Recensione: La gemella silenziosa, di S.K. Tremayne

Creato il 28 settembre 2015 da Mik_94
Ogni tipo di amore è una forma di suicidio: uccidiamo qualcosa dentro di noi, volontariamente, ogni volta che amiamo davvero.
Titolo: La gemella silenziosa Autore: S.K. Tremayne Editore: Garzanti Numero di pagine: 307 Prezzo: € 16,90 Sinossi: A Sarah piace il silenzio assoluto della sera che avvolge l'isola di Skye. Le piace muoversi piano nella penombra e accarezzare delicatamente i biondi capelli della sua bambina di sette anni, Kirstie, che si è appena addormentata. Mentre osserva le sue manine che stringono il cuscino, Sarah ripensa a quando quelle mani si stringevano a quelle, identiche, della sorella gemella Lydia. Niente le distingueva: stesse lentiggini, stessi occhi azzurro ghiaccio, stesso sorriso giocoso. Ma, un anno prima, Lydia è morta improvvisamente e ha lasciato un vuoto così grande che ha costretto Sarah e la sua famiglia a fuggire da tutto e da tutti su quell'isola nel mare della Scozia. Lì, tra scogliere impervie e cieli immensi, Sarah sente che lei, la bambina e suo marito Angus potranno forse ritrovare la serenità. Eppure, mentre si avvicina l'inverno, Kirstie è sempre più strana. Diventa silenziosa, riflessiva, stranamente interessata a cose che prima non amava. Sempre più simile a Lydia, la gemella scomparsa. Quando un giorno si scatena una violenta tempesta, Sarah e Kirstie rimangono isolate. Nel buio, col solo mugghiare del vento ad ascoltarle, Kirstie alza gli occhi e sussurra: "Mamma, perché continui a chiamarmi Kirstie? Io sono Lydia. Kirstie è morta, non io". Sarah è devastata e il tarlo del dubbio comincia a torturarle l'anima. Cos'è successo davvero il giorno in cui una delle gemelle è morta? È possibile che una madre possa non riconoscere sua figlia                                                     La recensione Perché continui a chiamarmi Kirstie? Kirstie è morta. Mamma, io sono Lydia, è stata Kirstie a morire.”  Con un bianco e nero d'altri tempi e, in sottofondo, la lirica Lascia ch'io pianga aveva inizio, in maniera tanto esplicita quanto elegante, il controverso Antichrist. Raffinati slow motion per mostrare l'amore e la morte secondo quel Von Trier che o si ama o si odia, senza misure intermedie: mentre mamma e papà, in bagno, erano avvinghiati in una scena di sesso ai limiti della pornografia, un bambino inseguiva il suo giocattolo preferito nell'ultima caduta sulla neve. La colpa di una finestra lasciata aperta, la vergogna della passione, il desiderio di un nuovo inizio – in una landa deserta – minacciato dall'orrore di un epilogo tragico. Qualcosa di simile accade a Angus e Sarah, protagonisti del romanzo d'esordio di S.K Tremayne: la crisi coniugale - ed esistenziale - successiva alla morte accidentale di una bambina e un'isola privata a largo delle coste scozzesi per andare punto e a capo, nonostante il buco nel cuore e una relazione che, sopravvissuta anche a un tradimento, non può rimanere salda quando ad abbandonarci è una figlia. Ma, in La gemella silenziosa, le sorelle sono, appunto, due: identiche, con i vestiti cordinati, i capelli biondi, gli occhi di ghiaccio. Così diverse e così simili, con i giochi che capivano solo loro, una comprensione reciproca assai simile alla telepatia, un legame inconoscibile: stesso liquido amniotico, stessa identità. Quando Lydia muore, Kirstie inizia a diventare ancora più uguale a lei: ad annullarsi, a punirsi, assumendo le abitudini e gli interessi della sua metà. Possiamo forse funzionare senza un pezzo? Una mela, se tagliata in due, va presto a male. E il male – sottoforma di trauma o di spettro – infetta Kirstie. A tal punto che, in un paradiso percosso costantemente da acqua e vento, in notti cupe e tempestose, incidenti di percorso e ombre oltre gli