Recensione: Ladri di sogni, di Maggie Stiefvater - Blog Tour
Creato il 14 aprile 2015 da Mik_94
Certe
cose vogliono essere trovate.
Titolo:
Ladri di sogni – Raven Boys
Autrice:
Maggie Stiefvater
Editore:
Rizzoli
Numero
di pagine: 519
Prezzo:
€ 16,00
Sinossi:
La
magica linea di prateria è stata risvegliata e la sua energia
affiora. I ragazzi corvo, un gruppo di studenti della scintillante
Aglionby Academy, sono sulle tracce del mitico re gallese Glendower,
che dovrebbe essere nascosto nelle colline intorno alla scuola. Con
loro c'è Blue, che vive in una famiglia di veggenti tutta al
femminile. A lei è stato predetto più volte che quando bacerà il
ragazzo di cui sarà davvero innamorata, questi morirà. Sulle prime
sembra che il suo cuore batta per Adam, ma forse è Gansey quello che
ama davvero... Intanto Ronan s'inoltra nei suoi sogni, da cui può
uscire di tutto. Del resto è uno che ama sfidare il pericolo. Mentre
il tormentato Adam, con un passato pesante alle spalle, s'inoltra
sempre più in se stesso, cercando una sua strada nella vita. Nel
frattempo c'è un individuo sinistro che è anche lui sulle tracce di
Glendower. Un uomo pronto a tutto.
La recensione
Ormai
non dovrei trovare più la cosa imbarazzante. Mi è capitata
abbastanza spesso da diventare consuetudine. Essere coinvolto
in un Blog Tour organizzato in grande, scegliermi la tappa più
comoda e ritrovarmi a parlare, mio malgrado, con la difficoltà di
chi dovrebbe pubblicizzare un romanzo e non sconsigliarlo, di una
storia che non mi è piaciuta. Il rischio c'è sempre, ma non pensavo
potesse esserci con una come Maggie Stiefvater. Scrittrice
poliedrica, bravissima, che mi aveva incantato con il dolce Shiver
e spettinato a dovere con lo
sfacciato e originale Raven Boys.
Due facce dell'urban fantasy, due volti dello stesso talento. Adoro
lei, ma ho un problema con le saghe. Mi faccio affascinare dai volumi
introduttivi, spesso li lodo, ma poi dimentico l'importante nel tempo
che passa – se tutto va bene, un anno; se tutto va male, una vita –
tra un capitolo e l'altro. Se solo non leggessi altro nel frattempo.
Se solo tutti i libri fossero memorabili. Raven
Boys mi
era piaciuto, aveva avuto quattro stelle piene e menzioni speciali
nel classificone di fine anno, ma avevo colto poco dell'idea di base.
Volontà dell'autrice, immaginavo, perché una che crea una famiglia
di personaggi tanto interessanti, dotati di vita propria, non poteva
non sapere dove portasse la sua stessa serie. Ho iniziato a leggere
il sequel, carico di speranze, mentre preparavo Letteratura Latina.
Non andava né avanti né dietro, non scorreva, e avevo pensato che
Maggie e Virgilio fossero inconciliabili. Momento sbagliato; colpa
mia? La mia tappa è slittata fino ad oggi, perciò senza esami e
università – nel periodo beato delle vacanze pasquali – non
avevo scusanti. La copia che ci eravamo passati noi blogger,
oltretutto, piena di post it e appunti a matita, così simpatica e
così vissuta, faceva da piacevole incentivo. L'ho iniziato da zero:
amici come prima. E più leggevo, più andavo avanti, superato il
blocco non da poco delle prime centocinquanta pagine, più capivo che
l'abbandono della prima volta non era stato un caso. Non condividevo
l'entusiasmo che sprizzavano le emoticons e le note dei colleghi che
mi avevano preceduto, mi annoiavo parecchio.. Ecco, mi sono detto:
ancora io, l'alieno fuori dal mondo. La pecora nera dei Blog Tour. Dà
dà dà dà... Perché,
non vi addolcisco la pillola, a me Ladri
di sogni
alla fine dei conti non è piaciuto. Amo le cose ben scritte, ma odio
quelle inconcludenti. Perdere tempo con persone che si inseguono la
coda, girando in tondo. La Stiefvater firma un romanzo scritto come
lei sa e vende fumo come lei e i centralinisti Vodafone sanno. Siamo
a quota mille pagine, continuo a capirci pochissimo del mondo dei
rampolli della Aglionby, mi incazzo. C'è qualquadra che non cosa.
