[Recensione] La mongolfiera, il monte Tambura e il tappeto volante

Creato il 28 giugno 2012 da Topolinamarta

Lo so, amici. Lo so che sono in ritardo e che avrei dovuto pubblicare questa recensione già settimane fa... ma consolatevi: dall'8 luglio sarò tutta vostra (si fa per dire ^^) e potrò ricominciare veramente a scrivere come si deve - e non solo qui sul blog. Nel frattempo, mi faccio perdonare con un altro commento riguardo a un libro del progetto: oggi è il turno del libro di Fernanda Raineri, ovvero La mongolfiera, il monte Tambura e il tappeto volante.

Titolo: La mongolfiera, il monte Tambura e il tappeto volante.
Sottotitolo: Una fantastica avventura sulle Alpi Apuane
Autore: Fernanda Raineri
Genere: narrativa per ragazzi, avventura
Editore: GDS
Collana: Freschi di stampa
Pagine: 143
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo di copertina: €15,00
ISBN: 9788897587200
Formato: brossura
Valutazione:
Grazie all'autrice per avermi inviato il libro in formato eBook.

RIASSUNTO - Nonostante le difficoltà economiche della sua famiglia che la costringono a studiare e lavorare, Stella è un'adolescente che coltiva il grande sogno di diventare scrittrice e una grande passione: quella per la mongolfiera. Proprio una gita con un pallone aerostatico sui monti della Versilia la porterà a vivere, assieme a tre amici, un'avventura strepitosa. Dopo un'improvvisa caduta durante il volo, dovuta alle condizioni atmosferiche, cercando la strada di casa, i quattro, troveranno una grotta che custodisce un tesoro storico ed economico inestimabile.
"La mongolfiera, il monte Tambura e il tappeto volante" è un avvincente avventura in mongolfiera nelle Alpi Apuane tra ricchi tesori nascosti, nemici e mostri da sgominare e un pizzico di magia per rendere ancora più incredibile questo racconto per ragazzi e, perché no, per far fantasticare anche gli adulti.

L'AUTRICE -Fernanda Raineri è nata nella splendida Versilia, precisamente a Massa Carrara, ai piedi delle Alpi Apuane. Fin da piccola ha sempre avuto passione per il disegno e la poesia. Alle scuole elementari i suoi componimenti, venivano letti, come esempio, anche nelle altre classi. Partecipa durante la gioventù a qualche mostra di pittura locale. In seguito inizia a lavorare come impiegata, lavoro che svolge tuttora da circa 26 anni, e tralascia, un po' le sue aspirazioni. Negli ultimi anni, però, precisamente dal 2003, sente il bisogno di tornare a coltivare le proprie passioni artistiche.

* * *

Oggi parleremo di uno di quei romanzi che si leggono in fretta... decisamente in fretta, anche considerata la dimensione dei caratteri con cui è scritto. Ma come sempre, il fatto che un libro abbia poche pagine non significa che non sia un buon libro, anzi: spesso accade addirittura il contrario.
Nel caso del romanzo di Fernanda Raineri, trovo che la sua brevità abbia compromesso alcuni aspetti che l'avrebbero reso migliore di come si è rivelato; ma andiamo con ordine.

Ciò che mi è piaciuto di meno è che il libro sembri tirato via: tutto avviene in fretta, troppo in fretta, tanto che a mio parere non viene lasciato abbastanza tempo perché il lettore assimili quello che sta accadendo. Da un lato questa narrazione molto veloce ha il pregio di non far annoiare mai, ma avrei preferito leggere una storia con più pagine pagine scritte alla giusta velocità piuttosto che poche pagine ma che appaiano così poco approfondite.

Poi ci troviamo davanti fin dall'inizio un altro punto dolente: lo stile. I difetti che ho riscontrato sono in parte scusati dal target a cui è rivolto il libro, ovvero i ragazzi, ma trovo che scrivere per i giovani non sia comunque un buon motivo per curare di meno la scrittura. Il lessico utilizzato, per esempio, è estremamente povero e ripetitivo, persino per un racconto rivolto a lettori molto giovani: penso che l'intento dell'autrice fosse quello di adattare lo stile ai suoi protagonisti, che in effetti sono anch'essi giovanissimi, ma ho avuto l'impressione che questo volersi accostare al linguaggio dei ragazzi fosse più che altro forzato. Un esempio di questo sono alcune frasi tipiche del gergo giovanile (come i personaggi che si riferiscono ai genitori chiamandoli "i loro vecchi"), che a mio parere stona con tutto il resto.

Come se non bastasse, la piaga del raccontato regna sovrana per quasi tutto il libro, ed è anche forse la maggiore responsabile della brevità del romanzo: l'intero racconto, infatti, mi suonava come il riassunto del riassunto di una storia che poteva rivelarsi davvero interessante, ma che purtroppo è finita per scivolare via senza lasciare praticamente traccia di sé.

