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Recensione: La vita sessuale dei nostri antenati di Bianca Pitzorno

Creato il 25 luglio 2015 da Coilibriinparadiso @daliciampa

La vita sessuale dei nostri antenati

  • Titolo: La vita sessuale dei nostri antenati

  • Autore: Bianca Pitzorno

  • Casa Editrice: Mondadori
  • Data pubblicazione: 1 Giugno 2015
  • Pagine: 458
  • Genere: Narrativa italiana
  • Trama: “Cara Lauretta, cara cugina come me orfana e come me allevata dalla inflessibile nonna nel culto della nostra nobilissima stirpe, perdonerai mai all’autrice di avere scritto questo libro sui nostri antenati? Di averne rivelato i segreti e i peccati più insospettabili a partire dal lontano Cinquecento, quando una firma del Viceré su una pergamena rese blu il nostro sangue che prima era rosso come quello di tutti gli altri abitanti di Ordalè e di Donora? Adesso che abbiamo quasi quarant’anni, che abbiamo vissuto la liberazione sessuale e le sfrenatezze del Sessantotto, che abbiamo messo la testa a partito, non ci dovrebbe risultare così difficile accettare che anche i nostri antenati, e specie le antenate, abbiano avuto le loro storie di letto, e non sempre esemplari. Lo so che per chiunque è difficile pensare che i propri genitori hanno avuto una vita sessuale, e che se così non fosse noi non saremmo qui… E i nostri nonni, come immaginarli a rotolarsi peccaminosamente tra le lenzuola? Ma con i bisnonni non dovrebbe essere così impossibile, specie se sappiamo che hanno messo al mondo quindici figli. Per non parlare dei trisnonni e dei quadrisnonni. Senza l’attività sessuale dei nostri antenati il genere umano si sarebbe estinto. Eppure tu, Lauretta, quando accenno a questo argomento ti turi le orecchie e strilli: “Bisogna essere proprio dei maniaci sessuali per pensare a certe cose”

Opinione personale:

Nonostante abbia terminato questo libro da qualche giorno, ho ancora l’amaro in bocca: sin da quando ho voltato l’ultima pagina mi sono chiesta cosa pensare. Vi faccio un quadro generale e poi vi spiego subito qual è il problema, perché purtroppo è ciò che mi è rimasto, ciò che mi salterà subito alla mente pensando a questo libro.
Ada appartiene ad una famiglia dai rigidi valori borghesi, a volte anche fuori dal tempo, assurdi e da cui ha sempre cercato di allontanarsi, sia fisicamente che moralmente. Proprio di questa chiusura mentale, o meglio del rifiuto di ammetterlo, si ricopre

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anche Lauretta, che crede di essere nata per partenogenesi (ovviamente un’esagerazione ironica). Sembra quasi un’opera di Goldoni nel periodo più tardo: un’aperta critica alla mentalità borghese, di fare la bella faccia, composta, moralmente rigida e di nascondere segreti, intrighi e stili di vita particolarmente immorali. Ada, grazie a documenti, diari, quadri scoprirà numerosi scheletri nell’armadio dei suoi parenti, mentre altri, più recenti li riporterà alla luce lei: nonna (donna) Ada e la sua misteriosa personalità, lo zio Tancredi e la sua governante Armellina, le antenate Jimena e Clara Eugenia. Ma anche l’insospettabile Giuliano, il ragazzo della protagonista, ha qualcosa da nascondere.

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Altri misteri invece non saranno mai svelati. Ma senza nessuna grazia o espediente narrativo.
La vita sessuale dei nostri antenati non ha un finale: viene troncato così, all’improvviso. Non c’è intenzione di scrivere un seguito, non c’è alone di mistero. A quel punto ho cercato in rete un altro parere, magari mi ero persa qualcosa, e invece la Pitzorno in un’intervista dice di aver lasciato abbastanza indizi durante tutto il libro, tanti da togliere ogni dubbio, ha dichiarato che non c’era il bisogno di specificare, e che solo un lettore poco attento non avrebbe potuto capire. Vi assicuro che non è così: ho prestato molta attenzione, ho fatto le mie congetture, l’autrice è riuscita a farmi venire mille dubbi, come è giusto che sia, e poi mi ha lasciata lì, senza dire la verità. Come se si fosse dimenticata delle tante questioni lasciate aperte. Ma davvero tante. E poi, anche se fosse? Anche se il lettore non fosse stato attento? Quando leggo un giallo, quasi mai capisco chi è il colpevole, eppure sono stata attenta, eppure gli indizi ci sono. Ma la rivelazione finale anche.

