Titolo originale: In a dark, dark wood
Autore: Ruth Ware
Editore: Corbaccio
Pagine: 352
Prezzo: 16,90€
Data di uscita: 11 giugno 2015
Sinossi: Dieci anni cambiano una persona. A dieci anni dalla fine del liceo Leonora Shaw, Nora, ne ha fatta di strada: è diventata una scrittrice, la sua vita è scandita dal lavoro alla scrivania nel suo monolocale dell’East End londinese, dalle tazze di caffè e dalle corse nel parco. Della vecchia Leonora non resta più nulla, nemmeno il nomignolo di allora, Lee. Tutti possono avere mille buoni motivi per non frequentare gli amici di un tempo, per troncare con il passato, per incominciare una nuova vita. E Nora ha un ottimo motivo. Eppure, quando riceve l’invito all’addio al nubilato della sua ex amica del cuore, si fa strada in lei un assurdo senso di colpa unito a un assurdo sentimento di riconoscenza verso Clare per essersi fatta viva dopo dieci anni. Sebbene con riluttanza, accetta di trascorrere un weekend in una villa nei boschi del Northumberland insieme ai vecchi amici, e di colpo si trova catapultata indietro nel tempo di dieci anni, in quel passato che ha meticolosamente cercato di cancellare. E capisce di aver commesso un errore.Il peggior errore della sua vita.
La mia recensione★★★★★Aspettative circa questo libro ce n'erano molte, e sono state tutte ampiamente soddisfatte.La nota pubblicitaria che lo definisce un thriller psicologico che aggancia il lettore fin dalla prima pagina e lo conduce nei recessi della psiche umana è quanto mai veritiera. Ed è stata proprio questa frase che mi ha attratto e mi ha fatto leggere questo libro.Non mi capitava di essere così "psicologicamente" coinvolta dalla storia dai tempi de L'amore bugiardo di Gillian Flynn, nonostante con quest'ultimo all'inizio abbia un po' arrancato nella lettura.
Con L'invito invece è stato amore a prima sillaba. Subito mi sono vista catapultata all'interno delle vicende di Nora, come se venissi attratta da una calamita.Il velo di suspance è tangibile sin dai primi capitoli. Già la sola ambientazione non lascia presagire nulla di buono: una villa di vetro e acciaio in mezzo ad una foresta di pini altissimi, celata a tutti a meno che le luci interne non la rendino un gigantesco faro in mezzo al nulla.
La cerchia di personaggi che, sulle prime lascia pensare a Dieci piccoli indiani di Agatha Christie, è - all'apparenza - un'ammucchiata di vecchi e nuovi amici riuniti per l'addio al nubilato della popolare e perfetta Clare. Ma già dopo un paio di battute e piccoli episodi ci rendiamo conto che il dramma è dietro l'angolo.In un inevitabile "tutti contro tutti" e "tutti a dubitare di tutti", il movente e il colpevole del dramma non è intuibile se non verso la fine, anche se si continua a rimanere attratti dalla storia fino all'ultima pagina.Ricco di descrizioni sulle sensazioni fisiche e psichiche della protagonista, questo libro ha il potere di farti provare tutto ciò che lei prova: alla fine, durante la sua ultima disperata corsa ci si ritrova ad essere sfiniti e stanchi, come se ci fosse una strana empatia tra noi e lei.
Questa è anche una storia che ti fa sperare con tutte le tue forze ad un lieto fine; il lieto fine è - nel mio caso - così tanto agognato che, nonostante ci viene in un certo senso negato, mi ritrovo lo stesso più che soddisfatta poichè la lettura è stata intensa e mi ha fatto lavorare di mente, ipotizzando teorie e facendo congetture circa i personaggi e le loro storie.Ottimo inizio per un'autrice che, stando a questa opera prima, ha grandi potenzialità! Consigliato!