Recensione "La porta dei sogni" di Rossella Tamburini

Creato il 03 marzo 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Valentina Coluccelli Titolo: La porta dei sogni Autrice: Rossella Tamburini Casa Editrice: CSA Pagine: 154 Prezzo: 13 euro Data di pubblicazione: novembre 2011 Trama:  Un sogno o una realtà falsata? È questo l'interrogativo che s'insinua prepotente nell'animo del lettore lungo un percorso narrativo intriso di visioni misteriose, poteri oscuri e strane coincidenze. L'inquietante verità potrà essere svelata solo attraversando con coraggio “la porta dei sogni”.

RECENSIONE La porta dei sogni dell’esordiente Rossella Tamburini è una commistione di fantascienza, thriller e romanzo onirico. Il libro si struttura sull’alternarsi e rincorrersi di lunghi o brevi squarci di vita di differenti protagonisti, che vanno poi a intrecciarsi seguendo vie misteriose, tracciate dalla contingenza o forse dalla predestinazione. Gli elementi messi in gioco dall’autrice hanno quel carattere impenetrabile, drammatico, anomalo, capace di lusingare l’immaginazione e stuzzicare una curiosità viscerale e forse un po’ ossessiva: una giovanissima mamma cui viene somministrato di nascosto un farmaco sperimentale dall’uomo che dice di volerla aiutare, due gemellini dai poteri straordinari rimasti soli al mondo e separati alla nascita, filmati top secret che testimoniano le torture inflitte ad alieni ibridi scovati da hacker senza scrupoli, un fiore della vita nascosto in una miniera in Piemonte, più esistenze vissute in realtà parallele, sconcertanti poteri di telecinesi e preveggenza, un inquietante virus che colpisce le api e le persone, conducendo le prime alla morte e le seconde a una irrazionalità rabbiosa e violenta. 

Sono tutti elementi evocativi, che creano un’atmosfera a tratti onirica, a tratti surreale, a tratti angosciante, che trova cassa di risonanza nei ripetuti crocevia in cui le diverse storie si intrecciano tra loro, a volte collidendo, a volte solo sfiorandosi e a volte completandosi. Purtroppo, questo grande potenziale tende a perdere parte del proprio mordente, perché si ha l’impressione che l’autrice non riesca sempre a mettere esattamente ogni singolo pezzo del puzzle nella sua giusta collocazione per comporre un quadro completo: alcuni elementi rimangono inspiegabili e difficilmente conciliabili con il resto della trama, pezzi vaganti che si perdono in una esposizione talvolta troppo nebulosa e confusa. Ad esempio, è solo con un certo sforzo che si riescono a conciliare gli ibridi alieni dai caratteri fisiologicamente simili ai rettili, la natura ibrida della protagonista indotta dalle iniezioni di un farmaco contenente il polline del fiore della vita, lo strano effetto che questo polline ha sulle persone e sulle api e, infine, il carattere quasi esoterico che assumono la natura del figlio, che diventa una sorta di personificazione del male, e i tre custodi col compito di controllarlo… Si comprende il nesso, ma sfugge una spiegazione assodata e solida. Non aiutano le troppe disattenzioni nel testo: nomi invertiti, date che non tornano, una scrittura che profonde un confuso uso dei tempi verbali in un saliscendi di passato e presente (solo a fine esemplificativo: “Si domandava come mai avrebbe fatto quando Cristian avrebbe iniziato le scuole dell’obbligo, ma il bambino invece l’ha sorpresa ogni giorno di più. In presenza di estranei non ha mai fatto nulla di strana, era come se sapesse che non doveva.”). Fanno da sostrato alla macrotrama due temi etici particolarmente potenti, che l’autrice non sviluppa e non accentua, ma che comparendo qua e là, anche a distanza, sembrano trasformarsi in un martellante tamburo di sottofondo. Il primo è il tema della madre, quasi sempre una figura disastrosa che fallisce miseramente nel proprio ruolo, incapace di comunicare e di proteggere, e che finisce col fuggire; persino la mamma della protagonista, inizialmente eccessivamente protettiva, cade infine vittima della strana violenta irrazionalità che colpisce la popolazione, mentre il padre ne rimane immune. L’altro tema è, in un certo qual modo, bioetico e trapela attraverso le figure dell’amico medico Mohammed, che tradisce l’amicizia e l’umanità in nome della sperimentazione, e del giovane studente di Harvard John, che rimane affascinato dal video contenente l’interrogatorio, le torture e la morte dell’“alieno” e ne sostiene la validità scientifica a discapito di qualunque morale. In definitiva, un libro originale, suggestivo, ben congeniato e con molto potenziale, parzialmente inficiato però da una certa nebulosità narrativa e da una fastidiosa imprecisione testuale. L'AUTRICE Rossella Tamburini è nata a Milano e in tenera età si è trasferita a Pavia, una città che ama immensamente. La sua infanzia è stata difficile e tormentosa, ma la grande dedizione dei genitori adottivi, le ha permesso di superare e cancellare quella dolorosa parentesi. Madre di due bambini, si è laureata in Scienze Politiche all'Università di Pavia e attualmente è iscritta alla seconda laurea in Scienze Giuridiche. Lavora presso l'Amministrazione Provinciale di Pavia ed è particolarmente attiva nel volontariato. Lo scrivere per lei è come l'essenza del suo essere, quando si immerge nel suo mondo di fantasia e riesce a dargli forma anche la realtà sembra sfuocarsi e mescolarsi con esso.

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