Oggi è il turno de La custode degli spiriti di Melissa Marr e poi toccherà a Tutto ciò che sappiamo dell'amore e Losing it. Credevo che il cielo fosse azzurro. In realtà per questi ultimi due libri pensavo di fare un'unico post perchè sono molto simili, sia per quanto riguarda il contenuto che per lo stile usato che per le mie impressioni...ma questa è un'altra storia...torniamo sul libro della Marr.
Titolo: La custode degli spiritiAutore: Melissa MarrCasa editrice: Fazi EditoriPagine: 364Prezzo: 9,90 €
Trama: Claysville è una piccola città di nessuna importanza. Rebecca è cresciuta qui, insieme alla nonna e da quando ha lasciato questo luogo noioso e familiare sono passati dieci anni. Ora la nonna è morta e Beck ritorna. Per scoprire che Claysville non è semplicemente quella piccola città sonnolenta che ricorda. Lì il mondo dei vivi e quello dei morti sono pericolosamente collegati; al di sotto della città si trova una terra ombrosa e senza legge. Tra i due mondi: esiste un patto: se i morti non vengono trattati con cura, torneranno indietro per saziarsi con cibo, bevande e storie della terra dei vivi. Ed è Beck l’unica persona che sa cosa va fatto, perché la soluzione è nel segreto che custodisce.
RECENSIONE
Rebecca è stata scelta dalla nonna affinché la sostituisca nel compito di guidare i morti nel posto che loro spetta. Le donne Barrow sono per tradizione destinate a tale incombente, ma non devono affrontare da sole i pericoli che la morte ha in serbo per loro: ogni custode degli spiriti, infatti, ha il suo Impresario Funebre, che le protegge e le ama sopra ogni cosa e che le guida nel mondo dei morti.Questo è tutto quello che c'è da sapere della trama dell'ultimo libro di Mellissa Marr.
Non nascondo una certa delusione: sebbene l'idea sia originale, l'autrice non è stata in grado di sfruttarne il potenziale. Ho trovato la storia a tratti banale e noiosa, con avvenimenti scontati e un finale che più ovvio non poteva essere.I protagonisti, Rebecca e Byron, vengono messi a parte di un segreto che ha dell'eccezionale, che le rispettive famiglie nascondono e proteggono da tempo insieme ad alcuni illustri personaggi della cittadina in cui abitano.
Cose strane accadono a Claysville, ci sono tradizioni che non si spiegano, eventi che non hanno un perchè, domande senza risposta e i cittadini di questo piccolo paese ne sono consapevoli e accettano il tutto senza interrogarsi. Allo stesso modo Beck e Byron si fanno carico del loro ruolo, solo dopo un attimo di spaesamento, come se fosse la cosa più normale al mondo. Beh...se scoprissi che sono destinata a rischiare la pelle tutti i giorni per assicurarmi che i morti riposino in pace credo che una certa reazione l'avrei. Per quanto riuarda i personaggi, dalla lettura e dal modo in cui si svolgono gli eventi si capisce che il rapporto tra i due protagonisti non è semplice: lui è innamorato di lei, lei ha paura e scappa. In realtà in situazioni del genere la questione è un po' complicata, il rapporto andava analizzato e approfondito meglio. Anche il superamento della fase critica in cui lei si accorge di essere in realtà innamorata di Byron non è affrontato con il giusto spirito: non basta scrivere che lei ha capito di amarlo. Punto. Non basta accettare la propria croce e punto. Le cose non accadono magicamente, c'è un percorso interno che ciascun personaggio porta a termine nel corso del romanzo arrivando alla fine con una certa consapevolezza di sè, cosa che non accade ne La custode degli spiriti dove tutto succede semplicemente schioccando le dita.Anche se la quarta di copertina promette mondi bellissimi e fantastici e avventure emozionanti che lasciano con il fiato sospeso devo essere sincera: no, io non ho trovato mondi fantastici, non ho assaporato l'abilità della Marr nel worldbilding e no non mi sono emozionata per niente. Anzi, ho trovato tutto un pò troppo superficiale e frettoloso.
L'idea di fondo dava diverse possibilità di sviluppo e la Marr non ha saputo raccontare questa storia a dovere. Non ha saputo sfruttare l'originalità del tema: tutto sembra accadere per caso e io mi sono trovata spesso a sbadigliare nel corso della lettura e ad alzare gli occhi al cielo per la banalità di quanto stavo leggendo.