Recensione: La città incantata

Creato il 25 giugno 2014 da Mattiabertaina

Genere: Animazione

Regia: Hayao Miyazaki

Durata: 125 min.

Distribuizione: Lucky Red Distribuzione

Prima dell’uscita di The Wind Rises (Si alza il vento), Lucky Red ci regala un’altra perla del maestro giapponese. Il film in questione è La citta incantata, che nel 2002 si è aggiudicato l’Orso d’Oro e l’anno successivo l’Oscar come Miglior Film d’Animazione. La pellicola narra le vicende di Chihiro, ragazzina di 10 anni che si trova di fronte alla scelta dei propri genitori di trasferirsi in un’altra città. Lei non ci sta, e durante il viaggio si lamenta e si dispera contro la decisione presa. Non appena giunti nei pressi della destinazione, il padre imbocca uno strano tunnel, che li porta in un parco di divertimenti abbandonato molto tempo fa. La bambina ha paura, e cerca in tutti i modi di dissuaderli nell’entrare in questa città desolata e spaventosa. Purtroppo per la ragazzina tutto si complica quando si imbattono in un sontuoso banchetto. Incuriositi e affamati per il lungo viaggio, il padre e la madre iniziano a riempirsi di ogni pietanza presente sul tavolo, fino a trasformarsi in grossi maiali. Intanto il corpo di Chihiro, al calar del sole, lentamente sta scomparendo. L’incontro con il giovane Haku sarà fondamentale, poiché le darà una bacca speciale in grado di mantenerla in vita tra gli spettri che vivono nella regione. L’unico modo per non essere scoperti e uccisi è lavorare all’interno della città. Nello stipulare il contrato con la perfida Yubaba, le verrà privata il suo nome originale con San, e dovrà lavorare sodo nelle terme per rimanere nella città incantata e salvare i suoi genitori.

Come già detto in precedenza in Principessa Mononoke, anche qui la presenza della figura infantile (in questo caso di Chihiro) è l’elemento fondante della storia. La bambina, nelle prime sequenze, viene vista dal pubblico come una persona immatura e permalosa. Il passaggio in quel tunnel cambierà notevolmente il personaggio. La ragazzina, per salvare la propria famiglia, deve crescere, prendersi delle responsabilità importanti e soprattutto, dato non secondario, deve superare numerosi ostacoli durante il suo cammino. La città incantata rappresenta il viaggio di maturità e la presa di coscienza delle proprie potenzialità e delle proprie radici. Per lavorare, Chihiro deve sentirsi “utile” per quelle mansioni, senza la quale rischierebbe la vita. Il lavoro, l’impegno, la fatica sono i punti di forza che spingeranno la giovane a prendere coraggio e trovare una soluzione per liberare la famiglia. Non manca, come già riscontrato in altre sue opere, la contrapposizione tra l’avidità, i vizi dell’uomo e l’innocenza, la purezza dei due giovani, come si può constatare nella scelta di Chihiro di non accettare denaro dalla creatura Senza Volto che spiega una distanza abissale tra lei e la ingordigia presentata sia all’inizio dai genitori che dai dipendenti delle terme di Yubaba in vista dell’enorme quantità di oro che lo spirito offriva. Il tutto, come sempre, viene rappresentato con lo stile inconfondibile di Hayao Miyazaki, rendendo il paesaggio incantato, magico, vivace, colorato, ma allo stesso tempo inquietante non appena il sole scompare. L’anima ecologista del maestro è visibile anche qui, nella scena in cui lo spettro di un fiume inquinato viene “pulito” dalla giovane protagonista, simbolo del continuo eccesso di sfruttamento dell’ambiente da parte dell’essere umano.
Un altro capolavoro assolutamente da non perdere.

Voto: 5 su 5

Il trailer


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