Pagine: 450 Il mio voto:
Geralt di Rivia è uno strigo, un assassino di mostri. Ed è il migliore: solo lui può affrontare un basilisco, sopravvivere a un incontro con una sirena, sgominare un’orda di goblin o portare un messaggio alla regina delle driadi, fiere guerriere dei boschi che uccidono chiunque si avventuri nel loro territorio. Geralt però non è un mercenario senza scrupoli, disposto a compiere qualsiasi atrocità dietro adeguato compenso: al pari dei cavalieri, ha un codice da rispettare. Ecco perché re Niedamir è sorpreso di vederlo tra i cacciatori da lui radunati per eliminare un drago grigio, un essere intoccabile per gli strighi. E, in effetti, Geralt è lì per un motivo ben diverso: ha infatti scoperto che il re ha convocato pure la maga Yennefer, l’unica donna che lui abbia mai amato. Lo strigo sarà dunque obbligato a fare una dolorosa scelta: difendere il drago e perdere Yennefer per sempre, o infrangere il codice degli strighi pur di riconquistare il suo cuore…
La mia recensione
Quanti di voi abbiano già letto "Il Guardiano degli Innocenti" o giocato al videogioco "The Witcher", tratto direttamente dall'opera di Andrzej Sapkowsky, conoscono bene Geralt di Rivia, e sapranno altrettanto bene che nel mondo da cui egli proviene non ha bisogno di presentazioni: il suo nome e le sue imprese risuonano nelle ballate e nelle leggende di molti reami.Geralt è uno Strigo, un assassino addestrato fin da piccolo al combattimento, alla magia e all'alchimia, sopravvissuto al terribile Rituale delle Erbe, un rito di passaggio a cui ogni bambino affidato al clan degli Strighi deve sottoporsi, e grazie al quale ha acquisito le eccezionali doti fisiche indispensabili per chi, come ogni Strigo, dedica la propria vita alla caccia e all'uccisione dei terribili mostri che infestano ogni continente.Eppure, nonostante quasi nove bambini su dieci non riescano a sopravvivere al Rituale delle Erbe, pochi oserebbero definirla "fortuna", perché ogni strigo paga a caro prezzo le proprie abilità. Geralt ora è un mutante, e seppure le sue doti di uccisore di mostri siano richieste da molti sovrani e tutori dell'ordine, al di fuori delle sue mansioni di sicario viene considerato poco più che un reietto, un vagabondo pericoloso e sgradito, portatore di guai e accompagnato spesso da un alone di superstizione e razzismo che lo costringe a vivere la sua vita come un ramingo, in giro per i reami alla continua ricerca di incarichi che gli permettano di sopravvivere.
Ma il mondo di Geralt attraversa dei tempi turbolenti, in cui il dominio degli uomini e le loro tentacolari città si espandono sempre di più. I mostri che Geralt era abituato a combattere nei fitti boschi e nelle grotte sono quasi estinti, soppiantati da nuove creature in grado di proliferare negli ambienti colonizzati dagli uomini, infestando discariche e fogne. Le antiche razze intelligenti che ancora occupano i territori selvaggi e rifiutano di scendere a compromessi con gli umani, reagiscono alla minaccia della loro espansione con ostilità e violenza, bruciando tutti i ponti e chiudendosi nell'isolamento. Geralt non può fare a meno di convivere con gli umani, ma il suo codice etico gli impedisce di nuocere a creature intelligenti, seppur pericolose, come le driadi o i draghi. Questa condizione lo rende uno dei rari punti di contatto tra due mondi sempre più distanti e avversi, ma il ruolo di tramite non è facile, soprattutto per chi come Geralt sa che le due fazioni sono destinate a combattere fino alla morte, e nemmeno lui può opporsi al destino.
Così come "Il Guardiano degli Innocenti", anche questo capitolo della saga non è raccontato in forma lineare, ma è un insieme di racconti che narrano le avventure di Geralt, le quali sebbene distanti nel tempo e nello spazio, saranno tenute insieme da un filo conduttore che ma che sarà facile seguire grazie all'abilità di Sapkowsky e all'aiuto di alcuni temi e personaggi ricorrenti, come Ranuncolo, l'estroso bardo rubacuori che accompagnerà Geralt in molte peripezie con la lealtà di un vero amico. Le imprese di Geralt saranno molte e di varia natura: tutte vedranno lo Strigo alle prese con pericoli insidiosi e creature fantastiche e misteriose, così come in ognuna lo Strigo si ritroverà alle prese con dei dilemmi morali che toccano dei temi molto attuali: la discriminazione, le prevaricazioni, l'amore e l'ineluttabilità del destino.
Dopo aver letto "La Spada del Destino", appare chiaro il perché del successo internazionale delle opere di Sapkowsky. I punti forti del libro sono tanti, uno su tutti sicuramente la magnifica costruzione del personaggio di Geralt, che si distacca dalla figura del tradizionale eroe fantasy senza macchia e senza paura, e grazie alla giusta dose di cinismo, incertezze e difetti, si presenta come un portagonista eroico in modo molto più "umano" e realistico. Anche il mondo creato dall'autore segue questa linea, tenendosi ben lontano dalle tipiche contrapposizioni tra bene e male. Nel mondo di Geralt esistono solo sfumature di grigio. Nessuno è del tutto innocente, i giusti sono costretti a scendere a compromessi e persino il più malvagio antagonista a volte agisce seguendo dei propositi degni di rispetto. La grande abilità di Sapkowsky risiede nella grande capacità di catturare e intrattenere il lettore con storie emozionanti riuscendo insieme a divertirlo ma anche a suscitare delle domande di grande attualità, arricchendolo con qualcosa di più di un bel libro da esporre su uno scaffale.
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