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Recensione "La ragazza dei fiori morti" di Amy MacKinnon

Creato il 05 agosto 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
Romanzo d’esordio della scrittrice americana Amy MacKinnon, “La ragazza dei fiori mortiè un sofisticato thriller che in madre patria è stato paragonato ad “Amabili Resti” di Alice Seabold. Diventato velocemente un caso letterario, è stato pubblicato in più di 10 paesi. E' sbarcato in Italia nel settembre 2010 grazie alla casa editrice Rizzoli. Titolo: La ragazza dei fiori morti
Titolo originale: Tethered
Autrice: Amy Mackinnon
Editore:Rizzoli
Collana: Bur extra
Pagine: 312
Prezzo: 11,90
Data di pubblicazione: giugno 2011
Trama: 
Clara Marsh è una giovane donna dal passato travagliato, che ama i fiori e il loro significato. Lavora in una ditta di pompe funebri dove si occupa di dare alle salme un aspetto presentabile affinché i parenti le possano omaggiare di un ultimo saluto serbandone un caro ricordo. Vive una vita ritirata e tranquilla, ha scelto da tempo di tenere il mondo fuori e nemmeno l’incontro di una solitaria bambina di nome Tracie così simile a lei sembra scalfire il muro che ha creato attorno a se. Quando il detective Mike Sullivan le chiede un aiuto per risolvere un caso di pedofilia e scomparsa di minore in cui sembra essere coinvolta la stessa Tracie, Clara capisce che non può più tirarsi indietro, deve affrontare le sue insicurezze e fragilità perché ci sono realtà più terribili dei suoi ricordi.
RECENSIONE
Non glielo dirò: lui non può capire. Non sa cosa significa essere invisibili, essere scartati, abbandonati. Se il resto del mondo ha visto soltanto il corpo di Precious Doe, io so cosa c’era sotto la carne, gli strati sepolti sotto le ferite e i lividi. Ma lei ha provato più del semplice dolore fisico, lo so. Mentre era viva l’hanno ignorata; ora non hanno il diritto di reclamarla da morta. Questo è il mio lavoro.” "I miei erano forse gli unici occhi asciutti al suo funerale. Soltanto io sembravo rendermi conto  che la morte era la sua liberazione. La vita è sofferenza."
Con queste parole viene presentata Clara Marsh e l’universo che Amy MacKinnon ha creato per lei. Sotto le mentite spoglie di un thriller, di fronte a noi, si apre una storia che parla di dolore, violenza, sopravvivenza, perdono e redenzione.    In una sonnolenta e degradata cittadina di provincia, sfuocato ricordo di tempi migliori, Clara trascorre le sue giornate occupandosi del suo giardino e curando l’aspetto della salme in occasione della veglia funebre. Le sue uniche amicizie sono Linus, il proprietario delle pompe funebri, e Alma, sua moglie, che l’hanno accolta come una figlia nelle loro vite, le hanno dato un rifugio dove vivere, un lavoro e una quotidianità che le permettono di non andare in pezzi. 
Clara è un personaggio complesso, una donna forte piena di fragilità. E' una sopravvissuta che ha trovato sollievo dal passato, mai del tutto superato, nel silenzio del laboratorio dove prepara i corpi dei defunti. Loro non chiedono. Non vedono. Non la feriscono con le loro domande e supposizioni. La sua vita sembra tranquilla e immutabile, ma la conoscenza della piccola e solitaria Tracie (e il conseguente coinvolgimento nel caso di polizia che riguarda proprio la bambina) cominciano a minare il fragile e precario equilibrio che Clara ha faticosamente costruito. Clara conosce la sofferenza, la sensazione di essere violati, senza avere possibilità di fuggire, e sente la necessità di salvare la piccola Tracie, nei cui occhi e vede riflessa l'immagine di sè stessa. Grazie all’ aiuto del Detective Mike Sullivan le si aprirà un mondo che lei ben conosce, ma che non ha mai voluto analizzare. Con fatica, sofferenza e dolore scandaglierà il proprio animo per cercare quelle risposte che possono aiutare la polizia a risolvere il caso. Per trovare finalmente la pace
Attraverso l'utilizzo della prima persona, l’autrice ci accompagna nel mondo e nella vita di Clara: ci svela le sue fragilità ed emozioni, l'immagine che il mondo offre di lei e il ritratto che lei fa di sè stessa. Amy MacKinnon usa sapientemente la tecnica dei flashback, che si snodano lungo tutta la narrazione. Diveniamo, quindi, testimoni del passato della protagonista: scopriamo con doloroso trasporto ciò che ha dovuto subire; il ricordo persistente della madre deceduta; il difficile rapporto con la nonna, che vede in lei solo l’anima di una peccatrice che deve essere redenta; i travagliati anni dell’adolescenza. Con tatto e sensibilità l’autrice descrive l’atmosfera macabra e cupa che avvolge Clara e il suo lavoro. 
