Torna Ruth Gallaway con una nuova avventura. Il passato bussa alla sua porta; saprà la nostra protagonista affrontarlo?
Autore: Elly Griffiths
Casa editrice: Garzanti
Genere: Thriller
Prezzo: 18,60 euro
Data di pubblicazione: 6 ottobre 2012
TRAMA
La pallida luce dell’alba fa scintillare la palude del Saltmarsh. La marea è calata da poco e la distesa di sabbia umida riflette un cielo azzurro e freddo. Il tumulo che emerge dal terreno è rimasto per decenni prigioniero dell’acqua. Le pallide ossa di un braccio si nascondono tra le sue pietre. La squadra di studiosi ha appena iniziato a scavare e raccogliere i reperti ma Ruth Galloway, l’antropologa forense, lo capisce subito: quelle ossa non sono le ossa di una sola persona. In quella fossa si celano i resti di sei corpi. Ma c’è di più. La fossa è molto, troppo vicina alla Casa al confine col mare, l’antica dimora della famiglia Hastings.Tutti la conoscono, molti la temono, ma nessuno è davvero al corrente di tutti i misteri che si celano dietro le sue mura. Solo Ruth è in grado di sciogliere il dilemma; lei è l’unica in grado di leggere la lingua silenziosa delle ossa. Ma non è facile. Adesso Ruth – che ha sempre vissuto sola con il suo gatto nella sua casa nel Saltmarsh – ha una bambina piccola di cui occuparsi. Ecco perché è costretta a chiedere aiuto all’ultima persona cui vorrebbe rivolgersi: l’ispettore Nelson, il padre della bambina. Le indagini portano a scoprire l’esistenza dell’enigmatica Operazione Lucifero, i cui segreti sono rimasti sepolti per decenni. Segreti che, però, qualcuno vuole ancora proteggere a costo di uccidere se tutti quelli che collaborano con Ruth vengono coinvolti in incidenti mortali. Il pericolo viene dal passato ma è minacciosamente presente. Ruth capisce che deve fare in fretta, prima che altre vite siano distrutte, prima che anche la vita di sua figlia sia messa a repentaglio.
RECENSIONE La palude delle ossa è il terzo libro della serie dedicata all’antropologa forense Ruth Gallaway, nata dalla penna della scrittrice Elly Griffiths.
Come i precedenti libri, mi ha lasciata un po’ perplessa. Escludiamo – per un attimo – il problema del titolo che non ha molta attinenza né con il titolo originale The house at sea’s end, né con la storia che ha come centro focale lo scogliere del Norkfolk.
La trama presenta tutti i presupposti per essere un buon thriller/giallo: interessante canovaccio, il giusto livello di mistero, il richiamo a fatti e “leggende” del passato, testimoni che muoiono misteriosamente, lettere che scompaiono e libri dati in eredità che sembrano essere la chiave di volta. I protagonisti – il classico duo “poliziotto/scienziato” – presentano un risvolto romantico decisamente atipico. Hanno, infatti, le giuste carte per affascinare il lettore.
Cosa c’è, dunque, che non funziona? In primo luogo, le scelte investigativo/scientifiche adottate dall’autrice – durante la narrazione – mancano di spessore e coinvolgimento, rimanendo superficiali all’interno dell’intreccio. I protagonisti sembrano spesso girare in tondo e, ben presto, la narrazione appare ripetitiva e ridondante.
Manca il pathos e la tensione narrativa classica di questo genere. È evidente l’intento dell’autrice di dare maggiore risalto ai legami e alle relazioni che si instaurano tra i personaggi, facendoli spesso agire in maniera non chiara e a volte superficiale. Si ha la sensazione che le varie situazioni siano incasellate per raggiungere un obbiettivo prefissato in precedenza, piuttosto che essere il frutto della narrazione stessa o dell’evoluzione dei personaggi all’interno della storia.
Inoltre, l’inserimento di personaggi – proveniente dal passato della protagonista – non risultano incisivi per la storia ma fine a se stessi. Sebbene estremamente interessanti per le tematiche trattate. L’autrice, infatti, attraverso di essi si è fatta carico di parlare di un tema che,ormai, molti di noi hanno accantonato: l’ efferata pulizia etnica compiuta in ex-Jugoslavia alla fine della guerra.
Lo stile narrativo – nonostante sia abbastanza scorrevole e le descrizioni dei paesaggi e dei luoghi decisamente evocativi – spesso risulta zoppicante e altalenante. Non si riesce a carpire – sino del profondo – gli stati emozionali e psicologici dei protagonisti che, a mio parere, rimangono superficiali. Inoltre, le descrizioni delle scene d’azione risultano caotiche e poco incisive, non permettendo la corretta focalizzazione degli avvenimenti durante il corso della lettura. Una lettura che non mi sento di sconsigliare ma che non ha incontrato il mio gusto di lettrice di thriller
Gli appassionati lettori di questa serie, però, saranno contenti di sapere che in Inghilterra – all’inizio di quest’anno – è stato pubblicato il 4° volume della serie A room full of bones, in cui ritroveremo non solo Ruth Galloway alle prese con un altro caso da risolvere ma nuovi sconvolgimenti della sua vita privata annunciati già dal finale aperto di La palude delle ossa.
SERIE RUTH GALLOWAY
Il sentiero dei bambini dimenticati (Garzanti 2009);
La casa dei corpi sepolti (Garzanti 2010);
La palude delle Ossa (Garzanti 2011);
A room full of bones (Pubblicato in Inghilterra a gennaio 2012).