Recensione: La vita in ogni respiro di Blanca Busquets

Creato il 19 settembre 2014 da Alessia84



"A volte la musica è quel filo invisibile in grado di unire i cuori di tutti. L’unica lingua con cui si può spezzare il silenzio."



Editore PiemmeFormato RilegatoPubblicato 02/09/2014 Pagine 238Lingua Italiano ISBN-13 9788856631449 Traduttore G. Tavani           Barcellona, anni '60. Teresa è solo una bambina quando trova, abbandonato in un cassonetto, un violino. Non è un violino come tutti gli altri, è magico: perché sembra quasi luccicare al sole, e tutte le cose che luccicano, lei lo sa con certezza, sono cose magiche. Quello che Teresa non sa è che, da quel momento, il suo destino cambierà. Perché il violino le spalancherà le porte di un'altra magia: la musica. Berlino, oggi. Sono passati dieci anni dalla morte di Karl T, grandissimo direttore d'orchestra: per l'occasione tre grandi musiciste si esibiranno per ricordarlo. Sono le tre donne che Karl ha amato di più in tutta la sua vita: Maria, Anna e Teresa. Tre donne che hanno intessuto negli anni rapporti diversi e intensissimi con Karl, ai tempi in cui la sua casa di Barcellona era aperta a tutti e, sempre, inondata di musica, a scandire i loro giorni e i loro respiri. Tre donne unite dall'amore per lui, e da un oggetto molto prezioso, passato di mano in mano e di vita in vita, attraversando e incrociando i destini di ciascuna. Quel violino, che stasera, la sera della celebrazione, dopo molti anni ricomparirà, a chiudere magicamente, sulle note di Bach, il cerchio dei ricordi e delle storie passate.Blanca Busquets è nata a Barcellona nel 1961, Blanca Busquets è tra le maggiori autrici catalane contemporanee. Ha ricevuto nel 2011 il prestigioso premio Llibreter per l’acclamato romanzo L’ultima neve di primavera (Piemme, 2013). Appassionata di musica classica, ha lavorato a lungo per la radio e per il teatro.
La vita in ogni respiro è un romanzo che parla al cuore e sussurra dolcemente il senso perduto delle cose preziose. In questo libro il destino intreccia le anime, come per magia. Un violino è la causa di questo curioso intreccio. Anna e Teresa sono de donne diverse, lontane, eppure più vicine di quanto si possa immaginare. Anna lavora come domestica nella casa di un musicista ed è in quella casa, che prende contatto con il violino. Oggetto questo, che pura distrazione, getta via. Sarà Teresa a trovarlo, in una discarica. Lei e sua madre raccattano rimasugli dalla discarica, per poi rivenderli e pagare l’affitto della loro minuscola casa. Teresa diventerà una violinista perché si innamora di quel violino e per esso impara a suonare. Ecco, qui il caso non esiste. Come se il destino pilotasse le esistenze altrui, e forse è davvero così. Lo stile è scorrevole e non ho trovato particolari intoppi. La pecca che attribuirei al testo, sono i dialoghi. Non ho molto apprezzato l’organizzazione. Vi faccio un esempio: “Sissignore, dicevo ancora io, e continuavo a fare le scale.” “Karl mi chi chiamò in sala, e mi disse, suoni una di quelle canzoni…” Due piccoli esempi presi casualmente, per mostrarvi la struttura dei dialoghi, che mi ha lasciato alquanto perplessa. Niente “:”, niente “« »”. Se non in sporadici periodi. Non so sia questa sia stata una scelta. Probabilmente sì, perché tutta la storia si snoda come un racconto personale delle due donne. Ogni capitolo è narrato direttamente da Teresa o Anna. Non ci sono voci esterne. A ogni modo, ho apprezzato i sentimenti di questo libro e la capacità di lasciare sul palato, un gusto dolce.1/2

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