Autore: Gilberto Furlani
Editore: Miraviglia editore
ISBN: 9788889993217
Num. Pagine: 166
Prezzo: 16.00€
Voto:
Trama:
Nelle atmosfere padane narrate da Gilberto Furlani dove si recita il rosario nella stalla e si fa l’amore nel fienile si muovono sentimenti oggi sconosciuti. Odi e amori degni di questo nome che attraversano vite intere. Storie che sorprendono e inteneriscono, che indignano e affascinano. Che fanno trepidare come la baraonda che nasce attorno al pozzo dove si teme sia caduta la nonna. O che commuovono nel profondo, come il vecchio che nel cuore della notte brinda alla morte che sta arrivando.
Ci sono temporali estivi con tuoni, fulmini e goccioloni grandi come monete. E inverni con freddi tremendi e gambe di neve.
I tratti ruvidi della vita di campagna, di gente che parla poco e non è mai stata da nessuna parte, ma che conosce i segreti della terra e forse della vita.
Recensione:
Un libro che ho avuto la fortuna di presentare in compagnia dell’autore, che ho letto molto volentieri e che consiglio a chi ama la propria terra in quella maniera surreale e inspiegabile come le persone della bassa padana.
La nonna sotto il fico è una miscellanea di memorie. L’autore le ha raccolte nel corso dei suoi primi anni di praticantato come medico, ha ascoltato le voci delle persone che chiedevano il suo aiuto e ha sentito frammenti delle loro storie, i momenti che hanno segnato le vite dei pazienti, le svolte, gli eventi indelebili sia belli che brutti, gli abbandoni e i ritorni, le delusioni e le vittorie.
Quelli vergati in queste pagine sono racconti che forse – probabilmente – hanno più significato per chi li ha vissuti piuttosto che per chi ne usufruisce, ma al contempo riescono a trasmettere sensazioni che ancora oggi fanno parte di noi, che si sono evolute ma che si sono adatte ai contesti pur non perdendo la loro intensità, la forza dell’impatto che possono avere sulla nostra psiche o sulle nostre giornate.
Racconti d’amori perduti, d’amori sbocciati, racconti di guerra, racconti di amarezza, racconti che fanno sorridere e altri ridere, racconti cinici e cattivi, racconti di verità che l’autore ha abilmente nascosto dietro nomi fittizi e rimescolamenti in modo da renderli irriconoscibili – più o meno.
L’ambientazione è quella padana, una pianura solcata da una nebbia divenuta famosa nel tempo e nello spazio, che ha sempre velato misteri, mantenuto segreti, impervia, umida e fredda che in estate si trasforma in una conca afosa, regolata da ritmi e tradizioni ufficiali e ufficiose che creano una magia inimitabile.
Che dire? Un libro che consiglio caldamente (se non l’avevate capito) perché narra senza tanti fronzoli o ricami un passato che è stato un caposaldo di intere regioni, che parla di uomini e donne che avevano qualcosa da dire o da confessare, che intesse la trama di tradizioni che ai giorni nostri forse non sono evaporate.