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E la parte più strana è che i finali della Pitzorno, anche nei libri per bambini, sono sempre sensazionali: mille intrecci, personaggi particolari, salti temporali. E poi una conclusione inaspettata. Per questo quando mancavano poche pagine, mi chiedevo ancora se fossero bastate per rivelare tutto. No, non sono bastate. E anzi, se vogliamo essere ancora più precisi, ha scelto una situazione quantomeno improbabile e banale per concludere.
Come giudicare quindi questo libro? Più di quattrocento pagine magnetiche, con personaggi fortemente caratterizzati, con una storia propria alle spalle, delle donne e ragazze indipendenti e rivoluzionarie. E poi tanti richiami ai suoi libri per bambini: orfane, zii buoni, nonne severe. Non mancano i riferimenti alla letteratura classica, con tanto di bibliografia nelle ultime pagine, e una forte componente culturale in generale, che spazia dalla musica all’arte.

Mia cugina Lauretta mi chiede di precisare che lei non esiste, ma che è frutto come gli altri personaggi della mia fantasia.

Bisogna anche tener conto di una maestria narrativa quasi senza eguali, perfetta in ogni campo. Ma d’altronde non mi permetterei mai di giudicare questo aspetto.
Una critica sociale non indifferente, di quelle che lei sa fare molto bene, questa volta anche accompagnata da un viaggio tra epoche storiche, tra valori che non si evolvono, pregiudizi e avidità contrapposti ad amori e amicizie pure. La pecca del finale per me è imperdonabile comunque, anzi anche di più: perché magari se il libro non mi fosse piaciuto, non avrebbe fatto tanta differenza; o magari se non avessi amato l’autrice da anni, non sarei rimasta così delusa.
Ve lo consiglio? Credo che dobbiate mettere sulla bilancia i vari aspetti, prestare più attenzione di quanto avreste fatto normalmente e non affezionarvi troppo. Credo che se da piccoli avete letto Bianca Pitzorno, come me, la tentazione di leggerlo sarà incontenibile. Io, a posteriori, dico che lo avrei letto comunque, e che alla fine avrei di nuovo fissato il vuoto, scuotendo la testa. 
Piuttosto se lo avete già letto, battete un colpo.

Le mogli stavano in casa. Non avevano molto da fare perché a tutte le faccende domestiche provvedeva uno stuolo di serve che si occupava anche dei bambini. Le dame ricamavano, recitavano il rosario. Non leggevano romanzi. Raramente erano del tutto analfabete, ma la loro abilità non andava oltre le formule mille volte ripetute del messale. Uscivano solo per andare in chiesa, accompagnate dalla domestica più anziana. Scambiavano visite, sempre accompagnate, con la famiglia d’origine. Se questa abitava lontano, ci andavano in carrozza. Raramente passeggiavano all’aria aperta. Avevano sempre il ventre gonfio per una gravidanza appena iniziata o vicina al termine. Partorivano in casa. Per dare il seno al neonato c’era a disposizione una balia proveniente dalle campagne della famiglia, allattare non era un compito riservato alle nobildonne. E ogni notte venivano penetrate senza troppi preliminari dal marito, che non le aveva mai viste nude.
«Chissà se provavano piacere?» si chiedeva la diciottenne Lauretta.
«Chissà?» le faceva eco la sedicenne Ada.
Un giorno si era fatta coraggio e in tono di sfida aveva ripetuto la domanda alla nonna.
«Il piacere del dovere» era stata la secca risposta. E poi: «Mi vergogno di te. Sei proprio una ragazza viziosa se pensi a certe cose».

Il mio voto:

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L’autrice:
Bianca Pitzorno: laurea in lettere classiche, master in scienza delle comunicazioni, ha lavorato come archeologa, come produttrice di programmi culturali e per ragazzi alla Rai e alla Televisione Svizzera, ha scritto sceneggiature televisive e cinematografiche e testi per canzoni. Dal 1970 a oggi ha pubblicato più di quaranta tra saggi, biografie e romanzi, questi in prevalenza destinati ai bambini e ai ragazzi, che la amano molto e continuano a leggerla anche una volta cresciuti. Tra le sue ultime opere Le bambine dell’Avana non hanno paura di niente (Il Saggiatore, 2006), Giuni Russo. Da Un’estate al mare al Carmelo (Bompiani, 2009), Vita di Eleonora d’Arborea (Mondadori, 2010). Vive e lavora tra Alghero e Milano.La vita sessuale dei nostri antenati è il suo primo libro per adulti.


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