Recensione: L. Pasino - Il primo giorno di scuola.

Creato il 03 giugno 2011 da Enricobo2
Un lavoro molto intrigante, questo che Luciana Pasino, Alessandrina tanto per cambiare, studiosa di letteratura giovanile e didattica della poesia, in collaborazione con Vagliani, ha costruito, mettendo assieme oltre cinquanta testi di insegnanti che raccontano il loro primo giorno di insegnamento. Una stesura antologica che, presentando questo momento topico "dall'altra parte", con tutte le sue debolezze e pulsioni, assieme all'eccitazione ed all'orgoglio di una missione appena intrapresa, è assolutamente sconosciuta e neppure immaginata da chi l'ha solo vissuta come allievo. Il periodo raccontato parte nel 1861, dall'inizio dell'Unità d'Italia, che fu anche l'avvio della scuola pubblica, fino ad arrivare ai giorni nostri e gli interpreti sono sconosciuti maestri, inviati in paesini sperduti così come firme famose, a partire da Matilde Serao, Ada Negri, Pascoli, Mussolini, Pasolini e molti altri, accomunati dalla straordinaria esperienza di avere davanti a sé giovani menti da crescere e rendere uomini e donne degni della società in cui dovranno vivere.
Molto di più di semplici racconti a tratteggiare l'emozione dell'inizio di un impegno sociale e civile, ma l'insieme dei brani costruisce davvero l'immagine dell'importanza di questo lavoro, dell'amore e della convinzione necessaria a svolgerlo, comune nel tempo, così come le difficoltà e il disinteresse di fondo dello stato che in fondo  lo trascura dandolo per scontato e gli stipendi da fame e il senso di abbandono a cui viene lasciato il sistema, come se una volta istituito dovesse funzionare da solo. Vi divertirete come me, scorrendo le storie di maestri che a dorso di mulo raggiungevano aule disastrate in cui pascolavano i maiali o che arrivavano fuori delle frontiere conquistate con l'orgoglio della missione di dispensare cultura. Quelli a cui veniva rimproverato di non avere i baffi per mostrare maggiore carisma o ancora quelle maestrine alle prese con le difficoltà di avere qualche gessetto, un bottiglione di inchiostro o una sdrucita e superata carta geografica, a cui le mamme raccomandavano di picchiarli forte quei discoli, ma tutti uniti dalla coscienza dell'importanza del proprio lavoro. Un libro che può servire anche a ricordare alle istituzioni che da questa scuola pubblica possono nascere i nostri punti di forza, mentre il suo abbandono contribuisce in maniera decisiva alla decadenza del paese. Intanto se vi capita, non perdetevi una visita del Museo della scuola ospitato nello splendore di Palazzo Barolo a Torino, a cui la stessa Pasino dedica il suo tempo e le sue cure attente.
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