specchi pianteranno il seme del dubbio in Sarah, la madre già fortemente provata. Peggio credere all'esistenza di una dimensione parallela, lì dove dicono che il confine tra il nostro mondo e l'altro sia assai sottile, o rendersi conto di aver seppellito la bambina sbagliata? Ho sempre trovato inquietante, quando ho avuto l'età per dimenticare come fosse vivere l'infanzia, il mondo sottilmente crudele dei bambini: le piccole prepotenze, le frasi senza senso che hanno invece un senso profondissimo, una risata argentina nel cuore della notte. Pensate alla gemelle nei corridoi di Shining, mano nella mano; a Danny e alla sua misteriosa luccicanza.  A volte ti guardano, con quegli occhi disarmanti e, come i gatti che soffiano al vuoto, sembra possano vederti attraverso: splendidi, ma di quello splendore destinato a corrompersi un po' con l'età; sensibili oltre ogni immaginazione. Suppongo che a spaventare sia la perfezione in generale: atterrisce profondamente l'esserne esclusi. Pensate ai bambini infernali negli horror che, un tempo, andavano di moda: biondi, come fossero progenie di Hitler; angelici; al di sopra di ogni sospetto. I bambini, nel cinema di genere, spaventano come il trucco degli pagliacci. Prima di leggere La gemella silenziosa – ennesimo, presunto caso editoriale dell'anno: finalmente il thriller che aspettavo? - e di lasciarmi incantare dalle sue atmosfere classiche immaginavo, non so come mai, un'ordinaria storia sull'elaborazione. Il mistero come specchietto per le allodole. Invece si parla del superamento del lutto e non solo. In uno scenario da perfetta ghost story: una madre contro il senso di colpa, un padre contro l'isteria della sua compagna di vita, una bambina contro la solitudine e il fantasma di un'altra lei. Tremayne sa scrivere e intrigare. Indagare dentro – minuziosa la caratterizzazione psicologica dei suoi personaggi – e fuori – frequenti, allora, scene cinematografiche che, più che leggerle, osservi in prima persona. Il vento che bussa alla porta e sembra un ospite molesto, lampi che illuminano a giorno stanze buie, la luce del faro che – nella burrasca – mostra in anticipo quel che l'acqua restituirà al mattino. Infinite le suggestioni, esaustive le descrizioni: ricche ma mai prolisse, mostrano una Scozia sublime, in cui una natura ribelle e il terrificante folclorismo locale offrono appigli, scorci da tenere bene a mente. Giunto ai ringraziamenti, sorpreso da una lettura più accattivante di quel che mi avevano detto e da una narratrice credibilissima, ho scoperto – sorpresa triplicata – che dietro le iniziali del nome in copertina, puntato come gli scrittori internazionali usano fare, c'era un uomo. Un padre che dice quel che solo una madre può sapere; un professionista che – nonostante uno spunto non troppo originale: vengono in mente, infatti, Polanski, Bayona e Hideo Nataka – tiene in scacco fino alla fine. Alla maniera di Virginia Andrews, rigorosamente vecchio stile ma non anacronistico, La gemella silenziosa funziona con espedienti consolidati e brividi freddi. Terapia di coppia in pillole amare, rancori e pulsioni represse, domande su domande. Per chi sogna due gemelli identici, l'inverno tutto l'anno, un cottage infestato su un'isola sperduta. Thriller sì, dunque, ma psicologico o paranormale? Chi è posseduto: la bambina superstite, quella casa che sorge su una terra leggendaria, la mamma fragile, il papà stanco? L'arrivo dell'alta marea confonderà confini (di genere), prove e torbidi segreti: ciò che è sepolto tornerà a galla, ciò che è a galla sarà spinto giù. Come una bottiglia con un messaggio: all'interno, la confessione finale o, magari, un addio. Il mio voto: ★★★★ Il mio consiglio musicale: Simon & Garfunkel – Scarborough Fair

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :