eccomi con una nuova recensione!
Autore:Marie Ferranti
Pagine: 103
Prezzo: 9 euro
Editore: Corbaccio
Trama
Poco si sa di Barbara di Brandeburgo, andata in sposa a soli nove anni a Ludovico Gonzaga di Mantova nel 1433. Ma molto si può immaginare dal ritratto che le fece Andrea Mantegna nella Camera degli Sposi al castello di San Giorgio. Quando il marito l'abbandona per combattere al fianco di Francesco Sforza, Barbara si ritrova sola in una delle corti più raffinate ed eleganti, che accoglie i più grandi artisti e letterati dell'epoca. Con grande intelligenza, nonostante la tenera età, si adatta alla nuova vita, riceve un'istruzione adeguata e, al ritorno del marito, ormai celebre condottiero, riesce a conquistarne l'affetto.
“La principessa di Mantova” è un libro che mi è capitato pe puro caso tra le mani. Ultimamente mi è tornata la voglia di leggere le biografie romanzate delle grandi donne del passato (Elisabetta I e Caterina de Medici sono in cima alla mia lista) e nelle mie ricerche online mi è saltato all’occhio questo libro che mi ha incuriosito anche per la sua brevità. A pochi giorni dalla fine della lettura, però, non so ancora bene cosa pensare. In effetti sono piuttosto perplessa.
La principessa di Mantova racconta per sommi capi la vita di Barbara di Brandeburgo, una donna tedesca trapiantata in giovanissima età alla corte di Mantova.
Ecco, avrete capito dalla mia brevissimissima sintesi del libro che sono ancora confusa per quanto riguarda questo libro. I punti interrogativi che saltellano nel mio cervello riguardano le fonti dell’autrice e la modalità di scrittura del libro. Prima di tutto non è una biografia storicamente esatta, non è un romanzo storico e non è un saggio; mi sono davvero chiesta dove collocare questo scritto. L’autrice ci tiene a sottolineare il fatto che ha voluto immaginare la storia di questa donna a partire da una sua raffigurazione presente nel castello di Mantova. Nei ringraziamenti dice esplicitamente che non ci sono esatti riferimenti storici a parte le poche notizie generiche riportate anche nel libro, non c’è una reale corrispondenza effettuata con sua cugina tedesca (molto nominata nel libro) e non ci sono documenti attendibili. In pratica l’autrice dice che le sue fonti sono praticamente inesistenti e che si sa pochissimo della protagonista; da un ritratto, quinti, si diverte a immaginare la sua vita prendendo come punto di riferimento alcune cose realmente successe. Sono decisamente perplessa, perché a questo punto il libro è un gioco letterario: non è un romanzo storico, né un saggio né una biografia. Insieme a ciò devo sottolineare il fatto che è un libro breve e si concentra in modo poco approfondito sui temi della crescita, del matrimonio e della maternità oltre che sulla cultura e il potere. Si parla di tutto e di nulla in particolare e ogni cosa, dalla nascita dei figli storpi, alla morte del marito, passa molto velocemente senza un briciolo di approfondimento o di sentimento. Visto che è considerabile quasi totalmente un’invenzione, l’autrice avrebbe potuto sbizzarrirsi come voleva e invece ha deciso di non farlo. Insomma mi ha scombussolato parecchio come libro soprattutto perché non ho capito il fine ultimo dell’autrice. È un libro che ho letto velocemente e mi ha lasciato davvero poco se non qualche scarna informazione sulla protagonista e sui suoi discendenti. Assegno due stelline e mezzo al libro, non perché sia brutto ma perché non ho ancora capito cosa pensarne.
Lya