Genere: Drammatico
Regia: Renato De Maria.
Cast: Isabella Ferrari, Clement Metayer, Roberto De Francesco, Eva Riccobono
Durata: 85 min.
Andrea, giovane adolescente interpretato da Clement Metayer, ha due passioni: la poesia, che lo accompagna in ogni giornata, e l’amore che prova per sua madre, donna hippy che con la sua freschezza e la sua allegria rappresenta per lui il faro della sua esistenza. Non appena il ragazzo scopre che la donna soffre di una malattia che la porterà alla morte, piano piano le certezze del giovane iniziano a sfumare, rendendole vaghe e impercettibili. In giro di pochi mesi perde anche il padre, deceduto per via di un ictus; infine, con la morte della madre, Andrea inizierà un viaggio di sregolatezza e di eccessi che, a causa dell’uso di psicofarmaci e di droghe pesanti, lo condurrà molto vicino alla morte.
Il film, diretto dal regista Renato De Maria, è tratto dall’omonimo romanzo di Aldo Nove. Uno dei problemi che si riscontrano facilmente nella produzione di lungometraggi tratti dai romanzi sta nella trasposizione delle parole in immagini e sensazioni visive. Il lavoro del regista conta della collaborazione di Daniele Ciprì, un direttore della fotografia che, come sempre, riesce a dare un significato ben preciso all’immagine. Qui è palese la contrapposizione tra le sequenze nelle quali il ragazzo immagina la presenza di sua madre accanto a sé e quelle nelle quali riportano il ragazzo nella realtà. Il colore vivace, intenso della scenografia e del personaggio interpretato da Isabella Ferrari è contrapposto a una rappresentazione oscura, tetra, simbolo di solitudine, della perdizione che Andrea stava provando in quel momento nello svolgere quelle determinate azioni basate sull’eccesso. La colonna sonora è un altro elemento sicuramente positivo della pellicola, dal momento che con il suono elettronico e in certi casi psichedelico le sequenze venivano raffigurate molto più inquietanti e delicate. Se dal punto di vista tecnico La vita oscena aveva un enorme potenziale, la gestione della storia ha sminuito completamente la riuscita del film. L’utilizzo del narratore esterno per raccontare le vicende di Andrea avrebbe avuto senso se il dialogo fosse stato molto più intenso e ricco di emozioni. In questo modo la scelta avrebbe restituito al film un significato profondo, garantendo anche una maggiore comprensione sulle vicende che coinvolgono il protagonista. In questa pellicola manca l’emotività del protagonista a mostrare le proprie paure e le proprie debolezze, percepibili solamente grazie al suono e all’immagine, e in alcuni casi i dialoghi e alcune scene presenti nel lungometraggio sono vuoti e privi di un senso logico. Nel complesso, un film riuscito a metà.
Voto: 2,5 su 5
Trailer: