Recensione: La Madre del vento, di Emma Fenu

Creato il 09 novembre 2024 da Gliscrittori

Libri Recensione di Loriana Lucciarini. La Madre del Vento di Emma Fenu (PubMe - collana Gli scrittori della porta accanto). La storia intensa di Dalida, voce narrante, che rifiuta la società dell’epoca e diventa la figura che meglio rappresenta gli abusi perpetrati verso tutte quelle donne considerate diverse.

Quante crepe ci possono essere in un'anima? E come riescono a provocare il collasso che porta alla distruzione? Accade quando il vento della follia si insinua, alimentando la disperazione, la solitudine, la morte, impedendo alla luce di passare per generare una nuova rinascita.

La Madre del Vento di Emma Fenu è un romanzo intenso e potente.

Emma Fenu realizza un’ottima prova autorale offrendoci una scrittura consapevole e matura, capace di spogliare i suoi personaggi e farli esporre ad anima nuda.
La narrazione priva di orpelli ma, al contempo, elegante e lirica, offre respiro tra le emozioni e va diretta al cuore, sollecitando empatia profonda e compartecipazione. La voce narrante è quella di Dalida, una donna che, a causa del rifiuto a conformarsi alla società dell’epoca, diventerà la figura che meglio rappresenta gli abusi perpetrati verso tutte quelle donne considerate diverse.
Da bambina ero considerata una santa: mi rivolgevano preghiere affinché esercitassi il dono misterioso di cui ero detentrice. Mi chiedevano di toccare le imbarcazioni, le reti e perfino i bambini perché curassi, prevedessi la tempesta o la calmassi, qualora fosse già scoppiata mentre le barche ancora non avevano fatto ritorno al porto.Emma Fenu, La madre del Vento

La vita di Dalida non è stata facile.

Bella e dannata, ha convissuto con l'essere additata come diversa dove, spesso, il diverso nelle tradizioni popolari trova spazio in figure ancestrali potenti che fanno paura. Il diverso è figlio del diavolo oppure un angelo, basta decidere con che sentimento lo si guardi. Una bella donna, che spicca sul resto della popolazione per colori chiari e luminosi, può essere considerata dea; ma se è affascinante e irrequieta, ribelle e libera, perde la virtù archetipa del bene e si trasforma subito in strega, demone tentatore. Così, in un’isola come la Sardegna – che ha un legame profondo con il mare che ne lambisce la costa – un territorio animato da cultura antica e tradizioni radicate, Dalida diventa la figlia oscura della Madre del Vento, ovvero colei che sceglie chi richiamare a sé oppure chi graziare con sguardo benevolo, concedendogli la sopravvivenza.

La Madre del Vento è potente e temuta: lei decide se sarà tempesta o bonaccia, se i flutti si trasformeranno in cupi mietitori o in generosi cesti di pescato, di vita.

Vita e morte dipendono dalla Madre del Vento.
Per Dalida, portarsi addosso tale ruolo non è facile, ma in esso la donna ci si riconosce e lo interpreta con convinzione. Spaventa gli altri con i suoi strali. Stupisce per le sue scelte. Affronta il cammino impervio, mai la strada tracciata. Vaga nelle notti in cerca di risposte, sotto lo sguardo bigotto dei suoi paesani per cui è facile scivolare nella malalingua. Lei è sempre un passo avanti oppure uno indietro, non si associa agli altri. Cerca la solitudine e non viene capita.

Plasmata dalla cultura in cui essa stessa è immersa, Dalida arriverà ad attribuirsi poteri sovrannaturali.

Lei è la figlia della Madre del Vento, lei può. E il tempo calca la mano su superstizioni e paure. I malcapitati che la incrociano per strada evitano il suo sguardo. Il suo nome è bisbigliato assieme alla condanna di puttana. Dalida impara a usare le parole intrise di oscurità per proteggersi dagli altri. Sola, urla in faccia al mare agitato la sua disperazione e il suo male di vivere, senza che mai qualcuno la riesca a comprendere davvero.
La mia bellezza mi rendeva pura e dolce come un angelo agli occhi dei compaesani, eppure io non ero una creatura luminosa, ma un animale notturno e schivo. La mia vera natura non fu più un segreto quando cominciai a crescere e diventare peccatrice e seduttrice. Allora divenni strega temuta e puttana insultata, perfino prima di conoscere come fosse fatto il corpo di un uomo.Emma Fenu, La Madre del vento

Con un’anima piena di crepe, si mostra orgogliosa e fiera quando invece il dolore del rifiuto altrui la lacera dentro.

Ondeggiando sul filo sottile dell'irreale, la tela tessuta dalla società e da lei stessa finirà per soffocarla. E, quando arriverà a partorire sua figlia e scoprirà che la bimba è nata morta, precipiterà nel baratro del dolore, della pazzia, dei sensi di colpa. Perché ciò che il paese crede diventa ciò che Dalida crede e, anche se lei si ribella alle convenzioni della società del tempo, nulla può contro la strisciante identificazione verso quel ruolo di morte.

Travolta dalle sue stesse convinzioni, finirà per assumere il ruolo mitologico di capro espiatorio, addossandosi accuse e vivendo di disperata colpa.

Dalida finirà per dannarsi per sempre, diventando carnefice di sé stessa e giudice implacabile.
Sarà solo grazie all’arrivo di Lucia, la seconda voce narrante – nomen omen – di questa storia, che avremo la giusta luce e troveremo la necessaria chiarezza su una vicenda gravata da disgrazie, dicerie, silenzi, omissioni, bugie. Una chiarezza che per Dalida sarà carezza riparatrice, abbraccio liberatorio da un destino fin troppo crudele.

La Madre del Vento

di Emma Fenu
PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto
Narrativa
Formato tascabile | 142 pagine
ISBN 979-1254587218
Cartaceo 13,00€
Ebook 2,99€

Quarta


A Guelar, un piccolo borgo di pescatori sulla costa sarda, le vite di Dalida e Lucia si intrecciano tra le ombre di antiche leggende e le cicatrici di un passato tormentato.
Dalida è segnata da un dono inquietante che ha profondamente influenzato la sua esistenza, fino a condurla tra le mura di un manicomio. Lucia, alla ricerca delle proprie radici, scopre il destino che lega entrambe, fatto di sensi di colpa e segreti.
Attraverso una serie di rivelazioni strazianti e sconvolgenti, emerge un affresco familiare su cui pesa il fardello dei ricordi e una maledizione che ha segnato un’intera generazione. Al centro, la figura enigmatica della Madre del Vento, un’entità potente e ambigua, una presenza misteriosa che governa le acque, i venti e le tempeste, più reale di una madre di carne.
Un romanzo che esplora la profonda eredità dei traumi familiari, sfumando i confini tra realtà e mito. Un viaggio tra dolore e redenzione che conduce il lettore nell’oscurità della mente e del cuore, in uno spazio dove il mondo dei vivi e quello dei morti si incontrano.
"La verità è semplice e terribile... Non sono più la Dalida di cui si raccontava, nel silenzio di sere buie, fra bisbigli e brividi. Sono stata la fanciulla del borgo che impazzì per colpa del diavolo. A me solo tu, Madre del Vento, hai raccontato fiabe nere, tenendomi seduta sulle ginocchia; mia madre non lo fece mai."


Loriana Lucciarini