Recensione "La Città di Pan di Zenzero" di Jennifer Steil

Creato il 05 settembre 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Pubblicato da Francesca Rossi

Il sottotitolo di questo gradevole libro potrebbe essere Un’americana in Yemen. La Città di Pan di Zenzero, infatti, racchiude una vasta gamma di situazioni in cui, di solito, si trova un viaggiatore occidentale alla scoperta di un paese arabo ed islamico; l’incontro tra due culture diverse eppure non cosi lontane come si crede. È una storia di amicizia, amore e solidarietà femminile.
Titolo: La Città di Pan di Zenzero Autore: Jennifer Steil Casa editrice: Piemme Collana: Voci Pagine: 462 pp. Prezzo: 9.90 euro Anno: 26 giugno 2012 Trama Ai nostri piedi si stendeva la fantasia di pan di zenzero che è la Città Vecchia di San’a: un agglomerato di case quadrate color biscotto, decorate con quella che ha l’aspetto di glassa bianca, circondato da mura spesse e alte. Non avevo mai visto una città così bella. Quando arriva nello Yemen da New York, dove vive, Jennifer pensa di doversi fermare tre settimane, la durata del corso di giornalismo che è stata invitata a tenere. Ma San’a, la capitale, con la sua storia millenaria, le case dai muri che sembrano dolci golosi, i profumi di spezie, il sapore indimenticabile dei melograni, la conquista irrimediabilmente, come qualcosa di bellissimo da cui non si riesce a staccare gli occhi. Anche i rapporti umani sono magici e intensi, in particolare con le donne, sulle quali poggiano tutte le contraddizioni di un mondo in bilico tra passato e innovazione. Molte delle loro storie si intrecciano alla sua, in una rete di amicizia e solidarietà. E inevitabilmente, in questa atmosfera sospesa e sensuale, in cui tutto si acuisce, la newyorkese single convinta troverà forse casa anche al cuore.

RECENSIONE La Città di Pan di Zenzero è la storia vera di una donna, di un’esistenza, ma anche di un viaggio. La vita della protagonista americana, abituata a tenere tutto sotto controllo e a seguire una un ordine mentale che non subisce mai alterazioni, si ritrova ad imboccare sentieri sentimentali tortuosi e labirintici viottoli esistenziali che ricordano proprio quelli di San’a. Jennifer lascia New York convinta di dover intraprendere un normalissimo viaggio in Yemen per formare giovani giornalisti. È sicura che il suo soggiorno durerà solo tre settimane, poi ci sarà il ritorno alla vita di tutti i giorni.
Si sa, la vita non è mai come uno se la aspetta. Il vero viaggio della protagonista, infatti, non si esaurisce quando l’aereo atterra nella millenaria polvere di uno dei luoghi più incantevoli e, per certi versi, pericolosi del mondo. Al contrario, comincia proprio quando Jennifer, per la prima volta, vede le caratteristiche case yemenite che le ricordano il pan di zenzero. La meta si sposta oltre e la scoperta si allontana come la linea dell’orizzonte. L’intrepida giornalista americana si ritrova in un mondo totalmente diverso, in cui non valgono le categorie ed i sistemi in uso in Occidente. Eppure proprio questo ambiente, all’apparenza cosi distante, ha molti punti di contatto con il nostro. Jennifer impara a vivere e a vedere le cose come una donna yemenita, benché tutti conoscano la sua reale origine. Si cala nei veli oscuri in uso in quella terra, anche se non sempre i suoi tentativi di empatia e mimetizzazione sono perfetti.
Lo sguardo ingenuo che l’accompagna nella prima parte del suo soggiorno non dura a lungo, schiacciato, in parte, contro il muro delle contraddizioni e degli aspetti negativi che inevitabilmente permeano ogni tipo di realtà. Il team di ragazzi e ragazze che ella ha il compito di formare è composto da anime diverse e, a modo loro, complesse. La Steil segue le loro vicende, le gioie ed i dolori appassionandosi ed affezionandosi sempre di più. Quando le tre settimane di permanenza scadono, il ritorno a New York si rivela triste. Questo spinge la protagonista ad accettare una proposta di lavoro in Yemen e a rischiare, mettendo in gioco tutta la sua vita. Il secondo viaggio nel Paese, però, è più duro del previsto: da quel momento inizia la vera vita yemenita e l’aspro confronto con i desideri a lungo repressi e con il bisogno d’amore.  Per Jennifer è una vera e propria sfida con se stessa, prima di tutto, ma anche con le tradizioni di un popolo fiero e attaccato alle proprie radici
Il libro è molto interessante e si lascia leggere facilmente. Tuttavia, ci sono dei punti deboli: il primo riguarda l’eccessivo candore e l’ingenuità della protagonista che la portano a vivere situazioni piuttosto difficili e a condurle in modo non sempre adeguato. Non è solo questione di una scarsa conoscenza della storia araba ed islamica e del popolo yemenita, cosa del tutto perdonabile. Certi timori o scrupoli che ha sono inutili retaggi mai corretti di un’interpretazione falsata dell’Oriente in genere, uniti ad una certa inclinazione all’idealizzazione che la giornalista non perde mai davvero. Ci sono dei momenti in cui la superficialità si insinua tra le righe di pagine scritte molto bene e che sarebbero quasi perfette senza questo problema.
Altro punto debole riguarda l’approfondimento di certe questioni — come il velo o la realtà politica del Paese — che scivolano via troppo presto, lasciando al lettore la sensazione che troppo non sia stato detto. Si tratta di un libro autobiografico che narra di un’esperienza vissuta perciò non vuole proporsi come saggio storico, ma tra questi due estremi ci sono altre possibilità che non sono state prese in considerazione. L’ultimo difetto riguarda la trascrizione di parole arabe, a cui doveva essere data un’attenzione maggiore.
Nonostante ciò, la qualità dell’opera è buona e la consiglio come prima lettura per scoprire la realtà yemenita. Lo stile è scorrevole ed intrigante, con un sottofondo poetico ottimo. La Città di Pan di Zenzero è un diario di vita, di impressioni individuali, permeato da un’atmosfera a tratti quasi onirica e sensuale, in cui il tempo sembra essersi fermato.
Biografia Jennifer Steil è una giornalista che ha scritto per The Week, Time e Life. Oggi vive a San’a, in Yemen, con il suo compagno e la loro figlia. E’ stata editor per Yemen Observer e Playgirl. Si è trasferita in Yemen nel 2006. Per saperne di più e leggere un capitolo del libro, cliccate sulla pagina del sito Piemme ed il sito dell'autrice.


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