“Se Linus purifica l’anima con la preghiera, io inondo il loro corpo di musica a lume di candela. Fra il lettino in acciaio inossidabile, inclinato per ottenere il miglior drenaggio, le luci al neon e il freddo pavimento di cemento, trovo giusto addolcire in qualche modo l’atmosfera, offrire un seppur minimo riconoscimento a una vita. Non tanto un’introduzione a un’altra esistenza, piuttosto un addio a questa.” 
Leggere questo romanzo è come ricomporre un fragile vaso di cristallo. All’inizio della lettura osserviamo solo frammenti: le macerie create dal passato di Clara. Man mano che la storia si dipana, sotto i nostri occhi il vaso si ricompone, mostrandoci solo nel finale la potente bellezza che lo avvolge. Nonostante esso non si possa più presentare intatto, nella sua forma originaria, potremmo ammirarne, nella sua totalità, quel passato torbido che dolorosamente si è ricomposto nel presente, in attesa di poter guardare al futuro non più attraverso singoli frammenti, ma nella sua completezza.  Molti critici hanno paragonato “La ragazza dei fiori morti” ad “Amabili resti” di Alice Seabold. Sebbene ad un livello superficiale le similitudini siano molte (la narrazione in prima persona, uno stile elaborato che tende al surreale e onirico, l’utilizzo del genere thriller come intreccio di base della storia e la capacità di carpire e descrivere le emozioni dei personaggi), leggere questo libro aspettandosi un nuovo “Amabili Resti” significa fare un torto al talento dell’esordiente Amy MacKinnon. 
L’autrice ha saputo creare una storia potente ed evocativa in grado di competere con la Seabold per capacità stilistiche, introspezione dei personaggi e temi trattati. La sua abilità nel descrivere l’evoluzione e la catarsi della protagonista è di indubbia qualità. Probabilmente rispetto alla Seabold,il libro della MacKinnon manca a tratti di linearità stilistica ed equilibrio nelle varie fasi della narrazione. La prima parte risulta appesantita dalla ripetizione (fine a sè stessa) delle descrizioni delle emozioni di Clara e della sua personale visione degli altri personaggi. L'impressione che si coglie è che nelle prime pagine l’autrice stia ancora cercando una sua espressione narrativa, rendendo la narrazione quasi un mero esercizio di stile. La seconda parte, invece, si presenta molto più fluida e di maggiore impatto. Per un lettore di Thriller il finale potrebbe risultare quasi scontato e banale, ma la capacità descrittiva ed introspettiva dell’autrice è capace di commuovere per la grande forza evocativa delle immagini che l'autrice intesse magistralmente. “La ragazza dei fiori morti” è un libro che non ti abbandona facilmente per le tematiche affrontate (la violenza e la scomparsa di minore) e la sensibilità con cui l’autrice ha saputo affrontarli senza scadere nel banale o nel sensazionalismo.
L'AUTRICE: 
Amy MacKinnon vive a Boston con il marito, tre figli, due gatti e un bulldog francese di nome Babe. “La ragazza dei fiori morti” è il suo primo romanzo.

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