio ricordare. Ho apprezzato parecchio l’estrema sensibilità nell’analizzare soprattutto le emozioni: è come se le scrutasse da un microscopio. Ci sono parecchi interventi di questo genere; uno più bello dell’altro.

Daniel studiò per un lungo momento il viso della nonna. Avrebbe voluto dirle che non aveva alcuna intenzione di prendere parte alla competizione. Che nessuno le aveva dato il permesso d’inserire il suo nome nella lotteria e che per protesta avrebbe saltato il pranzo. Ma il coraggio soffre di un’ enorme timidezza. Se non viene tirato fuori subito, si fa piccolo e va a nascondersi dove nessuno può vederlo.

Il libro dimostra una buona inventiva riguardo la trama. Offre uno scenario molto originale, in cui certi elementi sembrano quasi di matrice Potteriana (tipo il bufovettore, che stai lì e ti chiedi come diamine gli sia venuto in mente). Tuttavia  non è quella la parte rilevante. Per capirci: Dyuturna è una città molto interessante compresi i suoi abitanti, e ciò che accade è inaspettato e sorprendente. Però si ha come l’impressione che ci sia da leggere tra le righe il messaggio più importante; quello a cui tutto è finalizzato e verso cui tutto converge.
È avvincente leggere di un ragazzo che vince una competizione, muore e deve scoprire un intero universo; in parole povere è costretto a rimparare a vivere di nuovo secondo le nuove regole. Si esce pazzi a cercare d’intercettare il complotto e tutto ciò che c’è sotto, compreso il ruolo dei guardiani e il senso dell’intervento di Cybele.
Eppure non è la storia l’importante. È come se essa in profondità contenesse una morale fortemente affettiva; un esistenzialismo che trapela da ogni fessura appena è possibile. Che smania per esplodere.
La domanda a fine racconto, per alcuni è stata semplicemente: “Cosa farà Daniel poi?”
In effetti è previsto un seguito…forse. Di quesiti però ce n’erano di più imponenti; dei macigni rispetto al semplice proseguimento della trama fantasy.
È davvero peggio morire, o restare per essere lasciati dalle persone che amiamo? Cosa significa realmente soffrire?
Alcuni dubbi trovano risposta certa; altri presentano un’apertura amara che non lascia equivoci: non è un lavoro fatto tanto per, ma un’analisi della vita offerta a cuore aperto.

Oltre a questo non ci sono certezze; la giustizia è un’utopia che non possiamo concederci. Le nonne che seppelliscono i nipoti.
Dov’è la giustizia in tutto questo?

È un libro che, coloro che cercano unicamente l’avventura, purtroppo non leggeranno mai interamente. Io l’ho terminato con la lacrimuccia che scendeva. Contiene parti che colpiscono e affondano senza equivoci… altre le devi sentire.
Personalmente mi sono innamorata della delicatezza, del dettaglio. Mi sono innamorata della pioggia di Dyuturna, che può mettere solo i brividi (non vi spiego certo il perché).
Una lettura piena d’inventiva… ma soprattutto intrisa di senso.
Chi non riesce ad andare oltre i video di Youtube, non ha la più pallida idea di cosa si perde.


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