se amate il genere poliziesco alla Montalbáno, alla Camilleri, insomma il poliziesco dove la vita privata e la quotidianità, il gusto per la buona cucina dei protagonisti permea la struttura della trama, leggetevi questo libro e… assaporatene i contenuti.
Autore: Rosario Cuomo Editore: Leone Editore
Pagine: 198
Prezzo: 15 €
Trama: Renato Accursio, integerrimo impiegato della Regione, dopo anni di servizio si dimette, messo a dura prova da un lavoro nel quale non si riconosce più. Acquista una casetta in un paesino sulla costa, dedicando gli anni della pensione alla ricerca di una vita tranquilla, semplice. Cesare era un brillante funzionario alla questura di Napoli, prima che un tragico incidente compromettesse la sua carriera e il suo matrimonio. La loro amicizia nasce da uno scontro, ma ben presto diventano inseparabili e ora che Cesare è impegnato su un omicidio dai risvolti oscuri, Renato diventa un prezioso collaboratore, oltre che una brillante testa pensante in più sul caso. Ma chi ha ucciso il broker misterioso che viveva ritirato in collina e andava per mare a caccia di reperti archeologici? Ed è collegata la sua morte con la banda criminale che dalla Tunisia all'Olanda traffica in diamanti grezzi? Cesare e Renato, nell'atmosfera sonnolenta di fine estate, si buttano a capofitto sul caso, senza mai disdegnare un buon pranzo a base di pesce e una bevuta di bianco locale, ma la risoluzione del puzzle sembra sfuggire, perché le cose che abbiamo sotto gli occhi sono sempre le più difficili da vedere.
RECENSIONE Il titolo del libro è lo stesso di un western del 1967, ma i due protagonisti principali sono lontani mille miglia dal prototipo del cowboy: Renato è un uomo di mezza età, non ne conosciamo le caratteristiche fisiche, MA sappiamo che si è ritirato dal lavoro e conduce una vita pseudo tranquilla (anche se ha rischiato l’esaurimento nervoso sul lavoro). Ha una compagna ma ognuno a casa sua: Rita, proprietaria del locale Lo Chalet, donna prorompente ma verace e materna nei suoi confronti. Cesare Di Nardo, il suo amico commissario che gli “spolvera” le provviste del frigo ogni volta che mette piede in casa sua: un “vichingo napoletano”, sembrerebbe dalla descrizione che ne fa l’autore.
Non sono eroi: uno non ha retto appunto la tensione del lavoro in quanto onesto e sfruttato, l’altro per uno scontro a fuoco dove aveva ucciso un ragazzo ha visto fallire il suo matrimonio e la sua carriera. Eppure questi due “antieroi”, ingaggiando quelle che chiamano partite di tennis, tra bicchieri, pipa (Renato), mezzo sigaro (Cesare), diventano una coppia investigativa di tutto rispetto. Renato rimugina sui particolari e di intuizione in intuizione aiuta l’amico che, puntualmente, gli piomba in casa a tutte le ore, sempre affamatissimo, da gigante quale è, e approfitta – ma affettuosamente – delle capacità culinarie di Renato, quando non si divora qualsiasi altra cosa trovi in casa di lui, sbriciolando dappertutto.
Più che la storia di un delitto, il libro di Rosario Cuomo è la storia di una profonda amicizia, di quelle dove al novantanove per cento delle volte ci si scontrerebbe per diversità di carattere, per invadenza (seppur bonaria) nella vita dell’altro (e mi riferisco a Cesare); e nonostante tutto, non suoni banale “l’unione fa la forza”. Diciamo che i due rappresentano la teorizzazione letteraria dell’amico (in più) protagonista di una canzone di Cocciante: quello che ti sveglia in piena notte e lo picchieresti ma poi, per difenderti in altre occasioni, le botte se le prenderebbe lui al posto tuo. Il tutto condito da qualche accenno di dialetto napoletano, da un rimando esplicito al commissario Montalbano, già latente nella trama del libro attraverso i sughetti di pesce preparati da Renato, innaffiati dai suoi bianchi ghiacciati.
Intertestualità narrativa e geografica, non perché ci si trovi in Sicilia (siamo nel napoletano), bensì perché il languore di paesaggi che solo in alcune zone della nostra terra si possono trovare fa’ sì che tutto appaia quasi statico, come in una cartolina. Ma solo all’esterno: le pause rituali dei pasti e dei momenti dedicati all’amicizia ed all’amore non sono inficiate dai delitti e dalle storture, eppure, a dispetto dell’apparente lentezza o immobilità, gli ingranaggi mentali di due uomini “qualunque” viaggiano a ritmi inversamente proporzionali a quella lentezza. Rosario Cuomo ha il merito di guardare a modelli preesistenti (che cita apertamente) senza scadere nella banalità e nella ripetizione. Una bella storia di amicizia, così, ripeto, l’ho letta, condita da un giallo di tutto rispetto.
L’AUTORE Rosario Cuomo è nato a Napoli nel 1956, dove tuttora vive e lavora come insegnante di Arte e Immagine in una scuola media. Ha in comune con i protagonisti del romanzo la passione per la buona tavola, specie se in buona compagnia.