Titolo: Lady Susan Casa editrice: Newton Compton Collana: Live Pagine: 128 Prezzo: 0,99
Data pubblicazione: 7 marzo 2013 Quarta: Lady Susan è una donna energica, intelligente, senza scrupoli, che si diverte a giocare con i sentimenti degli uomini. La città di provincia, le chiacchiere dei salotti, le ferree regole dell’universo piccolo-borghese: in questa breve opera gli ingredienti per entrare nello straordinario mondo della Austen ci sono tutti. L’autrice inglese ha saputo dipingere il suo tempo con grazia ed eleganza, ma ne ha lasciato accuratamente emergere, con le stesse armi tipiche di quei salotti (arguzia, bon ton, ironia), gli aspetti più retrogradi, rivelandosi donna di spirito e femminista ante litteram.
RECENSIONE Non sono solo il carattere epistolare, la brevità o quel senso di “incompiuto” a separare questo romanzo dai sei canonici del corpus austeniano. Ma piuttosto la scelta di una protagonista che sarebbe stata la naturale antagonista di una classica eroina austeniana (una donna voluttuosa, civettuola, manipolatrice e opportunista, che vive per il piacere del lusso e dell’adulazione maschile e tratta la figlia come un ostacolo fastidioso e oltraggioso – come se ne avesse colpa! – ai propri ambiziosi progetti), e una singolare schietta sincerità nel confessare intenti – crudeli, calcolatori o vendicativi – da parte di Susan e timori allarmati per la sua doppiezza quasi impossibile da smascherare da parte degli altri. Riporto uno dei molti brani che mostrano sia l’essenza di Lady Susan – il suo disprezzo per la figlia e la falsità come scelta di relazione verso il mondo – sia la trasparenza nell’espressione dei sentimenti dei personaggi:
I suoi [di Frederica] sentimenti sono piuttosto fervidi e l’incantevole ingenuità con cui li mostra fa nascere la legittima speranza che sarà derisa e disprezzata da qualunque uomo la incontri. La sincerità non vale nulla negli affari di cuore e quella ragazza è sempre stata una sprovveduta, schietta per natura o per posa. Lettera 19. Lady Susan a Mrs JohnsonStranisce questa franchezza sfrontata, abituati al modus scribendi della Austen, che predilige lo showing – il mostrare – piuttosto che il telling – il dire – quando si tratta dei veri sentimenti e delle mire, sempre blindati dietro cauti e rigidi atteggiamenti da etichetta; quell’etichetta che l’autrice rispetta nella narrazione, ma che deride e critica con lucida consapevolezza e sferzante ironia tra le righe. In questo breve romanzo, invece, nelle lettere i personaggi esprimono, spesso senza remore, se stessi; così ci si può trovare davanti a brani agghiaccianti come questo:
Nel complesso sono soddisfatta del mio comportamento in questa faccenda: ho dosato nelle giuste quantità prudenza e tenerezza. Altre madri avrebbero insistito perché le loro figlie accettassero all’istante un partito così buono, ma io non mi sono sentita di imporre a Frederica un matrimonio contro il volere del suo cuore, e invece di adottare una misura così drastica, ho semplicemente fatto in modo di renderle la vita insopportabile, cosicché sia lei ad accettarlo di sua volontà. Ma adesso basta con questa fastidiosa ragazza. Lettera 7. Lady Susan a Mrs JohnsonLady Susan è un romanzo che si divora. Non solo per la sua brevità, ma sopratutto per un ritmo e una narrazione che non conoscono momenti di noia o ristagno. Solo il finale interrompe bruscamente questa incalzante corsa, come se l’autrice avesse deciso di concludere frettolosamente la sua prima opera per poterla abbandonare, avendone compreso i limiti – dovuti principalmente al carattere epistolare – e i rischi – dati dalla sfrontatezza del contenuto delle lettere. Eppure, persino questa chiusa in prosa che appare così affrettata, risulta stranamente appropriata, come se al destino di un’antieroina come Lady Susan e ai suoi meschini raggiri non fosse da concedere altro che qualche prosaico appunto.