Recensione, LA VERITA' SUL CASO HARRY QUEBERT di Joël Dicker

Creato il 16 ottobre 2015 da Leggiamo
Ho rimandato questa recensione fino all'inverosimile, ma è arrivato il momento di dirvi come la penso sull'osannato romanzo di Joël Dicker, anche se ormai l'ho spifferato ai quattro venti e per molti non sarà più una sorpresa ;)
Ovviamente è la mia modestissima opinione, quindi se avete amato il libro non prendetevela, anzi scrivetemelo pure, mi fa sempre piacere confrontarmi con chi la pensa diversamente da me!
Buona lettura!
La Verità Sul Caso Harry Quebert di Joël Dicker 
| Bompiani , 2013 | pag.779 | € 19,50 |

Estate 1975. Nola Kellergan, una ragazzina di 15 anni, scompare misteriosamente nella tranquilla cittadina di Aurora, New Hampshire. Le ricerche della polizia non danno alcun esito. Primavera 2008, New York. Marcus Goldman, giovane scrittore di successo, sta vivendo uno dei rischi del suo mestiere: è bloccato, non riesce a scrivere una sola riga del romanzo che da lì a poco dovrebbe consegnare al suo editore. Ma qualcosa di imprevisto accade nella sua vita: il suo amico e professore universitario Harry Quebert, uno degli scrittori più stimati d'America, viene accusato di avere ucciso la giovane Nola Kellergan. Il cadavere della ragazza viene infatti ritrovato nel giardino della villa dello scrittore, a Goose Cove, poco fuori Aurora, sulle rive dell'oceano. Convinto dell'innocenza di Harry Quebert, Marcus Goldman abbandona tutto e va nel New Hampshire per condurre la sua personale inchiesta. Marcus, dopo oltre trent'anni deve dare risposta a una domanda: chi ha ucciso Nola Kellergan? E, naturalmente, deve scrivere un romanzo di grande successo.

Voto:(tutte le parti in cui è presente Nora o la mamma di Marcus)
(tutte le parti in cui ci sono solo Harry e Marcus)
(tutto il resto)
Non mi meraviglio che la Francia abbia riempito Joël Dicker di premi, loro sono fatti così. Tentano di trasformare tutto quello che toccano in oro e ci riescono praticamente sempre, anche quando tra le mani si ritrovano tanto fumo e poco arrosto.
Ogni volta che vado in vacanza in questo Paese stupendo mi rendo conto di quanto ci sappiano fare. Sono dei ruffiani con un ego smisurato e che dire? Fanno bene. C'è un attentato a Parigi? Nel loro telegiornale la notizia dura 5 minuti, gli altri 25 sono dedicati alla tavola, al mare, alla montagna e a dirci quanto si stia bene in Francia. Il nostro turismo cala, il loro aumenta.
Sono bravi cavolo, non condivido tantissime cose del loro sistema, ma sanno come valorizzarsi.
Di solito non mi faccio infinocchiare dalle campagne mediatiche, ma questa volta sono stata subito attratta dalla storia e complice la super spesa con Marito, il libro è finito nel carrello. Non l'ho letto subito, per me l'importante era averlo, sapere di potermi svegliare un giorno con la voglia di leggerlo e averlo lì, a portata di mano.
Alla fine l'ho infilato nella valigia delle mie vacanze estive. Mi aspettava un viaggio bellissimo, e cosa c'era di meglio di un thriller che per sentito dire si divorava in poche ore nonostante la mole? Niente.
Posso solo dire che è vero. Il romanzo scorre velocissimo, ma se a tratti è coinvolgente in altri è fastidioso e quasi imbarazzante. Mi sono chiesta più volte come l'autore abbia potuto dar vita a pensieri tanto profondi e poche righe dopo a dialoghi tanto insulsi. Roba degna del bipolarismo più cronico, giuro.
Eppure, lo ripeto, si arriva all'ultima pagina in tempi record...
Ho chiuso il libro con un sorriso. E' ironico come finzione e realtà siano un po' a stessa cosa e non capisco se l'autore pecchi d'ingenuità o se si sia divertito a prendersi gioco di noi lettori. Fatto sta che racconta le dinamiche dell'editoria e di come i successi si possano studiare a tavolino e non ho potuto fare a meno di vederci la sua di storia. Non quella di Harry o di Marcus, ma proprio quella di Joël . Poi non nego che il romanzo abbia dei grandi punti di forza, ma pecca anche stilisticamente, perdendosi in un mare di ripetizioni melense e nauseanti, per non parlare delle forzature che in un giallo non dovrebbero esistere.
La trama credo sia nota ormai a tutti. Marcus, uno scrittore che sta attraversando il classico periodo di "blocco" inizia a indagare sul passato del suo mentore e amico Harry Quebert, accusato di aver ucciso la giovane Nola con cui avrebbe avuto una relazione più di trent'anni prima.
Indagini che avanzato in modo quasi ridicolo, ma come viene spesso sottolineato quello che conta in un libro non è sempre lo stile, ma la morbosità della storia.
Marcus dovrebbe approfittare della situazione per scrivere una biografia su Harry, che lo faccia bene o male non ha importanza, tanto venderà in ogni caso, perché la gente ama spiare dal buco della serratura la vita degli altri, vuole aprire i loro armadi e trovarci dentro quanti più scheletri possibili. Ed è il motivo per cui il romanzo di Dicker si legge in fretta. Per curiosità.
Ma dopo?
Dopo non resta nulla, guardandosi a ritroso si pensa solo a quanto le indagini di Marcus procedano grazie a espedienti poco credibili: poliziotti che spifferano informazioni confidenziali come se fossero pettegolezzi da quattro soldi, avvocati che aggirano la legge in modo inusuale, paesani spesso troppo caricaturali, ma con la battuta giusta al momento giusto.
Purtroppo tutto andava ridimensionato, perché ogni dettaglio è così esasperato che spesso si sfocia nella parodia. Dicker mi è sembrato addirittura classista. I paesani sono così ignoranti e pieni di cliché da sembrare delle macchiette degne di una qualche vignetta umoristica, mentre Harry o Marcus, colti e intelligenti, si riempono la bocca di belle parole, ma i toni alla lunga diventano pomposi e saccenti in modo quasi fastidioso.
Dopo ottocento pagine resta il bluff. O forse questo romanzo non voleva essere un thriller, ma una specie di autobiografia, forse il senso del libro sta altrove e allora sì, Dicker in questo caso si meriterebbe un applauso, perché la sua partita a pocket l'ha vinta e molti non si sono accorti dell'inganno.
"Sai cos'è un editore? È uno scrittore mancato il cui padre aveva abbastanza soldi da consentirgli di appropriarsi del talento altrui."
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/vita/frase-201048?f=w:5688>
Acquista su Amazon


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :