Autore: Virginia De Winter
Editore: Fazi Pagine: 500 "Altieres, l’antica dinastia regnante nel Vecchio Continente, si è estinta dopo la violenta morte di tutti i suoi eredi e a portare il nome dell’antica casata sono rimasti solo i vampiri Blackmore, creature immortali a cui regnare non è permesso. Ma qualcosa ora è cambiato: Sophia Blackmore, unica erede della dinastia, creduta morta da anni, è stata ritrovata, e la Vecchia Capitale non sarà più la stessa. Gli oscuri segreti degli Altieres stanno tornando a calare ombre sulla città e spettri senza volto si aggirano per le strade terrorizzando cittadini e studenti. Mentre Sophia sta invece imparando a conoscere la sua nuova vita e cosa significhi essere una Blackmore, Eloise Weiss, coraggiosa eroina protagonista dei due romanzi precendenti, deve affrontare forze che nemmeno i suoi poteri possono governare. I morti non possono infatti riposare in pace, disturbati nel loro eterno sonno da forze oscure e implacabili, forse collegate al ritorno dell’erede di Altieres e alle sconvolgenti verità che i vampiri Black-more nascondono da secoli e ora sono sfuggite al loro controllo."
"Virginia De Winter, cosa mi hai fatto?" - Espressione in uso tra i presenti e futuri Ossessi Winteriani Leggi la De Winter e rimani intrappolato nel suo mondo, dicevano. Leggi la De Winter e troverai una novella passione per il gotico e quel tipo di scrittura evocativa e a tratti inquietanti, dicevano. Mi chiedo ancora come abbia fatto a non ascoltare nessuno, fino a ora. Che razza di tappi avevo per ignorare quei lettori che mi pregavano di dare una chance al mondo di Black Friars? Cosa mi era saltato in testa? Per fortuna, non tutti i mali vengono per nuocere. La reticenza mi ha consentito di leggere tutta la saga di BF di seguito, senza interruzioni. Mi ha consentito, insomma, una full immersion nell'ossessione, nata proprio da qui - dall'Ordine della Penna. L'Ordine della Penna è il terzo romanzo della saga Black Friars, se includiamo nella conta il prequel de L'Ordine della Chiave (mia recensione cliccando qui). Continua però la storia dopo L'Ordine della Spada (recensione cliccando qui), riprendendo quindi le avventure di Eloise, Axel e la sua squinternata banda di amici, con l'aggiunta di un nuovo mondo tutto da esplorare e con esso nuovi personaggi in precedenza solo accennati: il regno di Altieres, accompagnato dalla sua nuova principessa, Sophia Blackmore e il tenebroso e prepotente secondo in linea di successione, Gabriel Stuart. Che viaggio, Black Friars. Con la Penna la De Winter conduce per mano il lettore accompagnandolo nella folle vita di Sophia, risultando in un impatto con tutte le politiche, i giochi di potere e gli intrighi che nei precedenti libri non ero riuscita a vivere appieno per via del modo in cui i protagonisti della Spada (Eloise e Axel su tutti), avessero avuto il ruolo di introdurre semplicemente a qualcosa di grande e ancora tutto da scoprire. Leggendo la Penna me ne sono resa conto - quel che nel precedente malloppone non mi era andato a genio non era stato che una finestra su un intreccio molto più complesso, che inizia a snodarsi solo dalla fine della Spada per raggiungere i suoi punti forti dalla Penna a seguire. I personaggi in precedenza solo citati o appena protagonisti di alcune scene hanno finalmente iniziato a farsi spazio nella complessa realtà della Vecchia Capitale, così complessa che sono passata dal lasciarmi conquistare dalla complessa relazione tra Sophia e Gabriel (la Sophiel, per chi ha vissuto la follia che mi ha posseduta durante la lettura) fino al pensare alle storyline più brevi e nascoste, ma non per questo da dimenticare. Nulla è, per l'appunto, da tralasciare. La De Winter ha avuto la capacità di intessere una tela imponente e resistente, che lega tutti i personaggi l'uno all'altro, che lega ogni plot point al successivo - il tutto con uno stile di scrittura che non fa che migliorare di romanzo in romanzo, incantandomi.
«Signore», disse Morton. «Il primo chiodo della vostra bara».
«Spero sia di oro massiccio, l’ultima volta che li ho ordinati me li hanno consegnati in un’assurda lega a cui non voglio nemmeno pensare».
Bryce Vandemberg, che stava esaminando un certo numero di elaborati vasi di marmo, si voltò verso la soglia dove Sophia, poco dietro Morton, gli rivolse un inchino compito. «Oh, ma si riferisce a te», Bryce inarcò un sopracciglio. «Deve essere arrivata la fine del mondo se Morton si è messo a fare dell’umorismo».
Atmosfera, caratterizzazione dei personaggi, intreccio di trama, parole che conquistano. Sono tutti elementi che inseriscono la De Winter tra i migliori scrittori del genere che abbiamo in Italia. Dimostrano che anche da noi si possa fare questo tipo di letteratura mantenendo una certa qualità - l'unico peccato è che non abbia ancora messo piede all'estero. Consigliato? A tutti, ovviamente. 4.5 gusci su 5.