Tipo cinquecento pagine: piene piene di parole, anche scorrevoli dopo
la legnosità dei primi capitoli, ma che introducono due soli nuovi
personaggi e la dote misteriosa del ribelle Ronan, che tra l'altro
svela anche il titolo e dunque tanto misteriosa non è. Da
comprimario a protagonista il passo è breve e lui – i muscoli, il
tatuaggio, i capelli corti: antipatico cronico che risulta adorabile
a tutti, ma a me no: Ronan, va' fiero di me, io capisco il tuo
caratteraccio – si presta agli apprezzamenti delle giovani lettrici
e alle possibili situazioni da fanfiction. Situazioni che ho
riscontrato anche qui, in momenti ironici che ho trovato grossolane
cadute di stile, autoreferenziali e compiaciute al limite del
fastidio. Il tutto sottolineato dai dettagli sugli addominali di uno
e sul profumo di un altro (“menta e grano”: eau de Pastiera, e
che è?) e dalla presenza di un antagonista tamarro che rimarca la
mia infelice impressione con battute scollacciate e ipotesi di
triangoli alla True
Blood o
alla Renato Zero.
Quelle amicizie disinteressate, invidiabili,
sincere, rovinate dall'ottica di una che “shippa” spudoratamente,
si dice così?, e dà a colpi di bromance pane per i loro denti ad
adolescenti che scriveranno in giro di cotte e flirt tra Ronan e
Gansey, Adam e Harry Styles e così via.
Eppure Ladri
di sogni piace
anche a chi certi meccanismi li detesta: non solo io, dal mio
personale punto di vista, li ho riscontrati, ma li ho trovati
aggravati da dilungaggini che stavolta non mi sono andate giù e da
rimandi alla prossima puntata che fanno girare le scatole. Mi ha
catturato poco, me lo sono trascinato e ogni peletto mi è parso una
trave. Compreso quello stile che inseguo e ricerco – con gli
avverbi frequenti, una coppia di aggettivi per tutto, i colori e gli
aromi che emergono ad hoc – un po' rococò. Le cose assolutamente
positive: le ambientazioni particolareggiate, la traduzione ben fatta
– più sicura e sciolta, le adorabili donne del 300 di Fox Lane e
lo spietato ma non troppo Mister Gray. Killer, cercatore, factotum
che mette una pietra – letteralmente – sul quasi omonimo di E.L
James e ricorda i romantici e gentili sicari on the road di un certo
Stephen King. Di Ladri
di sogni
vi hanno detto di tutto e di più e, per il resto, vi rassicurerà la
media vertiginosa su Anobii che non mi spiego. Scorro le pagine e
arrivo alla conclusione. Sui post-it volanti delle blogger prima di
me c'è l'attesa, l'entusiasmo, i conti alla rovescia per quel Blue
Lily, Lily Blue che
chissà se vorrò leggere. E io mi sento tagliato fuori, col mio fare
il bastian contrario. Come quando in quelle scampagnate colossali a
casa di amici di amici ti senti fuori posto e non riesci a trovare spazio in mezzo a capannelli di persone che chiacchierano,
ridono, spiluccano stuzzichini dandoti le spalle. E' stato così
anche con i Ragazzi Corvo, questa volta. La Aglionby ha rifiutato la
mia domanda di ammissione (ma tanto io punto a Hogwarts, sappiatelo) e loro parlavano dei fattacci loro – re
sepolti, linee di prateria, baci che uccidono – facendomi sentire
indesiderato nella loro cerchia diventata vip.
Il
mio voto: ★★½
Il mio consiglio musicale: Imagine Dragons - Demons
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