Un altro difetto che salta all'occhio è senz'altro la punteggiatura. Una descrizione attendibile di questa potrebbe essere "messa alla cavolo", dato che ora c'è e un attimo dopo è scomparsa o usata piuttosto male: l'intero libro, infatti, è costellato da frasi come le due che ho deciso di riportarvi:

Pensò di legarlo alla manica della sua camicia, ma il percorso era troppo corto, ci voleva qualcosa di più lungo, i pantaloni avrebbero potuto andare, ma non erano abbastanza lunghi neppure quelli, mentre si stava scervellando per trovare una soluzione, sentì Stella, che lo chiamava sulla soglia della grotta [...]

La corda era lunga una ventina di metri, quindi non c'erano problemi, legò la coda del simil-murena e la calò giù lungo il camino per una decina di metri e aspettò cinque minuti che per lui furono 5 ore, respirava a fatica e causa del calore, si sentiva persino il viso gonfio e pure gli occhi, poi tirò su la corda lentamente, per la paura che si rompesse, il loro cibo era pronto, cotto in umido. (pag. 48)

Insomma, non trovate anche voi che non sarebbe stato male usare dei punti fermi, anziché così tante virgole che a lungo andare fanno venire il fiatone?

Sempre parlando dello stile, troviamo, inoltre, tutta una serie di piccoli difetti che presi singolarmente sono poco o per nulla gravi - come alcuni refusi, talvolta dialoghi che non suonano naturali, spazi dove non dovrebbero essercene, un' impaginazione che poteva essere migliore... -, ma che sommati l'uno con l'altro risultano alquanto fastidiosi.

Per fortuna abbiamo anche l'altro lato della medaglia, ovvero l'idea della trama e i personaggi che ne fanno parte: nonostante la brevità con cui è narrata, l'avventura che vivono i quattro amici - Frank, Rebecca, Stella e Glenda - è riuscita ad appassionarmi e a farmi passare un'ora di lettura davvero piacevole.
Tutto comincia con un viaggio in mongolfiera sulle alpi Apuane, in particolare vicino al Monte Tambura... viaggio che si conclude con un atterraggio di emergenza a causa delle avverse condizioni atmosferiche. I quattro ragazzi si trovano da soli sul monte (del pilota, Alfred, non c'è traccia) e si vedono obbligati a cavarsela da soli in attesa dei soccorsi, ed esplorando le colline lì attorno scoprono l'esistenza di un cunicolo che li conduce in una caverna... e da questo momento vivranno una serie di avventure che comprendono la ricerca di un tesoro, il mistero legato ai misteriosi cadaveri trovati nella grotta e persino un viaggio su un tappeto volante. Tutto ciò è impossibile, dite voi? Be', non vi resta che leggere per scoprirlo.

Come ho già scritto, la brevità di questa storia non mi ha impedito di trovarla davvero interessante. I personaggi sono simpatici e giustamente caratterizzati, e la loro avventura è stata per me una costante sorpresa. Forse non tanto da rimanere con l'acqua alla gola, ma comunque assai gradevole.
Vi dirò, inoltre, che non sono mai stata nel luogo che qui è usato come ambientazione, ma che questo racconto mi ha messo una gran voglia di farci un giretto: se le descrizioni corrispondono a verità, infatti, sembrerebbe proprio un posticino niente male!

Trovo che sia dunque un peccato per i difetti di cui ho parlato sopra, perché a mio parere si sarebbe trattato di un racconto per ragazzi davvero molto carino, se solo lo stile fosse stato più curato. A occhio e croce oserei dire che non è stato fatto un editing... be', se ciò è vero, suggerirei all'autrice di farci un pensiero, perché poche ma significative aggiustature qua e là l'avrebbero già reso un libro degno di nota, perché anche se si tratta già di una seconda edizione (l'altra è uscita nel 2008 con Altromondo Editore), secondo me, c'è ancora la possibilità di migliorarlo tanto.

In sintesi...

La storia è carina e avventurosa...

... ma viene sviluppata troppo in fretta
e un po' tirata via.

I personaggi sono simpatici e ben
costruiti.

Il lessico è povero e ripetitivo.

Le descrizioni rendono vivida
l'ambientazione.

Piccoli e fastidiosi difetti di stile
compromettono molto la qualità.

Impaginazione e punteggiatura sono
da rivedere.

Spesso raccontato, sembra un
riassunto.

* * *

Una frase significativa...

Non avrebbero mai raccontato a nessuno la verità di quell'avventura perchè erano consapevoli che la loro storia avrebbe portato troppi curiosi sul monte Tambura rovinando quel posto ancora incontaminato e spaventando gli animali che vivevano indisturbati nel loro habitat.[...]
Per quanto riguarda Frank, Rebecca, Stella e Glenda, avevano le due monete d'oro, una per ciascuna famiglia, avrebbero cercato di utilizzarle nel miglior modo possibile. E Stella, che sognava, un giorno, di fare la scrittrice, adesso poteva iniziare a scrivere, aveva una storia fantastica da raccontare.


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