Pubblicato da Ossimoro Oggi recensisco un romanzo che ha per protagonista un personaggio storico tra i miei preferiti, non solo del Medioevo, ma di tutte le epoche: Hildegard von Bingen (1098-1179), una donna la cui eclettica multiformità è un unicum nella storia (oltre ad essere badessa del suo convento, fu scrittrice, compositrice, musicista, guaritrice, esorcista, linguista, consigliera politica – tra i tanti, consigliò Federico Barbarossa –, drammaturga e soprattutto mistica e profetessa). Una personalità incredibile, la cui figura controversa è sempre stata fonte di discussione, fuori e dentro la chiesa cattolica: la sua stessa santità non è stata completamente pacifica fino a quando, appena poche settimane fa, nel maggio 2012, Papa Benedetto XVI non l’ha personalmente iscritta nel catalogo dei Santi; il prossimo ottobre le sarà conferito il titolo di Dottore della Chiesa. È la patrona dei filologi, il che me la rende ulteriormente più cara. Anne Lise Marstrand-Jørgensen le ha dedicato una serie di due libri, di cui questo è il secondo volume (séguito di La guaritrice, uscito l’anno scorso, sempre per Sonzogno): in danese, questi due romanzi si intitolano semplicemente Hildegard e Hildegard II
RECENSIONE È sempre difficile dare un giudizio su un romanzo storico che racconta le vicende di un personaggio che ti sta particolarmente a cuore e ancora più difficile (credo) sia per l’autore fornire giustizia a una figura che, per stillare fascino da tutti i pori, non necessita di “romanzizzazione”.Io non ho letto il volume precedente, quindi mi sono accostata a questo lungo secondo volume senza sapere quali sarebbero stati lo stile e i registri impiegati per parlare di Ildegarda. La storia raccontata in questo secondo libro prende il via dal momento in cui la nostra protagonista ha appena raggiunto una posizione di rilievo all’interno del monastero di Disibodenberg (dove ha studiato ed è cresciuta) grazie all’intercessione del Papa, che ha contribuito a legittimare la veridicità dello speciale rapporto che la lega a Dio. Ildegarda, infatti, dalla tenera infanzia è benedetta da visioni di natura divina, che le indicano il cammino da percorrere e le svelano alcune particolarità del futuro; contestualmente, la sua salute è sempre cagionevolissima, perché la possessione divina la fiacca nello spirito e nel corpo. Come reagire quando la voce di Dio, con tanta urgenza, le intima di lasciare al più presto il convento dove vive negli agi, attorniata da discepoli adoranti e pellegrini, per fondarne uno nuovo, sulla scoscesa rocca di Bingen, sul corso del Reno? Da principio Ildegarda, con umana reticenza, si rifiuta di appoggiare tale divina ingiunzione, rifugiandosi nella comprensione dell’allieva prediletta Richardis e del maestro e scriba Volmar. Tuttavia il suo destino sarà inevitabilmente quello di assumere su di sé il grande compito cui Dio l’ha votata e, con coraggio e dedizione, finirà per accettare la sfida, edificando, tra stenti e difficoltà di ogni tipo, il nuovo monastero.
Da studiosa del Medioevo quale sono, posso dire di avere molto apprezzato le lunghe pagine di descrizione della vita di tutti i giorni in questo periodo così affascinante: in questo romanzo sono minuziosamente descritte le tecniche di allevamento delle “capre da pergamena” (quelle le cui pelli venivano lavorate in modo da diventare le preziose pagine dei manoscritti), come la coltivazione del lino, i sistemi per mantenere separata la biancheria delle monache da quella dei monaci e quant’altro concerne la quotidianità del monastero. Il tutto descritto con uno stile davvero particolare, tipico degli scrittori nordici, che prediligono una prosa moderna e a tratti sperimentale, anche per raccontare il passato (penso soprattutto al bravissimo Per Olov Enquist).
Detto questo, trattandosi pur sempre di un romanzo, alcune parti potrebbero risultare un po’ ostiche ai non addetti ai lavori, perché questo continuo approfondimento è sì utile all’intento didascalico di raccontare il monachesimo medievale, ma finisce inevitabilmente per rallentarne il ritmo.
Un consiglio di lettura impegnato e impegnativo per tutti gli appassionati del periodo, per i patiti dei saggi sul Medioevo, sul monachesimo e sulla storia di genere. E per chi volesse ulteriormente approfondire l’argomento, magari con una pubblicazione italiana, consiglio Claudia Salvatori, Ildegarda. Badessa, visionaria, esorcista, Milano, Mondadori, 2004, un ottimo romanzo storico che condensa in un solo volume, assai più snello, tutta la storia di Ildegarda, focalizzando l’attenzione sul personaggio, sui suoi sommovimenti interiori e sulle sue attività politico-religiose. L’AUTRICE
Anne Lise Marstrand-Jørgensen , nata nel 1971, ha pubblicato quattro romanzi e quattro raccolte di poesie. La sognatrice, che in Danimarca è il romanzo più letto e premiato degli ultimi anni, completa e conclude la biografia romanzata di Ildegarda di Bingen. Sia La guaritrice (Sonzogno, 2011) che La sognatrice hanno vinto il Weekendavisen, il prestigioso premio letterario scandinavo e, per due anni consecutivi, il titolo di romanzo danese dell'anno.